Riporto in primo piano i commenti al post precedente, meritano una migliore visibilità.
Bortocal
ciao Raimondo.
da ex-collega e co-pensionato, a me pare che non si possa discutere il nulla con chi e` totalmente inattendibile.
la buona scuola e` un flatus vocis, un puro slogan, nel quale ci sta tutto e il contrario di tutto, dipende dall’estro del momento e dalla forza dele varie consorterie, che manterranno la scuola italiana come e`, cioe` in stato pre-agonico.
sui poteri del dirigente hanno gia` fatto marcia indietro, e il resto si vedrà.
mi pare più importante fare delle proposte noi.
io, come sai, perché mi leggi sul mio blog, ne faccio due:
1. va bene un dirigente con più poteri, purchè sia scelto dalla comunità scolastica nell’albo dei dirigenti sulla base di un programma che deve presentare.
un dirigente elettivo a tempo (un triennio) può essere anche dotato di maggiori poteri, dato che ne risponde.
2. per una scuola del merito occorre cambiare l’esame di stato su modelli europei, con prive scritte anonime pre-selettive, valutate da commissioni provinciali
ciao.
bortocal , 8 maggio 2015
Raimondo
Questo sfogo mattutino è il seguito di un lavorio che molti di noi ormai fuori dalla mischia stanno facendo, sentendo che questa pseudoriforma potrebbe essere un colpo mortale per una realtà forse fatiscente ma che abbiamo amato e curato e di cui sentiamo profondamente l’importanza.
Sulla tua prima proposta devo dire che sono quasi d’accordo. Parlerei di cooptazione e toglierei il programma presentato dal preside, centrerei sul collegio la responsabilità della scelta sulla base di candidature connotate da un curricolo e da un colloquio con una commissione specifica di docenti della scuola che cerca il suo dirigente. Non si tratta di chiamare un podestà esterno perché il comune non sa eleggere nessuno al suo interno ma di scegliersi a vicenda: io candidato amerei andare in una certa scuola della quale apprezzo qualche caratteristica (ricchezza, bellezza, povertà, organizzazione, fama, laboratori …) e la scuola sceglie la persona che meglio potrebbe far sviluppare le caratteristiche della scuola. Mi dirai che questo valorizza eccessivamente le differenze, una scuola allo sbando di nullafacenti sceglie un camorrista disonesto e va a picco, una buona scuola sceglie il miglior dirigente sul mercato. Questo somiglia alla perversione presente nel documento governativo ma alla lunga è in grado di autoregolarsi se le scuole autonome sono vigilate dall’amministrazione e da un sistema burocratico efficiente e se le famiglie imparano a riconoscere ciò che vale nella scuola dei figli. Una delle evidenze delle ricerche sulla scuola efficace è l’importanza della sintonia tra dirigente e collegio dei docenti. Sul punto 2 non capisco a quale esami di stato tu ti riferisca, suppongo all’esame di maturità, se è così avrei molto da raccontare.
Raimondo , 8 maggio 2015
Franco
caro Prof, per quanto mi riguarda ho ancora Alessandra, l’ultima figlia, che sta seguendo il 3 anno di una scuola superiore, e per quanto possa essere d’accordo su tutto quanto riporti e lamenti della scuola, credo, umilmente, che occorrerebbe partire da molto più in basso, se si vuole sperare nella vera ricostruzione del tessuto scolastico.
potessi decidere io, partire con i seguenti punti, rispettando l’ordine:
1) RUOLI.
attribuzione, ex-novo, dei ruoli nella struttura scolastica. il corpo insegnante, gli amministrativi, i bidelli, hanno smarrito, perduto, lasciato, i loro rispettivi ruoli. nella scuola decidono, organizzano, pianificano, gli studenti, con tutto quello che ne consegue. diamo nuovamente i giusti compiti e le giuste responsabilità a chi ne è preposto e a chi è pagato per gestirli e farli rispettare.
2) STABILITA’
in ogni classe di ordine e grado vi è un costante e continuo cambiamento del corpo insegnate. Mia figlia non ha nessun insegnante di ruolo, per cui in 3 anni ha cambiato almeno 3 insegnanti per ogni materia, ogni anno scolastico.
3) PIANI DI STUDI
Quale fisiologica conseguenza del punto 2) i piani di studio sono qualcosa di assolutamente arbitrario e soggettivo. Ogni nuovo insegnante che si insedia decide arbitrariamente il piano di studi, spesso lasciandolo incompleto per cessata nomina. Risultato: argomenti, rifatti fino all’ossessione, ed altri trascurati.
Tanto per darti un ordine di grandezza del problema, mia figlia ha difficoltà, e non superficiali, riguardo materie che considero di “cultura generale” quale Storia, Geografia, Scienze, ecc.
