Il bello dei social è che le nostre chiacchiere risentono dell’aria che tira. La mattina mi capita di sfogliare FB come fosse il giornale quotidiano per tenermi aggiornato. Il giro dei miei amici FB è ovviamente costituito da coetanei che hanno lavorato nella scuola e ieri per più di due ore sono stato a leggere articoli e commenti legati al dibattito che si sta accendendo sui problemi della scuola legati ad una presunta carente formazioni dei giovani.
La vicenda di Poletti e della sua affermazione un po’ paradossale circa la convenienza di giocare a calcetto rispetto alla presentazione di curricoli scolastici è stata una ciliegina sulla torta imbandita da Galli della Loggia, dai 600 cattedratici lamentosi e tanti altri che ora vanno a caccia dei riformisti che in questi anni hanno cercato di migliorare la scuola senza forse riuscirci, riformisti di cui mi pregio di far parte.
Il paradosso del caso Poletti sta nel fatto che la maggior parte di coloro che ne chiedono scandalizzati le dimissioni non sono riusciti ad arrivare alla laurea, sono fuori corso incalliti con stipendi milionari (vecchie lire) perché diventati per merito democratico parlamentari (parlo sia chiaro anche del vicepresidente della camera on Di Maio). Questi politici che continuamente devono sollevare cortine di fumo per nascondere la povertà delle loro proposte e il fallimento di troppe loro realtà evidentemente non sanno che da almeno 20 anni si parla di capitale umano costituito non solo da certificazioni scolastiche ma da competenze varie che comprendono la capacità di inserirsi in un tessuto di relazioni e collaborazioni, la resistenza alla fatica, la passione per la vita …
Questi politici non sanno che in Islanda uno specifico programma governativo che ha incentivato fortemente l’attività sportiva pomeridiana rendendola quasi obbligatoria ha dimezzato la devianza giovanile che in quel paese aveva raggiunto livelli preoccupanti. Poletti, parlando a ragazzi in una scuola, ha detto una cosa di buon senso: ragazzi sappiate che dovete crescere armoniosamente, il pezzo di carta che cercate di avere ora non vi tutela del tutto poiché non sappiamo come sarà il mercato del lavoro tra 20 anni e che forse dovrete al momento buono riconvertirvi, quello che non cambierà sarà la necessità di relazionarsi con altri pari o altri superiori, avere resilienza, essere appassionati a qualcosa … anche giocare al calcetto può essere utile alla vostra crescita. Purtroppo ha forse usato uno stile un po’ iperbolico e provocatorio poco adatto ad un pubblico semplice.
Per la verità sto usando anch’io ora l’iperbole e il paradosso dando tanto spazio al caso Poletti quando le questioni riguardanti la scuola sarebbero molto più serie ed impellenti.
Questa mattina ho ritrovato su FB una intervista di Franco Lorenzoni che merita di essere letta.
Sulla questione della valutazione, che alla fin fine rimane nello sfondo del dibattito sull’efficacia del sistema scolastico sono andato a rileggermi un vecchio mio pezzo sulla questione dei voti nella scuola secondaria nel 1995. I miei studenti di allora hanno ora 35-40 anni.
PS del 30 marzo. Allibito ascolto le malevoli strumentalizzazione di Paolo Pagliaro nella trasmissione della Gruber. Le competenze relazionali sarebbero la capacità si utilizzare le proprie relazioni sociali per avere raccomandazioni e spintarelle, quindi secondo Pagliaro il ministro avrebbe detto ‘fatevi raccomodare’. Grave manipolazione o bieca ignoranza da parte del giornalista.
Categorie:Cultura e scuola, Riforma scuola, Valutazione
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