Prevedere o predire

All’inizio di questa pandemia pubblicai alcuni post sulla crescita esponenziale perché immediatamente capii che, nella grave emergenza in cui eravamo, il problema non era solo sapere ma soprattutto era capire. Per questo molti miei post ebbero la presunzione di spiegare e condividere quello che mi sembrava di aver capito su questioni molto complesse che si prestavano a interpretazioni a volte contraddittorie.

Mi telefonò subito uno degli ex alunni a cui avevo spiegato quasi cinquant’anni fa la funzione esponenziale e mi chiese se avevo letto un libro fondamentale Il segnale è il rumore. Dissi di no e Antonio, così si chiama, mi invogliò a comprare il volume. Lo feci ma le 670 pagine, sfogliate in fretta, piene di grafici e di bibliografie, mi fecero desistere e lo lasciai sulla pila dei libri in attesa di considerazione. Solo in questi giorni è arrivato il suo turno ed avendo meno impegni del solito, in genere sono proprio pochi, mi sono deciso.

Il libro è stato pubblicato nel 2012 e quindi poco ha a che fare con la pandemia attuale, le prime 250 pagine sono dedicate alla questione della prevedibilità di eventi altrettanto catastrofici quali le crisi finanziarie, quelle economiche, i terremoti, le catastrofi ambientali. Lettura avvincente poiché le esemplificazioni riguardavano eventi di cui avevo diretta memoria ed esperienza ma erano catastrofi che nel tempo avevano assunto significati via via più sfumati prossimi ad essere dimenticati e rimossi come se fosse impossibile tesaurizzare le esperienze spiacevoli che collettivamente facciamo.

Parlando delle crisi finanziarie e chiedendosi come fosse stato possibile che previsioni accurate e avvertimenti ripetuti da parte degli esperti non avessero messo in guardia i risparmiatori tanto da tenerli lontani dalle crisi finanziarie rovinose che apparvero poi come eventi del tutto imprevedibili. La risposta che dà l’autore Nate Silver è molto complessa e riflette la sua esperienza di giovanissimo consigliere di Obama che gli fruttò un posto tra i 100 uomini più influenti al mondo secondo una graduatoria dell’epoca di Time.

Dalla finanza ai terremoti, alla meteorologia, alla demografia il libro esamina quei contesti e i relativi metodi scientifici utili all’uomo per formulare previsioni utili per poter scegliere e minimizzare così i danni della sorte avversa: previsioni versus profezie e predizioni, metodo scientifico e approccio tecnologico versus superstizione e magia.

A pagina 250 si arriva al capitolo Modelli esemplari, titolo da cui non si può intuire che avrebbe parlato della previsione nel campo delle epidemie virali. Solo 30 pagine dedicate alle pandemie ma che sono veramente illuminanti. Mentre leggevo ho cominciato a leggere ad alta voce per condividere con Lucilla.

Cosa mi ha colpito così fortemente? mi sono reso conto della mia ignoranza sull’argomento, pur avendo dedicato molto tempo in questi mesi a leggere articoli e testi sulle pandemia. Ciò che non sapevo, anzi ciò che avevo rimosso della mia esperienza diretta, era che l’attuale pandemia, che ricorda molto quella disastrosa della spagnola di 100 anni fa, è stata preceduta da almeno due epidemie simili che avevano allarmato il mondo perché il virus somigliava a quello della spagnola: nel 1976-77 il virus H1N1 diffuso intensamente in una base militare americana lanciò un allarme che il governo federale di Gerald Ford sovrastimò attivando una massiccia campagna vaccinale che si rivelò un fiasco politico poiché la previsione del pericolo si rivelò esagerata e misteriosamente l’epidemia si estinse come era apparsa. Anzi i vaccini imposti con campagne pubblicitarie terroristiche crearono all’amministrazione danni economici ingenti dovuti ai risarcimenti chiesti da coloro che aveva rilevato nel vaccino effetti collaterali dannosi.

Ma l’ambiente medico rimase in guardia rispetto alla probabilità che nuove mutazione dei virus potessero innescare pandemie disastrose. In particolare i modelli previsionali studiati cercavano di identificare i contesti in cui nuovi virus influenzali potevano svilupparsi: certi uccelli migratori potevano essere i vettori per la diffusione del virus e gli allevamenti intensivi di maiali e di polli potevano essere gli incubatori per lo sviluppo di varianti del virus. La trasmissione all’uomo, il salto di specie, poteva avvenire più facilmente in società consumatrici di carne di maiale e di pollo con un basso livello di igiene. Non per nulla un centro di ricerca molto importante era stato collocato a Wuhan in Cina nel baricentro di una zona che era potenzialmente pericolosa per lo sviluppo di un nuovo super virus. Attenzione! tutto ciò che ora noi sappiamo e che ci sembra evidente erano modelli scientifici condivisi e divulgati e l’autore li citava in un libro del 2012.

