Il precedente post sembra forse troppo ottimista circa il passaggio generazionale innescato dai rivolgimenti politici in atto con la conferma del governo Letta. Non sono tra coloro che pensano che nuovo è comunque bello, ho visto abbastanza palingenesi fallite per essere prudente e ‘conservatore’. Siamo in presenza di uno smottamento di un sistema, uno sgretolamento lento ma inesorabile di tantissimi aspetti della vita economica sociale e istituzionale che non si risolve con la banale rottamazione dei ferri vecchi, né asfaltando superficialmente le strade che hanno ceduto di qualche centimetro e che non sono più percorribili.
Nessuna nostalgia per Berlusconi ma ci mancherà: anche la nuova generazione che avanza al potere si è forgiata, è stata scelta, è cresciuta pro o contro questo personaggio vuoto e inconsistente che ha saputo illudere milioni di cittadini attratti dal luccichio dei suoi lustrini, dalla violenza verbale dei suoi commentatori, dalle promesse di una economia fatta di espedienti creativi tremontiani. E’ stato un collante per i suoi, un nemico che ha riunito gli avversari: se amici ed avversari troveranno coraggio e determinazione qualcosa di nuovo potrà accadere oppure, passato il momento in cui la crepa sembrava far schiantare tutto, rassicurati dalla rappezzatura che l’ha coperta e nascosta, tutti ricercheranno quel che rimarrà del ventennale collante e il personaggio potrà ricreare gli antichi equilibri.
La cronaca di queste ore, la violenza verbale degli scontri tra vecchi amici e compagni, ci fa essere prudenti nel presagire un vera svolta. Sarei felicissimo se questi 50 enni assurti agli onori della cronaca e al vertice del potere sapessero esprimere una vera novità e superassero i loro padri. Certo, a sentire i cinquantenni leghisti privi di umanità e compassione di fronte ad una tragedia biblica che incendia mezzo continente con cui confiniamo e che riversa sulla nostra bella e ricca penisola migliaia di disperati, a sentire la volgarità becera del giovane Crimi nei confronti della persona Berlusconi, a sentire il becerume incolto e violento dei neoeletti pentastellati c’è da stare poco allegri.
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