Credo che se non si riparte dal basso, ma molto dal basso, dando nuovamente il giusto ruolo all’insegnante, e mettendolo in condizione di poter svolgere tale ruolo nel tempo, dandogli garanzie riguardo la stabilità dell’incarico, non ne usciremo mai e la scuola, dalla quale dovrebbe ripartire una nazione, andrà sempre più in basso, perché ciò che sta accadendo oramai da un decennio, è che chi dovrebbe “insegnare” non lo fa o non è messo in condizione di farlo, e chi detta le regole del gioco e colui che per sua indole e natura non farebbe nulla, ovvero “lo studente”
Franco , 8 maggio 2015
Raimondo
Caro Franco come al solito i tuoi interventi sono profondamente illuminanti.
Ti ringrazio.
Spero che sia chiaro che non sono un vecchio reazionario e che non amo lo status quo.
Purtroppo sui tre temi che proponi e che condivido, sono centrali e cruciali, la proposta di legge temo faccia molto poco.
Sul primo, concernente le responsabilità dei diversi ruoli nella scuola, l’organizzazione, penso che il semplice rafforzamento dei poteri del dirigente su cui graveranno più direttamente tutte le responsabilità anche quelle della programmazione triennale quasi fosse un AD di una società non risolve alcunché. Diversamente da una società per azioni in cui il risultato dell’AD si quantifica semplicemente con gli utili finali, nella scuola la misura dell’efficienza e del risultato non è così semplice, almeno nessuno finora ha trovato una modalità attendibile condivisa e approvata da tutti. Questo comporta che al massimo puoi governare le patologie più gravi ma quella qualità del livello della quotidianità di cui parli tu, quelle piccole e grandi disfunzioni che voi genitori osservate e che giudicate variamente a seconda degli effetti sui vostri figli, deve essere governata in altro modo. Ne vado parlando su questo blog e non mi ripeto. La scuola del 21 secolo va ripensata profondamente partendo dalla questione dell’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, partendo dai mutamenti della testa dei ragazzi che vengono a scuola, partendo dagli sconvolgimenti delle strutture produttive che cambiano forse almeno due volte nell’arco della vita lavorativa di una persona. Ma finché malediremo l’Europa, finché considereremo la dialettica politica un intralcio, finché la concentrazione della ricchezza si realizza con le rendite di posizione o peggio ancora con il malaffare è risibile discutere del potere del preside.
un forte e caro abbraccio
Raimondo , 8 maggio 2015
Franco
le ragioni che mi hanno spinto a scrivere tutto questo è proprio perché anche io temo che questa riforma serva a ben poco.
Il problema è che ho come la sensazione che ancora una volta chi è preposto a proporre i cambiamenti poco sa di quello che andrebbe cambiato.
Aggiungo come ulteriore riflessione che molto probabilmente i problemi che sta vivendo il mondo della scuola dipendano anche da un totale disinteresse dei genitori, i quali non vivono ne tantomeno esercitano quel ruolo come hanno fatto in passato i nostri genitori e i nostri nonni.
Il genitore di oggi, quelli che io individuo nella fascia di età che va dai 50 anni ai 30 anni, vivono quel ruolo come fosse un impegno oneroso dal quale non possono sottrarsi ma che lo farebbero molto volentieri e cercano affannosamente di entrarci (in quel ruolo) il meno possibile. Non vogliono, ma neanche sotto forzatura, entrare in quel ruolo, ovvero quello di educatore, sostegno, guida. Forse perché loro per primi avrebbero bisogno di qualcuno le sappia educarli, sostenerli, guidarli. Ho assistito fin troppe volte a situazioni che mi hanno sempre più avvalorato la mia convinzione, da quella volta quando una mamma, ad una riunione con le maestre elementari, disse: Signora Maestra dica lei qualcosa a mio figlio affinché faccia i compiti che lei assegna a casa. E la maestra di riflesso rispose: cara signora le ricordo che prima di essere una maestra sono anche io una mamma, e lei non giri a me un problema che è suo e solo suo! Per finire ad una frase che ascoltai tempo fa, fuori la scuola di mia figlia, mentre eravamo in attesa dei figli che uscissero prima per motivi “tecnici”, una mamma disse ad un’altra mamma: ah io mia figlia l’ho segnata al corso di nuoto e di pianoforte, così uscita di scuola la porto li e la sera torna a casa bella “cotta” e a me non resta altro che farla cenare e metterla a letto; come se il suo ruolo di madre terminasse con così poco. E l’altra mamma rispose: fra un po’ finiranno le scuole, come hai pensato di “blindare” tua figlia? ah l’ho iscritta ad un campo scuole estivo, la terranno dalle ore 8 del mattino fino alle 18 di sera, mi costerà una tombola ma così ho risolto il problema nel periodo estivo.
Tutto questo per affermare che per queste generazioni di genitori i figli sono un “problema” e non una “soddisfazione”!
Stammi bene mio caro Prof.
Franco , 8 maggio 2015
Categorie:Cultura e scuola, Riforma scuola
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