Ho finito di leggere un libro sulla storia recente che vorrei segnalare.

Questo è l’incipit.
L’età del disordine è un tempo dominato dalla paura, che è figlia dell’ignoranza. Ci sembra di vivere in balia del caos. La globalizzazione è divenuta per molti un incubo: robot che sostituiscono operai, stabilimenti che si trasferiscono in Serbia o in Cina, crisi finanziarie a ripetizione, ondate di immigrati che affluiscono alle frontiere, attentati terroristici. Questo libro è un tentativo di trovare un ordine in tutto ciò, a partire dai cinque anni che aprono questa nuova era: 1968-1973.
E questa è un’altra citazione che mette in dubbio la vulgata attuale sul debito pubblico.
La crisi del 1973 venne affrontata dai governi a guida democristiana con un’espansione della spesa pubblica, che compensava l’assenza di riforme. Tra il 1975 e il 1980 quella per pensioni, assegni familiari e indennità della «Cassa integrazione» per lavoratori sospesi dal lavoro crebbe di quasi tre volte. Ne conseguì l’inizio di un’espansione del debito pubblico con l’emissione di Buoni ordinari del tesoro (Bot) a rendimenti molto convenienti, che fece salire la spesa per interessi dal 5% al 14% delle uscite statali. Ciò nonostante dal 1975 al 1985 il tasso di disoccupazione salì dal 6% al 10%.
Materia di riflessione per noi superstiti del ’68 e per i nostri figli.
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