Chi mi legge sa che evito di seguire la cronaca spicciola della vita scolastica poiché, come la maggior parte dei pensionati, ho preso le distanze dalla mia vita lavorativa, pian piano la memoria smussa gli angoli, cancella particolari spiacevoli e ricostruisce una storia gratificante per la quale si prova un po’ di nostalgia.
Ma ora il renzismo che propone la Buona scuola mi ha immerso di nuovo nel clima della trincea e le conversazioni telefoniche con gli amici anche loro pensionati, si riaccendono su questioni scolastiche che ci avevano diviso. Bene, vorrà dire che seguirò anche l’attualità del dibattito sulla scuola e un po’ meno la politica e l’economia.
Chi ne può parlare?
Una questione sollevata sulla rete FB, o meglio sulla mia rete FB, quella dei miei amici, riguarda chi possa essere titolato a discutere della riforma. Sembra che sia in atto una trattativa tra sindacati e PD nella sede del PD per rivedere radicalmente l’impianto della proposta di legge sulla BS. Nessun problema, fa intendere il cronista televisivo mostrando il ministro Giannini che esce dalla sede del Nazareno, se vuoi parlare con il ministro vai nella sede del suo partito (suo nuovo partito, visto che anche lei è stata eletta in un’altra formazione). Naturalmente il ministro ha una sua sede istituzionale con splendide e solenni sale ben tenute dove in epoche migliori ci si sedeva intorno ad un grande tavolo per la gioia dei cronisti e dei fotografi. Sembra che ci siano colloqui anche con le famiglie, giusto, sono loro i clienti che devono dire cosa vogliono e come deve essere cucinato il prodotto. Insomma l’approccio corporativo ha preso il sopravvento e si discute e si contratta sui dettagli per confezionare un minestrone che tutti trovino gustoso ed accettabile.
Qualcuno lamenta che Imposimato non abbia potuto parlare al comizio del 5 maggio a piazza del popolo, tutti vorrebbero avere una tribuna in cui esprimere e pubblicizzare il proprio punto di vista e i propri interessi (è quello che sto facendo io in questo momento). Il dibattito in realtà si sta sgranando e appare evidente che prima il documento ora il testo della proposta di legge sono fumo negli occhi : tante questioni giustapposte delle quali non si capisce la priorità, l’importanza e soprattutto non si valuta l’impatto su una realtà che gli estensori conoscono molto poco.
Per anni ho bazzicato non solo le aule scolastiche polverose ma anche gli uffici e i gabinetti ministeriali, le commissioni nazionali e internazionali, i gruppi di ricerca, gli ispettori, i direttori generali e un’idea della cultura materiale di cui è intriso il corpaccione della scuola italiana me la sono fatta. Parole d’ordine, slogan, teorie, tecniche, ordinamenti, leggi, programmi, indicazioni, libri, trattati. Rileggendo la BS ho ritrovato una superficialissima riproposizione di vecchie soluzioni, di vecchie medicine presentate come nuove e innovative ma che nella scuola hanno fatto il loro tempo, anzi che varrebbe la pena di riprendere per studiarne sul campo le conseguenze. Ma il renzismo questo non lo consente perché presume di sapere, presume di avere la soluzione per tutto, ambisce di salvare il mondo con un colpo di spugna.
Un amico mi ha dato dell’immobilista. Vero, sarebbe meglio dire: vecchio reazionario.
Torno alla cronaca. Un approccio superficiale e poco documentato senza un criterio unificante combinato con una trattativa corporativa (docenti occupati, precari, disoccupati, ATA, dirigenti, amministrativi, genitori, industriali … amministratori) rischia di diventare un’autentica miscela esplosiva. Ad esempio il fantasioso dibattito sulla figura del dirigente scolastico brucia in un solo colpo l’esperienza che in quasi vent’anni si è bene o male accumulata. Ricordo ancora il grande lavoro di elaborazione e studio che fu fatto nel 2000 per formare gli allora presidi in servizio per poterli promuovere a dirigenti della nuova scuola autonoma. Mi capitò di fare il docente sui temi della valutazione in quei corsi in varie città italiane. Cose presentate come innovative nella Buonascuola sono strade già battute, hanno dato frutti, spesso hanno prodotto guasti … non si può ripartire sempre d’accapo come se l’esperienza non contasse nulla. Vero! secondo il renzismo l’esperienza è cosa vecchia va rottamata.
