Il dibattito sulla buona scuola: il precariato

Oggi improvvisamente FB era arroventata, una pioggia di commenti, post, prese di posizione sulla proposta Renzi, sulla ‘Scuola buona’. Un dibattito immediatamente surriscaldato anche nello stile comunicativo. Sono in pensione e non vivo più nella scuola ma immagino che quel clima sia diffuso anche nelle sale professori.

Ho scaricato il documento governativo e ho letto le prime 38 pagine, quelle che riguardano l’assunzione in ruolo dei precari a partire dal 2015.

Anche in questo caso Renzi in realtà rimanda le scelte nel tempo con la scusa della consultazione, ma anticipa subito il blocco della contrattazione sindacale e degli scatti.

Gli oneri finanziari dell’immissione in massa dei precari sono limitati a pochi mesi del 2015 e quindi i riflessi sul bilancio preventivo 2015, da discutere nei prossimi mesi, sono sopportabili mentre i costi maggiori sono per gli anni successivi, chi vivrà vedrà.

Il testo andrebbe analizzato da un semiologo, da un esperto di comunicazione: si tratta di un documento politico, o meglio di uno strumento propagandistico molto simile a quelli che sono diffusi durante le campagne elettorali. Slogan ad effetto, illustrazioni e grafici, grafica con evidenziazioni, sottolineature, schemi e tabelle. Se si volesse ricostruire un racconto sembra quasi che le cose siano andate così: chiede il capo, cosa possiamo fare per stupire il popolo? cosa possiamo fare per non scontentare i sindacati? qual è il problema che ci porta via consenso? qual è il problema più importante per il paese? facile, è la mancanza di lavoro, è la piaga del precariato, sono le supplenze mal gestite, sono le classi lasciate scoperte, sono i ragazzini che tornano a casa dicendo che hanno fatto solo due ore di lezione o che domani entrano alla terza ora per assenza del docente. La proposta sull’organico risponde a questo grumo di problemi, costituisce una operazione innovativa e di una certa consistenza. Si deve fare.

Ora, signori tecnici, portate buone ragioni per spiegare che non sono soldi buttati che questo è un cambiamento di verso dopo la Gelmini sparagnina che ha inzeppato i ragazzi in classi di 30 alunni e ridotto il servizio scolastico. Dice il capo.

Il testo non è un articolato di legge e tantomeno una legge delega, è un insieme di molte idee alcune buone, altre realistiche, molte velleitarie a cui però non si può dire di no.

Ci sono però molti punti deboli nella proposta: non è chiarissimo cosa dovranno fare questi docenti messi in ruolo così, dove potranno andare, a fare cosa, solo supplenze, ad ampliare l’offerta formativa, come? le liste di attesa sono omogeneamente distribuite sul territorio? come sono ripartite rispetto alle materie? come funzionerà la mobilità, potrebbe accadere che nella provincia x ci siano troppi docenti stancamente in attesa in sala professori e nella provincia y  i docenti continueranno a mancare? Il grave difetto del renzismo è la presunzione: pensare che chi ha amministrato in questi anni fosse deficiente e che questo gnommero scolastico si sia creato per imperizia. Le graduatorie, le liste di attesa hanno distillato e concentrato i problemi ed ora quella massa di 150.000 persone non può essere ‘digerita’ d’un colpo dal sistema integrandola efficacemente e senza danni.

Racconto un piccolo fatto accadutomi quando ero preside. All’inizio dell’estate si presenta una docente sovrannumeraria di un’altra scuola (per inciso, andrebbe detto a Renzi che esistono già forme di riassorbimento di personale eccedentario per amministrare le supplenze e gestire altre attività utili alla scuola) spiegandomi che se mi affrettavo a presentare in un certo ufficio un progetto specifico di gestione della biblioteca avrei potuto fruire della sua disponibilità a passare nella mia scuola. Insospettito ho fatto le mie ricerche e scoprii che la docente aveva creato molti problemi nella scuola in cui era stata assegnata e che poco l’avevano vista in biblioteca, dove avrebbe dovuto stare. Naturalmente non feci il progetto né inoltrai la richiesta e tenni fuori dalla mia scuola una risorsa che forse avrebbe creato solo problemi.

