Da molti giorni non scrivo più nulla su questo blog. La confusione e il chiacchiericcio non aiutano a riflettere, tuttavia la mente continua a rielaborare ciò che leggo e vedo.
Così ci siamo arrivati, la parola guerra è entrata ufficialmente nel lessico dei potenti e della gente comune. I pacifisti sono intimiditi da schiere di coraggiosi volontari che vogliono invadere questo maledetto pezzo di mondo che ci crea tanti problemi.
Riporto qui in disordine alcune schegge di riflessioni che mi sono nate in testa, non in linea con quelle prevalenti nell’opinione pubblica.
Guerra commerciale?
E se quella dell’ISIS fosse una banale guerra commerciale? Fai cadere l’aereo russo e Sharm el-Sheikh diventa deserta, ammazza un po’ di turisti in Tunisia al Bardo e in una spiaggia e il turismo si ferma mandando a spasso migliaia di lavoratori, con un po’ di sventagliate di kalashnikov nei locali tipici di Parigi la rendi turisticamente meno appetibile. Ovviamente, l’interpretazione politica prevalente è che il terrorismo vuole indebolire le poche nazioni moderate dell’area per ingigantire i problemi sociali, provocare una rivoluzione generalizzata che consenta all’ISIS di dilagare fino in Algeria o in Marocco. Il terrorismo a Parigi attacca uno stile di vita, una civiltà che si intende abbattere perché infedele. Tutto vero. Ma gli investitori delle mega strutture turistiche di Dubai e dintorni non ne avranno qualche vantaggio? I poveri ricchi europei, americani, cinesi ed asiatici per star sicuri non potranno che rinchiudersi nelle suite dorate della penisola arabica … Se fosse così, Dio o Allah c’entrano poco, sembrerebbe più attivo il Dio denaro.
Se fosse una guerra commerciale allora ha ragione Putin che dice di bloccare l’acquisto di greggio dai territorio occupati dall’ISIS. Semplice no? Quelli non avrebbero danaro per comprare armi e Suv, tantomeno missili. Certo la Russia ne avrebbe qualche vantaggio, finalmente il petrolio tornerebbe su di prezzo e la Russia uscirebbe dalla crisi finanziaria che l’ha sorpresa recentemente …
Maledetto petrolio
La Francia va alla guerra, finalmente! e gli altri europei? timorosi, incerti, prudenti, forse codardi? Ma alla Francia un aggravamento della crisi non fa paura, ha le centrali nucleari e non ha bisogno di troppo petrolio, la Merkel ha bisogno del gas russo che passa per l’Ucraina, del petrolio del golfo e poi la Germania ha le mani legate dalla propria costituzione e dall’espiazione del macello che fece nella seconda guerra mondiale. Renzi forse per la prima volta si sta rendendo conto che la realtà non cambia verso tanto facilmente, che quando l’inverno arriva occorre scaldare le case, che i giovani italiani forse non sono preparati a partire per la guerra, solo missioni di peace keeping sotto l’egida dell’ONU ma bombardare o invadere un territorio controllato da truppe ostili non è il caso con tutte le mamme protettive che ci sono in giro. C’è Salvini che sbraita, vuole menar le mani, vede nei sondaggi che ciò frutta voti e dagli a dirla sempre più grossa. Che problema c’è, tanto l’esercito è di professionisti, tutti volontari, spesso sono quei cafoni del sud che non votano lega ma che non hanno lavoro … allora bene la guerra, tanto porta voti nella pianura padana ricca.
Obama se ne frega, da qualche anno gli Usa non importano più greggio dal golfo, sono autosufficiente e possono addirittura vendere il gas all’Europa. Il conflitto si può aggravare o incancrenire, l’America potrà vendere le sue armi, sperimentarle sul campo, far da pacere, difendere la democrazia con i suoi droni sempre pronti all’uso purché nessun americano ci lasci le penne.
La guerra di Hollande
Ma quella di Hollande è una guerra? Non ho sentito il suo discorso all’assemblea nazionale, né sono un esperto diplomatico o un militare ma mi chiedo: come è identificato il nemico? quando la guerra si potrà considerare vinta? come si pensa di condurla effettivamente? il decennio che ci separa dalle torri gemelle non ci ha insegnato nulla?
Quella di Hollande e della Francia è un rappresaglia forse isterica che pensa di impaurire un agglomerato politico sociale insediato su un territorio del tutto disastrato e privo di strutture statali e di esercito che fonda la sua forza sulla follia di migliaia di giovani disposti a farsi saltare in aria per poter velocemente essere ammessi alle delizie delle vergini celesti. Quei giovani sono in realtà dei disperati, invasati, allucinati, pensate quanto possano temere le bombe che cadono dal cielo siano essere russe o americane o francesi o italiane.
Sia chiaro io penso che i bombardamenti siano necessari sui campi di addestramento, sui convogli che portano armi e rifornimenti ma occorre chiamare le cose con il loro nome altrimenti l’imbarbarimento delle lingue tra noi e loro e soprattutto tra noi europei provocherà quel disastro che tutti vorremmo evitare.
L’ha ripubblicato su raccontare e rifletteree ha commentato:
Un articolo terribilmente attuale basta cambiare il nome di alcuni protagonisti e alcuni luoghi
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