Chi ne può parlare? tutti ne possiamo parlare, tutti ne devono parlare perché la riforma della scuola riguarda tutti, ciascuno al suo livello di competenza e di coinvolgimento. Ogni cittadino dovrebbe poter rispondere a questa semplice domanda: a che serve questa riforma? provate a chiederlo al primo che incontrate al bar domani. Se troppi non lo sanno c’è qualcosa che non va. Provate a chiederlo a un docente, provate a chiederlo a un dirigente scolastico. Avrete risposte incerte e comunque eterogenee perché la proposta non ha un’anima, una direzione, una ragion d’essere.
L’approccio corporativo, sia ben chiaro non è affatto nuovo, è una vecchissima modalità di governo nello stato fascista mai realmente dismessa anche nel periodo più liberista della nostra storia recente, sotto Berlusconi. Ora la situazione si aggrava perché un Parlamento delegittimato e messo all’angolo da un capo ambizioso non può più parlamentare e discutere perché farebbe perdere tempo: allora i precari disperati sono presi in ostaggio per fa passare rapidamente, quasi con decreto legge, una concezione del servizio scolastico centrato su presidi sindaci non elettivi che riproducano entro le singole scuole il clima decisionista ed efficientista del renzismo.
Sia chiaro, le consultazioni sindacali, padronali, di esperti, sono sacrosante, prima, nella formulazione della proposta di legge, e dopo nelle commissioni parlamentari che istruiscono la proposta per la discussione in aula. Perché tutti sappiano e capiscano e ci sia una maggioranza (vera) di cittadini che condivide consapevolmente.
Categorie:Riforma scuola
ciao Raimondo.
da ex-collega e co-pensionato, a me pare che non si possa discutere il nulla con chi e` totalmente inattendibile.
la buona scuola e` un flatus vocis, un puro slogan, nel quale ci sta tutto e il contrario di tutto, dipende dall’estro del momento e dalla forza dele varie consorterie, che manterranno la scuola italiana come e`, cioe` in stato pre-agonico..
sui poteri del dirigente hanno gia` fatto marcia indietro, e il resto si vedra`.
mi pare piu` importante fare delle proposte noi.
io, come sai, perche` mi leggi sul mio blog, ne faccio due:
1. va bene un dirigente con piu` poteri, purche` sia scelto dalla comunita` scolastica nell’albo dei dirigenti sulla base di un programma che deve presentare.
un dirigente elettivo a tempo (un triennio) puo` essere anche dotato di maggiori poteri, dato che ne risponde.
2. per una scuola del merito occorre cambiare l’esame di stato su modelli europei, con prive scritte anonime pre-selettive, valutate da commissioni provinciali
ciao.
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Questo sfogo mattutino è il seguito di un lavorio che molti di noi ormai fuori dalla mischia stanno facendo, sentendo che questa pseudoriforma potrebbe essere un colpo mortale per una realtà forse fatiscente ma che abbiamo amato e curato e di cui sentiamo profondamente l’importanza. Sulla tua proposta 1 devo dire che sono quasi d’accordo. Parlerei di cooptazione e toglierei il programma presentato dal preside, centrerei sul collegio al responsabilità della scelta sulla base di candidature connotate da un curricolo e da un colloquio con commissione specifica di docenti della scuola che cerca il suo dirigente. Non si tratta di chiamare un podestà esterno perché il comune non sa eleggere nessuno al suo interno ma di scegliersi a vicenda: io candidato amerei andare in una certa scuola della quale apprezzo qualche caratteristica (ricchezza, bellezza, povertà, organizzazione, fama, laboratori …) e la scuola sceglie la persona che meglio potrebbe far sviluppare le caratteristiche della scuola. Mi dirai che questo valorizza eccessivamente le differenze, una scuola allo sbando di nullafacenti sceglie un camorrista disonesto e va a picco, una buona scuola sceglie il miglior dirigente sul mercato. Questo somiglia alla perversione presente nel documento governativo ma alla lunga è in grado di autoregolarsi se le scuole autonome sono vigilate dall’amministrazione e da un sistema burocratico efficiente e se le famiglie imparano a riconoscere ciò che vale nella scuola dei figli. Una delle evidenze delle ricerche sulla scuola efficace è l’importanza della sintonia tra dirigente e collegio dei docenti. Sul punto 2 non capisco a quale esami di stato tu ti riferisca, suppongo all’esame di maturità, se è così avrei molto da raccontare.
