Sognando la pace

La settimana scorsa, durante una cena tra amici, siamo finiti a parlare della guerra in Ucraina e qualcuno fuori dai denti ha sostenuto che era ora di smettere di inviare le armi a Kiev se si voleva spegnere il conflitto. Una tesi di amici grillini vetero comunisti che di fronte alle nostre obiezioni sulla necessità di aiutare chi era stato aggredito rispondevano che la sopravvivenza degli ucraini era meno importante della nostra sopravvivenza minacciati come siamo da una escalation che ha come epilogo una guerra mondiale nucleare. E’ stato un brutto e spiacevole scontro tra amici riunitisi per festeggiare un compleanno e che avrebbero dovuto godersi del buon cibo insieme. Ma questo è il clima che respiriamo, la sensazione di essere finiti in un cul de sac senza uscite e di non avere altra alternativa se non pregare visto che siamo in un mondo in cui sembra prevalere il principe del male.

Di questi giorni, alla vigilia del primo anniversario della operazione speciale russa, l’aggressione, assistiamo alla visita di Biden a Kiev, a quella di Meloni e a un infittirsi di incontri a tutti i livelli delle cancellerie internazionali. In questi giorni mi sono spesso chiesto come se ne esce: è una guerra ed in effetti la fine di una guerra si ha quando uno dei due contendenti si arrende e il vincitore detta le regole che varranno fino a quando lo sconfitto non si rialza e tenta di vendicarsi. E’ così che va il mondo da sempre.

Sognando la pace e sperando che qualcuno riesca a proporre una via d’uscita onorevole per tutti, ho pensato che un modo per uscire dall’attuale stallo è di far fuori Zelensky, o fisicamente o politicamente. In pratica si tratta di rompere l’equilibrio che tiene in piedi la resistenza ucraina e accettare l’autonomia delle repubbliche del Donbass. Ragionamento cinico ma realista visto che la piccola ucraina non può vincere contro l’orso russo scatenato. Volete che gli strateghi e i consiglieri della Casa Bianca non ci abbiano pensato? Certamente avranno esercitato tutte le pressioni possibili su Kiev ma hanno trovato una resistenza ostinata pari a quella che Kiev oppone alle richieste di Mosca. E se questa idea oscena, la mia, è stata considerata dagli strateghi di Washington state pur certi che piani operativi per metterla in pratica sono già pronti. E allora il vecchio e traballante Biden prende l’aereo e in gran segreto va a Kiev per fare da scudo alla persona di Zelensky, scudo nei confronti dei suoi che potrebbero operare equivocando su qualche sua dichiarazione ambigua.

Ho pensato a questo scenario vedendo l’abbraccio conclusivo della visita tra Zelensky e Biden: sembra che l’eroe di Kiev si raccomandi al vecchio presidente fieramente diritto non solo per qualche arma in più ma che chieda protezione per la sua vita.

Poi, riflettendo su altre notizie, questo scenario prende forma perché Biden non parla solo ai suoi servizi segreti ma anche direttamente a Putin onorando le vittime di Maidan, è un modo per riconoscere che la guerra non dura da un anno ma da 9 ed origina da una rivoluzione popolare che ha destabilizzato il sistema democratico preesistente e esiliato il presidente filorusso Viktor Janukovyč rifugiatosi poi in Russia. Sembra dire, ripartiamo dagli accordi di Minsk, che è quanto reclamano i russi.

Poi una seconda notizia interessante: i russi erano stati informati del viaggio di Biden e avevano assicurato che non lo avrebbero colpito con i propri missili. La cortesia reciproca tra americani e russi è un tenue spiraglio subito nascosto da dichiarazioni roboanti e bellicose che però apre la strada alla possibilità di soluzioni che ora fatichiamo a concepire: la guerra nasce da una destabilizzazione politica delle istituzioni ucraine, non possiamo escludere che nuovi sommovimenti della nazione ucraina possano consentire una soluzione onorevole per tutti. Sognando la pace.



Categorie:Politica, Ucraina

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5 replies

  1. caro Raimondo, mi scuso se violo la netiquette che impone di non postare commenti critici sui blog altrui, ma semmai di farlo soltanto a casa propria e indirettamente, ma l’argomento è troppo grave per lasciare senza risposta la tua tesi bellicista, e vorrei proprio richiamarti alle tue responsabilità di blogger che esercita pur sempre una influenza su chi lo legge e dovrebbe spenderla ben diversamente a mio parere.

    non è la prima volta che toppi, anche gravemente: ricorderai le nostre dure discussioni su Calenda, quando tu confidavi in lui, e in generale io trovo che sei troppo condizionato dalla propaganda mediatica.

    ma qui hai dato voce ad alcune affermazioni veramente fuorvianti.