Cosa voglio dire con ciò: un ingresso indifferenziato senza una chiara e formale pianificazione delle risorse e delle funzioni ma con roboanti slogan di puro pedagogese quanto meno sarà inutile se non dannoso.

Il secondo punto gravemente debole della proposta sta nella presunzione che in questo modo si possa risolvere per sempre il problema delle liste di attesa dei precari, che le assunzioni si possano fare solo con i concorsi ordinari. Fa sorridere il fatto che il documento esponga la tabella, il cronoprogramma del primo concorso ordinario dell’era renzista. La scuola può assorbire a regime 20-30 mila neolaureati all’anno, ma quanti ne sforna l’università? gli esclusi della prima tornata potranno tentare una seconda volta, e così via nelle tornate successive ingrossando nel tempo una popolazione significativa per forze politiche che cercano consenso, le nuove procedure saranno immuni dal contenzioso? ciò che è accaduto in passato e che poi ha portato saggiamente all’adozione del doppio canale è che la massa degli esclusi dai concorsi veniva così tacitata e messa a disposizione per tamponare gli effetti di concorsi che si protraevano per anni e che lasciavano i posti in ruolo scoperti.

Mi rendo conto, sono un gufo conservatore, tendente al reazionario.

Ma tu, se fossi nei piedi di Renzi cosa faresti? Intanto non partirei da questo problema organizzativo e non lo chiamerei comunque riforma epocale.

Abbatterei le gabbie delle abilitazioni consentendo ai docenti, a richiesta e con opportune verifiche a livello dell’istituto scolastico, di insegnare due materie, quella principale su cui è di ruolo ed un’altra elettiva. Faccio il caso delle lingue: potrei avere 4 ore di spagnolo che formeranno cattedra orario unendosi ad altri spezzoni per un disgraziato che si metterà a rimbalzare da una scuola all’altra o la potrei assegnare ad un docente di inglese che sappia lo spagnolo che potrebbe completare la cattedra o aggiungerle al suo orario fino a 22 o 24 ore. Questo ridurrebbe quegli spezzettamenti cui sono chiamati i precari, si avrebbe un organico più omogeneo e gestibile.

Attuerei quanto previsto dalla corte europea assumendo coloro che hanno prestato continuativamente tre anni interi, utilizzandoli come accade attualmente finché non si formano cattedre stabili, veri tappabuchi ma almeno hanno la stabilizzazione a tempo indeterminato e la progressione di carriera.

Consentirei alle scuole di disporre di un monte ore aggiuntivo proporzionale al totale delle ore di docenza per completare a 18 ore qualche cattedra incompleta o costituire cattedre su cui effettuare nomine secondo discipline identificate dal collegio in base al POF. Non so se questo sia l’organico funzionale, confesso la mia ignoranza in merito. L’ammontare del monte orario in più sarebbe deciso in relazione all’onere finanziario sostenibile.

Renderei più trasparente il sistema delle graduatorie con un uso intelligente dell’informatica, tutto on line, con accanto ad ogni posizione in graduatoria il tempo di attesa previsto con i ritmi di assorbimento medio degli ultimi tre anni. Consentirei una gestione flessibile degli accessi consentendo agli aspiranti di fare le proprie scelte in modo mirato e consapevole spostandosi di provincia per ridurre i tempi di attesa. L’attuale sistema ingabbia gli aspiranti i quali fanno scelte a caso affidandosi a dei sentito dire non sempre affidabili.

Metterei a concorso i posti che si prevede si liberino nel periodo di espletamento del concorso stesso, due anni, solo vincitori senza idoneità e senza successivo scorrimento. Prevederei che il punteggio del concorso perso faccia media con il concorso successivo, ciò consentirebbe di escludere coloro che ci provano senza prepararsi e incentiverebbe ad autoescludersi dalla correzione delle prove scritte se il candidato sa di non aver fatto una buona prova. Vi sarebbe una significativa riduzione di prove scritte da correggere con vantaggi ovvi sui tempi e sui costi.

Caro Bolletta sei proprio di destra, direi quasi che sei un reazionario.

PS il precariato storico è un problema ma quello dei neolaureati e dei giovanissimi cui si sbarra la strada per decine di anni non lo è da meno.

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Categorie:Cultura e scuola

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