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si`, mi riferivo agli esami di stato conclusivi; ne avevo parlato in un recente post descrivendo il sistema del Baden-Wuerttemberg.
gia` che ci sono aggiungo un punto 3. molto importante, che e` quello della verifica almeno triennale della idoneita` all’insegnamento dei docenti; so che tocco un punto esplosivo e che occorre studiare benissimo le forme di garanzia; tuttavia ho visto talmente tanti docenti uscire completamente di testa durante la loro vita professionale, che notoriamente e` molto stressante ed esposta proprio a malattie e stati di disagio di questo tipo, per non parlare di qualche caso di alcoolismo, che credo che si imponga una verifica periodica per l’evenuale destinazione ad altre funzioni meno delicate e strategiche.
quanto all’auto-candidatura del dirigente scolastico al Consiglio di istituto (non certo al Collegio dei docenti, che dovrebbe essere parte della scelta, ma con funzione consultiva), sento l’esigenza della presentazione di un micro-programma, perche` il candidato sia obbligato a dimostrare almeno una pre-conoscenza della scuola che richiede, e perche` la scelta sia meno personalistica e i risultati piu` verificabili.
mi rendo conto del rischio di una distribuzione qualitativa dei dirigenti nelle scuole considerate piu` prestigiose; tuttavia dei correttivi potrebbero essere trovati in sede di riconoscimento premiale dei loro risultati, che dovrebbero ovviamente essere comparativi, per cui le scuole gia` buone difficilmente potrebbero permettere performance troppo positive dei dirigenti.
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caro Prof, per quanto mi riguarda ho ancora Alessandra, l’ultima figlia, che sta seguendo il 3 anno di una scuola superiore, e per quanto possa essere d’accordo su tutto quanto riporti e lamenti della scuola, credo, umilmente, che occorrerebbe partire da molto più in basso, se si vuole sperare nella vera ricostruzione del tessuto scolastico.
potessi decidere io, partire con i seguenti punti, rispettando l’ordine:
1) RUOLI.
attribuzione, ex-novo, dei ruoli nella struttura scolastica. il corpo insegnante, gli amministrativi, i bidelli, hanno smarrito, perduto, lascito, i loro rispettivi ruoli. nella scuola decidono, organizzano, pianificano, gli studenti, con tutto quello che ne consegue. diamo nuovamente i giusti compiti e le giuste responsabilità a chi ne è preposto e a chi è pagato per gestirli e farli rispettare.
2) STABILITA’
in ogni classe di ordine e grado vi è un costante e continuo cambiamento del corpo insegnate. Mia figlia non ha nessun insegnante di ruolo, per cui in 3 anni ha cambiato almeno 3 insegnanti per ogni materia, ogni anno scolastico.
3) PIANI DI STUDI
Quale fisiologica conseguenza del punto 2) i piani di studio sono qualcosa di assolutamente arbitrario e soggettivo. Ogni nuovo insegnante che si insedia decide arbitrariamente il piano di studi, spesso lasciandolo incompleto per cessata nomina. Risultato: argomenti, rifatti fino all’ossessione, ed altri trascurati.
Tanto per darti un ordine di grandezza del problema, mia figlia ha difficoltà, e non supeficiali, riguardo materie che considero di “cultura generale” quale Storia, Geografia, Scienze, ecc.
Credo che se non si riparte dal bassa, ma molto dal basso, dando nuovamente il giusto ruolo all’insegnante, e mettendolo in codizione di poter svolgere tale ruolo nel tempo, dandogli garanzie riguardo la stabilità dell’incarico, non ne usciremo mai e la scuola, dalla quale dovrebbe ripartire una nazione, andrà sempre più in basso, perchè ciò che sta accadendo oramai da un decennio, è che chi dovrebbe “insegnare” non lo fa o non è messo in condizione di farlo, e chi detta le regole del gioco e colui che per sua indole e natura non farebbe nulla, ovvero “lo studente”
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Caro Franco come al solito i tuoi interventi sono profondamente illuminanti.
Ti ringrazio.