    tralascio i “grillini vetero comunisti”, una affermazione francamente risibile ed offensiva per entrambi (a scanso equivoci non mi ritengo parte né degli uni né degli altri, ma soltanto una mente libera, capace di ragionare sui fatti).

    ma vengo alla necessità di difendere chi è aggredito, di cui tu parli: penso che tu intenda riferirti ai 14mila morti della guerra condotta dall’Ucraina, negli ultimi otto anni fino al 2022, contro la propria minoranza russa, dopo il rifiuto di applicare gli accordi di Minsk del 2014, che prevedevano una autonomia per la regione, visto che tutta la faccenda parte da lì.

    nel 1999 il nostro amato D’Alema ci portò in guerra contro la Serbia, per dare al Kosovo un’autonomia che è diventata di fatto una indipendenza, per 80 morti di una strage poi rivelatasi una montatura mediatica, non per 14mila. ma noi chiamiamo tuttora quella guerra, condotta contro le decisioni dell’ONU una missione di pace.

    e, non bastasse questa strumentale dimenticanza, definisci rivoluzione democratica il colpo di stato contro il presidente ucraino di allora regolarmente eletto e abbattuto da una azione golpista di nostalgici neo-nazisti, perché in effetti una parte importante dell’Ucraina fu hitleriana nella seconda guerra mondiale, ed oggi quelle milizie parallele alle nostre di Salò sono esaltate dal governo di Zelensky, come eroi nazionali.

    tralascio altre chicche minori del tuo testo, perché ho già abusato della tua ospitalità e della tua capacità di sopportazione delle critiche.

    niente di queste considerazioni diminuisce toglie la riprovazione per l’intervento russo, ma ricordo che gli USA minacciarono la guerra nucleare nel 1962 quando l’URSS posizionò i suoi missili a testata nucleare a pochi chilometri dal confine americano a Cuba, e Kruscev li ritirò subito.

    ci si sarebbe potuti aspettare che gli USA facessero altrettanto e che l’ingresso dell’Ucraina nella NATO non fosse così necessario e che, per difenderla, bastasse un semplice trattato che impegnava ad intervenire a sua difesa, ma obbligandola a rispettare Minsk, di cui si erano fatti garanti Germania e Francia, vale la pena di ricordarlo in questa catastrofe dell’Europa.

    chiudo dicendo che questo ha trasformato il ruolo della NATO da alleanza difensiva in schieramento militare aggressivo, visto che interviene a favore di uno stato che non ne fa parte e si parla come di cosa naturale, di un suo coinvolgimento probabile in un futuro confronto militare tra USA e Cina che si va preparando.

    chi mai lo ha deciso? in questo paese dove si seppelliscono i sondaggi che dicono che il 70% della popolazione è contraria a continuare la guerra armando l’Ucraina, quale parlamento lo ha deciso?

    non dubito che in questo parlamento una maggioranza ci sarebbe, considerando il completo tradimento del Partito Democratico della tradizione pacifista sia cattolica che comunista, in Italia, e ne rimane portavoce solo la Chiesa di papa Francesco; ma questo parlamento rappresenta ancora il popolo che sempre meno va a votarlo?

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    • Le tue critiche per quanto aspre mi fanno sempre piacere, aiutano a capire e sviluppano delle riflessioni che nascono come incerte e piene di dubbi e trovano nei commenti delle occasioni di sviluppo. Nel tuo commento si ripropone la dinamica che raccontavo tra gli amici della cena: i due che fuori dai denti sostenevano che interrompere gli aiuti militari fosse necessario per evitare l’apocalisse nucleare sono effettivamente ex militanti comunisti e recenti militanti grillini, ottime persone che rispetto con le quali, finita la fiammata polemica, ho conversato senza alcun astio e pregiudizio. Se per evitare l’atomica sacrifichiamo l’Ucraina chi ci garantisce che quel rischio sia evitato per sempre o sia piuttosto rinforzato dal fatto che la minaccia è stata efficace? Nessuno lo può dire con certezza. Mi dici che ho delle responsabilità come blogger ed in effetti non sai quante riflessioni sono censurate spontaneamente perché non voglio peggiorare la vita di nessuno che mi legge. Tuttavia a volte ci casco, dico quel che penso anche se ciò che penso è osceno e incrina l’immagine di me trasmessa da questi racconti. Mi correggi in modo puntuale su qualche mia ricostruzione ma io non ho detto che i disordini di Maidan furono un rivoluzione democratica ho scritto ‘la guerra non dura da un anno ma da 9 ed origina da una rivoluzione popolare che ha destabilizzato il sistema democratico preesistente e esiliato il presidente filorusso Viktor Janukovyč rifugiatosi poi in Russia.’ Nella mia riflessione, nel mio vaneggiamento, sono andato oltre il dovuto buttando là l’idea che per uscire da questa guerra occorre destabilizzare l’assetto democratico ed istituzionale dell’Ucraina con un leader diverso da Zelensky. Ciò visto che destabilizzare l’assetto russo è più difficile e più rischioso per tutti. Vedo buio quanto e più di te e mi è sembrato che leggere l’abbraccio di Biden come il sintomo di una dinamica di cui i media non ci parlano, vedere in piccolissimi fatti, come ad esempio la protezione russa del viaggio di Biden, uno spiraglio positivo che ci autorizza a sperare in una soluzione che possiamo vedere anche noi anziani non mi sembra una perdita di tempo né un futile esercizio linguistico.

