Silenzio

Solo poche parole per tenere a mente l’uccisione di Giulia, perché il suo nome rimanga nella mia memoria associato ad un evento che segna una nuova crepa nel tessuto connettivo della nostra società.

Ogni tre giorni c’è un femminicidio e prima o poi ci faremo l’abitudine come ai morti per Covid, di cui non si parla più, ai morti nei cantieri, ai giovani morti ubriachi nelle loro macchine accartocciate, ai tanti suicidi anonimi, ai gay misteriosamente eliminati.

Ma questa uccisione segna forse un nuovo passaggio se riflettiamo sulle reazioni dei media e della politica: c’è un allarme evidente della società normale quella che si attiene alle regole, persegue obiettivi sani e principi quasi sacri. Nelle primissime cronache televisive della sparizione della giovanissima coppia si ventilava la possibilità che fosse una fuga amorosa, una ragazzata perdonabile ma poi la realtà macabra del cadavere ci ha riportato alla constatazione che c’è qualcosa che non capiamo e non controlliamo. Allora è stato tutto un rincorrere leggi più severe, nuove richieste educative per le scuole, nuova severità e rigore, nuove recriminazione tra generi, nuove accuse alla controparte politica, nuovo veleno, questa volta a dosi massicce . Scaricabarili a gogo, famiglie, nonni, giovani, anziani, scuola, politica, social, media, arte …

Cerco di rispettare la consegna del silenzio del titolo ma non posso tacere lo scetticismo circa l’idea di cavalcare attraverso questo evento l’introduzione dell’educazione sentimentale e sessuale nelle scuole attraverso nuove figure professionali di tipo medico specialistico. Questa idea del ministro non tiene conto di ciò che la scuola nel suo insieme fa ogni giorno per educare in tutti i sensi i giovani. Pensare di risolvere il problema disciplinarizzando con una attività specifica, limitata nel tempo e generica, significa non sapere di cosa stiamo parlando. Ripensando alle mie esperienza, come docente prima e dirigente poi, sono convinto che questa nuova struttura aggraverebbe il problema: un minor numero di persone, docenti, ausiliari, amministrativi, dirigenti si sentirebbe responsabile della gestione delle dinamiche interpersonali che possono essere rivelatrici dei problemi che poi portano a casi estremi come quelli di Giulia. Nulla contro l’educazione sessuale, sarebbe interessante sapere quanto e come si fa già ora ma obiettivi troppo estesi e generici da realizzare a tappeto su tutte le scuole, come ho detto, mi sembrano controproducenti.

Questo caso così feroce e imprevedibile in un contesto sociale normale ci interroga nel profondo e mette in discussione l’approccio ‘Dio, patria, famiglia’ che dovrebbe impedire queste devianze.

Segue



Categorie:Cultura e scuola

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