Spero che sia chiaro che non sono un vecchio reazionario e che non amo lo status quo.
Purtroppo sui tre temi che proponi e che condivido, sono centrali e cruciali, la proposta di legge temo faccia molto poco.
Sul primo, concernente le responsabilità dei diversi ruoli nella scuola, l’organizzazione, penso che il semplice rafforzamento dei poteri del dirigente su cui graveranno più direttamente tutte le responsabilità anche quelle della programmazione triennale quasi fosse un AD di una società non risolve alcunché. Diversamente da una società per azioni in cui il risultato dell’AD si quantifica semplicemente con gli utili finali, nella scuola la misura dell’efficienza e del risultato non è così semplice, almeno nessuno finora ha trovato una modalità attendibile condivisa e approvata da tutti. Questo comporta che al massimo puoi governare le patologie più gravi ma quella qualità del livello della quotidianità di cui parli tu, quelle piccole e grandi disfunzioni che voi genitori osservate e che giudicate variamente a seconda degli effetti sui vostri figli, deve essere governata in altro modo. Ne vado parlando su questo blog e non mi ripeto. La scuola del 21 secolo va ripensata profondamente partendo dalla questione dell’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, partendo dai mutamenti della testa dei ragazzi che vengono a scuola, partendo dagli sconvolgimenti delle strutture produttive che cambiano forse almeno due volte nell’arco della vita lavorativa di una persona. Ma finché malediremo l’Europa, finche considereremo la dialettica politica un intralcio, finché la concentrazione della ricchezza si realizza con le rendite di posizione o peggio ancora con il malaffare è risibile discutere del potere del preside.
un forte e caro abbraccio
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le ragioni che mi hanno spinto a scrivere tutto questo è proprio perchè anche io temo che questa riforma serva a ben poco.
Il problema è che ho come la sensazione che ancora una volta chi è preposto a proporre i cambiamenti poco sa di quello che andremme cambiato.
Aggiungo come ulteriore riflessione che molto probabilmente i problemi che sta vivendo il mondo della scuola dipendano anche da un totale disinteresse dei genitori, i quali non vivono ne tantomeno esercitano quel ruolo come hanno fatto i passato i nostri genitori e i nostri nonni.
Il genitore di oggi, quelli che io individuo nella fascia di età che va dai 50 anni ai 30 anni, vivono quel ruolo come fosse un impegno oneroso dal quale non possono sottrarsi ma che lo farebbero molto volentieri e cercano affannosamente di entrarci (in quel ruolo) il meno possibile. Da tempo sostengo la “scurrile”, “fatidica”, ma al temp ostesso calzante frase:
” dimme che cazzo voi e sciacquate dai cojoni”. Non vogliono, ma neanche sotto forzatura, entrare in quel ruolo, ovvero quello di educatore, sostegno, guida. Forse perchè loro per primi avrebbero bisogno di qualcuno le sappia educarli, sostenerli, guidarli. Ho assistito fin troppe volte a situazioni che mi hanno sempre più avvalorato la mia convinzione, da quella volta quando una mamma, ad una riunione con le maestre elementari, disse: Signora Maestra dica lei qualcosa a mio figlio affinchè faccia i compiti che lei assegna a casa. E la maestra di riflesso rispose: cara signora le ricordo che prima di essere una maestra sono anche io una mamma, e lei non girare a me un problema che è suo e solo suo! Per finire ad una frase che ascoltai tempo fa, fuori la scuola di mia figlia, mentre eravamo in attesa dei figli che uscissero prima per motivi “tecnici”, una mamma disse ad un’altra mamma: ah io mia figlia l’ho segnata al corso di nuoto e di pianoforte, così uscita di scuola la porto li e la sera torna a casa bella “cotta” e a me non resta altro che farla cenare e metterla a letto; come se il suo ruolo di madre terminasse con così poco. E l’altra mma rispose: fra un pò finiranno le scuole, come hai pensato di “blindare” tua figlia? ah l’ho iscritta ad un campo scuole estivo, la terranno dalle ore 8 del mattino fino alle 18 di sera, mi costerà una tombola ma così ho risolto il problema nel periodo estivo.
Tutto questo per affermare che per queste generazioni di genitori i figli sono un “problema” e non una “soddisfazione”!
Stammi bene mio caro Prof.
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