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  2. apprezzo molto la tua risposta e il suo equilibrio, dirò anche che un pochino lo invidio.

    io non credo che dobbiamo considerare le ragioni di Putin per il ricatto nucleare che può esercitare, perché allo stesso modo, allora, dovremmo sottostare anche al ricatto nucleare americano, che non è affatto inferiore e perdipiù ci coinvolge molto più direttamente, considerando che l’uso delle armi atomiche loro nel nostro territorio non è subordinato a nessun placet nostro. ricordo che di recente gli USA hanno modificato le loro regole interne sull’uso delle armi nucleari e ammettono oggi di potere lanciare il primo colpo (e noi non possiamo farci niente), cosa che qualche anno fa era semplicemente impensabile; lo stesso vale anche per la Russia, naturalmente.

    io credo semplicemente che non abbia alcun senso far entrare l’Ucraina nella NATO, o meglio la NATO nell’Ucraina; questo sarebbe dovuto essere semplicemente fuori discussione fin dall’inizio. l’Ucraina è naturalmente libera di chiederlo, ma noi non siamo obbligati ad accettarla per questo; auspico, anzi, un governo italiano che ponga semplicemente il veto alla richiesta, che esige l’unanimità; ma per fortuna, ci penseranno altri (la Turchia e l’Ungheria, ad esempio, la quale ultima ha perfino qualche rivendicazioncella territoriale verso l’Ucraina, alla quale dovrebbe rinunciare).
    l’ipotesi che facevo un anno fa di una Ucraina nell’Unione Europea, ma non nella NATO, la giudico oggi sbagliata: l’Ucraina è effettivamente fascistoide oggi e squilibrerebbe definitivamente l’Unione verso posizioni di estrema destra, a cui contribuisce oggi anche l’Italia; quindi associazione economica, semmai, ma senza farla entrare nella stanza dei bottoni. non ripetiamo gli errori fatti da Prodi con l’Europa Orientale.

    eliminando il problema della sicurezza russa, messa in discussione, cioè questa prima e fondamentale causa di guerra, totalmente insensata, dal mio punto di vista, resterebbe la motivazione seconda, cioè lo status della minoranza russa in Ucraina. considerando che questo paese ha rifiutato di applicare gli accordi di Minsk, di cui si erano fatti garanti anche Germania e Francia, e di concedere forme di autonomia alla regione, non rimarrebbe che il modello Kosovo, con una semi-indipendenza garantita internazionalmente, oppure il modello Transnistria, in Moldavia, molto simile di fatto.
    ma questo, probabilmente, prima dello scoppio della guerra: ora che la Russia ha formalmente annesso la regione, la soluzione sembra diventata impraticabile. non rimane altra strada che un referendum gestito dall’ONU per far decidere liberamente alle popolazioni locali il loro destino.
    in ogni caso, per chi ama la pace, mi sembra totalmente assurdo pensare a qualunque soluzione del problema che non passi, per prima cosa, attraverso il consenso delle popolazioni interessate, e su questo non nutro dubbi particolari, peraltro.
    è possibile che un problema simile si ponga peraltro a breve anche per la Lettonia, dove la minoranza russa è perfino privata dei diritti civili e di voto.
    ma aspettiamo la proposta cinese, l’unico paese che sta dando prova di equilibrio e che cerca di fermare questo confronto di lunga durata, questa nuova guerra di Corea, ma in Europa.
    la mia unica fiducia nasce da qui; sugli USA vorrei sperare che il viaggio di Biden abbia avuto un valore pubblico apparente ed uno riservato diverso, sia stato cioè una pressione su Zelensky ad abbassare i toni. lo vedremo nei prossimi giorni, ma non ci conto molto.

    certo se Biden continua la sua linea bellicista e la nuova maggioranza repubblicana al Congresso non lo costringe a frenare, si scivola immancabilmente verso la guerra mondiale, perché la Cina non potrà aspettare a piè fermo che gli USA facciano fuori la Russia per poi rivolgersi a loro, e la potenza militare Russia-Cia integrata è in grado di fare fronte, sia pure con qualche difficoltà, allo stra-potere americano, e a maggior ragione se vi si aggiunge l’Iran; separatamente i due paesi andrebbero incontro alla sconfitta.

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