Nel 2009 questo modello previsionale trovò una sua realizzazione in una nuova epidemia che originava dal Messico e che si estese rapidamente in molti paesi. Fu dichiarato dall’OMS il livello 6 di pandemia a livello globale. Anche in questo caso la paura che si ripetesse la spagnola determinò previsioni pessimistiche ad esempio rispetto a una previsione di 90.000 morti negli Stati Uniti ce ne furono ‘solo’ 10.000. Ricordo vagamente che l’allarme ci fu anche in Italia, si discusse di prevenzione e di vaccini a livello di governo e di regione ma allora lavoravo e non mi allarmai più di tanto.

Anche quell’epidemia sparì ed altre emergenze presero il suo posto. L’autore cita questi due esempi per concludere così.

Non ci sono garanzie che la prossima volta le previsioni sulle influenze faranno di meglio. L’influenza così come altre malattie infettive ha diverse proprietà che la rendono davvero difficile da predire.

Se i modelli di cui dispongono gli scienziati non consentivano di predire che nel 2019 sarebbe scoppiata un nuova pandemia né di quantificarne gli effetti con precisione, tuttavia quei modelli potevano e possono allertare l’umanità per eliminare o ridurre i fattori che attivano le pandemie (dimensione degli allevamenti, igiene, alimentazione, struttura delle città) predisporre quei presidi medici indispensabili per contenere le epidemie e per ridurne gli effetti letali, organizzare la società perché sia allenata a convinta a contrastare la diffusione delle infezioni che prima o poi, non si sa quando, si diffonderanno. Pensate ad esempio quale siano stati per il nostro paese gli effetti disastrosi delle campagne anti scientifiche dei maghi e dei profeti di sventura che hanno diffuso superstizione, ignoranza, pregiudizio, pensate agli effetti delle sotterranee e insistenti predicazioni dei no-vax che cavalcando la caccia alle streghe di medievale memoria hanno estromesso dal Parlamento e poi dal paese una scienziata come Ilaria Capua.

La lettura di questo capitolo del libro mi ha fatto capire almeno due cose:

  • le diffuse resistenze contrarie alle scelte delle autorità, lo scetticismo con cui molti considerano gli allarmi provenienti dal mondo scientifico trovano una confusa giustificazione nelle numerose volte in cui si è gridato ‘al lupo al lupo’ senza che il lupo arrivasse, o meglio, senza che il lupo arrivasse a casa nostra ma andasse a sbranare il vicino di cui non ci curiamo,
  • la difficoltà che hanno i decisori a tutti i livelli a governare un processo altamente volatile ed incerto i cui effetti possono essere catastrofici su piccola e grande scala.

Insomma maggiore rispetto per i dubbiosi ma smisura considerazione e ammirazione per chi è in prima linea nelle decisioni tecnico-scientiche e politiche.

E metodologicamente caro Bolletta cosa hai appreso?

Ho capito che la previsione non è solo un problema matematico – scientifico ma anche un’arte, come recita il sottotitolo del libro. Esperienza, intuito, sensibilità, intelligenza, coraggio consentono di avere visioni a breve e a medio termine con alta probabilità di avverarsi. Nessuno può predire con certezza cosa succederà tra due anni, potremmo solo fare previsioni con un certo livello di probabilità, è ciò che debbono però fare gli investitori quando decidono di costruire un nuovo allevamento di maiali. Se invece vogliamo fare previsioni a breve, potremmo oggi dire, ad esempio, che una quarta ondata ci sarà sicuramente. Quando, con quale intensità, con quali effetti? Dipende da eventi che non conosciamo, ad esempio se gli assembramenti dei ribelli si estenderanno a tutto il paese, se la vacanza festaiola sarà senza limiti. Quanti morti nessuno lo sa, per il momento quasi nessuno… ma tra 15 giorni? E se i 3.000.000 di anziani non vaccinati si infettassero anche in parte quanti decessi produrrebbero? Difficile dire, ma certamente qualche migliaio, forse 10.000.

Gli imbecilli che sciamano nelle piazze in difesa delle libertà dal Green Pass quando cercano di giustificare le loro paure proiettano verso un futuro lontano gli effetti delle scelte attuali sapendo di non poter essere contraddetti poiché sul futuro lontano si può dire di tutto. Ma questi esagitati trascurano di considerare gli effetti immediati delle loro scelte che si possono prevedere con quasi certezza. Ancora contagi, ancora ospedalizzazione, ancora morti, ancora chiusure, ancora debiti, ancora depressione economica, ancora morte. Il tutto perché non deve essere violata la privacy, l’integrità del proprio corpo, il diritto all’aperitivo e all’apericena.



Categorie:Coronavirus, Vaccini

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