Fino a questa mattina non pensavo che si arrivasse a tanto, la vista delle colonne di fumo su Kiev mi ha raggelato, si è verificata l’ipotesi peggiore: un atto di forza estremo che prelude ad altri la cui intensità e la cui estensione sono solo nelle mani di uno come Putin.

Voglio appuntarmi solo alcune riflessioni a caldo. Mi ero svegliato stamane molto presto con l’idea di sostituire nei miei post alla parola oligarca la parola capomafia. Ripensavo a quanto rispose Falcone ad una domanda di Padovani sul futuro della Mafia e sulla possibilità che le mafie diffuse un po’ ovunque si federassero in un super potere. Falcone rispose che per fortuna c’era l’ostacolo della lingua e la violabilità delle comunicazioni. Falcone non poteva prevedere la rete di internet, i social e i traduttori simultanei. Le condizioni materiali perché le mafie si possono federare ora ci sono. E molti paesi sono ormai in mano a pochi oligarchi che si arricchiscono sia con lo sfruttamento delle risorse del paese e dei lavoratori sia gestendo le attività illecite che consentono arricchimenti fuori misura. Tutta la vicenda di questo trentennio in questa parte del mondo è segnata dal consolidarsi di poteri occulti o illegali o sfacciatamente, sovranamente oligarchici che dominano la scena, gestiscono i media e quindi gli orientamenti degli elettori. La democratizzazione dei paesi dell’est europeo, dopo la caduta del muro di Berlino, è stata un processo di disgregazione delle istituzioni statali che ha portato alle inestricabili contraddizioni attuali che anche i più informati fanno fatica a capire. Ciò che è certo è che Putin si comporta come padre e padrone della Russia disponendo a piacer suo degli uomini e del mezzi senza controlli democratici e senza una libera stampa. Lo vedo come il capo di una struttura di potere incontrollata e incontrollabile che non ha analogie con altri sistemi politici nella storia.
La predisposizione delle sanzioni mettono in luce come quel sistema di potere insediatosi in Russia all’ombra di Putin si è diffuso come una piovra, come un cancro con metastasi, in tutto il sistema democratico occidentale, Europa e Stati Uniti compresi. Giornali, squadre sportive, banche, fondi di investimento, immobili, industrie, tutta la nostra realtà produttiva e sociale è infettata dal magnate russo che arriva, compra e esibisce. Paradossalmente requisire le proprietà degli amici oligarchi di Putin significa mettere in ginocchio il mercato immobiliare di Londra e di molte altre capitali europee, le nostre località turistiche, il calcio televisivo. Le sanzioni impoveriranno una nazione già povera ma non possono danneggiare abbastanza la rete dei super capitalisti russi. Siamo in un vicolo cieco. In che cosa sperare?
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