Dopo la batosta 6

Ma allora chi ha diritto di parola? chi può decidere? Colui che ha le redini sta zitto non fa trapelare nemmeno le emozioni tramite le espressioni del volto, è sparito dagli schermi.

In queste due settimana ci siamo convinti che un governo prima o poi ci sarà e il Presidente della Repubblica saprà sciogliere al meglio uno gnommero apparentemente inestricabile.

Appare ormai chiaro che o i due ‘vincitori’ concordano una grande coalizione oppure l’ago della bilancia è il terzo incomodo che può decidere da che parte stare scegliendo quale dei due populismo è più compatibile con la propria linea. Ovviamente poiché non c’è nessun vincitore, la mediazione più probabile è una soluzione a tempo per fare poche cose e che coinvolga tutte le forze presenti in Parlamento se non si è riusciti a fare un governo bicolore, servirà un governo tricolore al quale il PD non potrebbe sottrarsi.

Ma su questa questione della formazione del governo chi ha diritto si parola? Il Presidente ha il compito di decidere ma non ha diritto di parola. Noi chiacchieroni della rete possiamo farlo ma solo perché non abbiamo nulla di meglio da fare. Chi ha titolo per parlare?

E’ il Parlamento e i suoi membri. Su, non ridete, cercherò di spiegare questa banalità.

Intanto a stare alle regole costituzionali i parlamentari sono eletti senza vincolo di mandato per 5 anni e non sono revocabili, checché ne dica il blog di Grillo. Questo comporta che neppure i partiti sarebbero autorizzati a parlare e decidere  (il presidente non riceve i partiti ma i gruppi parlamentari) e quindi sarebbe formalmente legittimo che un governo scelto dal presidente si possa presentare in Parlamento e possa lì cercare consensi individuali senza che quelli che non obbediscono al partito siano tacciati di disonestà. Direte voi. Pensa che casino! ci vuole disciplina come quella che alcuni partiti hanno imposto al loro interno. I partiti che hanno difeso la libertà di mandato in campagna elettorale dovrebbero lasciar liberi i propri parlamentari di decidere in piena e libera autonomia. (qui sono influenzato da House of cards)

E gli organi di partito nel frattempo cosa fanno? E’ ovvio che devono assumersi le loro responsabilità gestendo il dibattito interno e quello con le altre forze politiche.

Qui il PD avrebbe una grande opportunità se rapidamente si riprendesse dallo shock, è il solo partito con una struttura democratica visibile in grado di entrare nel merito delle proposte e di confrontarle con le proprie e di articolare le ragioni di un assenso o di un dissenso. Purtroppo l’errore fondamentale del PD renziano in questa lunga campagna elettorale è stato quello di non prepararsi all’esito più probabile e cioè ad un Parlamento tripartito senza una maggioranza vincente. Se pensavano di potersi accordare con Berlusconi senza Salvini l’avrebbero dovuto dire in anticipo elencando i campi in cui l’accordo era possibile, così avrebbero dovuto fare con i 5 stelle elencando in chiaro i provvedimenti in cui era possibile un’intesa e quelli in cui il disaccordo sarebbe stato insanabile. Questo non è stato fatto ed ora le armi sono spuntate e pochi sanno da dove ricominciare a tessere la tela.

Sento che Rosato propone un referendum tra gli iscritti del PD per decidere un eventuale appoggio ad un governo bicolore. Ma gli iscritti non sono gli elettori … Certo sarebbe una bella cura del loro stato comatoso, forse si affretteranno a tirar fuori le liste degli iscritti e a mobilitarli in massa. Ma mi sembra un espediente che scimmiotta vanamente i tedeschi senza però lo stesso costrutto generale.

Ma forse mi ostino a rintracciare razionalità in una situazione caotica.



Categorie:Elezioni politiche 2018, Politica

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