Seguo con grande attenzione l’evolvere della situazione politica per molti motivi, non ultimo una curiosità quasi antropologica circa il modo in cui i protagonisti sanno manipolare, deformare, stravolgere, adattare i propri comportamenti personali e quelli collettivi in relazione alle convenienze di potere e di successo mediatico ed economico.

E’ bastato un solo anno perché i giacobini, quelli che volevano realizzare la democrazia diretta, che volevano sfondare il Parlamento, volevano servire il popolo sovrano adattandosi ai suoi umori, sono improvvisamente diventati difensori delle regole della democrazia parlamentare, della sovranità delle istituzioni. I cinque stelle hanno scatenato la bestia con il loro contratto farlocco ed ora sono vittime del giacobinismo del loro compare il quale vuole incassare anzitempo la rendita elettorale costruita con il cialtronismo e la disumanità che questo parlamento ha ampiamente e silenziosamente approvato.
Ora con la #facciacomeilculo pretendono che il partito di Babbiano, della Boschi e di Renzi porti acqua al loro mulino con un nuovo governo che faccia una finanziaria lacrime e sangue e che li possa assolvere dai loro peccati. E il sistema mediatico, che li ha sempre supportati con benevolenza e forse anche con risorse concrete, avvalora l’idea che chi non fosse disposto a sacrificarsi in questi giorni è un traditore della patria e della democrazia perché il paese rischia il disastro economico e la vittoria della bestia.
I due motori della crisi, l’ambizione personale e la paura collettiva, continuano a mietere vittime ed inquinano i pozzi da cui bisognerebbe trarre razionalità, collaborazione, calma e forza.
In tutto questo caos di giravolte c’è anche chi dipinge la bestia come un politico di grande spessore, al centro di tensioni geopolitiche internazionali. In effetti autorevoli copertine di giornali l’hanno dipinto come un uomo molto pericoloso, ma sono convinto che quelle redazioni si sono fatte influenzare da corrispondenti locali che si fanno impressionare dallo spettacolo della cialtroneria. Le elezioni europee hanno misurato con esattezza la soglia massima che il cialtronismo salviniano può raggiungere (ed è sempre troppo), hanno segnato la sconfitta del sovranismo disordinato alla Borghi. Orban ha scaricato nel giro di poche ore il parolaio italiano e ha scelto di starsene ben al caldo nelle istituzioni per godere delle risorse europee. Ungheresi first. La trappola dei sondaggi gonfiati ha fatto scoppiare la rana che pretendeva di essere più grossa del bue ed ora qualcuno sta cercando di rimediare al botto con nuovi personaggi, perché il nostro avrà molto da fare nelle aule di giustizia.
Anche Renzi si è esposto troppo e forse questa volta si brucerà davvero. L’idea di poter da solo, con una intervista, orientare ed influenzare quella testa dura del capo della stato è stata una ingenuità da narciso che non sa imparare dalle sconfitte. Poteva forse essere una buona idea ma doveva maturare con un lavorio sotto traccia con chi ha il vero polso della situazione. Anche i sassi hanno capito che vuole solo tempo per organizzare un suo partito e ciò mentre la Repubblica va rotoli. In queste ore si spinge fino a proporre i nomi dei papabili come se fosse lui incaricato di conferire con il capo dello stato o non la delegazione guidata da Nicola Zingaretti.
Il Capo dello Stato ha la testa dura perché è una roccia, conosce le regole, conosce questi personaggi ma non può fare miracoli. Darà poco tempo perché si costituisca una nuova maggioranza vorrà vedere le carte e se ciò non accade, la convocazione di un personaggio al di fuori della politica per gestire le elezioni sarà questione di ore.
Se potessi parlargli gli consiglierei di fare un governo elettorale che non tocchi nulla del bilancio, che faccia la normale amministrazione, assicuri l’ordine pubblico perché i comizi siano liberi. Sarà il nuovo governo legittimato dalle elezioni a fare la finanziaria che occorre dopo le pazzie di quest’anno e a sterilizzare l’aumento dell’IVA nei tempi perfettamente compatibili con l’esercizio provvisorio.
I mercati in questi due giorni dopo la caduta del governo Conte hanno fatto capire che il popolo italiano ha tutto il tempo per decidere in serenità se rimane dentro i confini protettivi dell’Unione.
Categorie:crisi 2019, Politica
👏🏻 Raimondo! Magari TU (ti cito…) “potessi parlare a QUEL Capo dello Stato, con la testa dura, che (effettivamente) è una roccia, conoscendo le regole e QUESTI PERSONAGGI, ma che non può fare miracoli.”.
Ma che, come giustamente gli suggerisci, deve istituire esattamente il “governo elettorale” descritto nel tuo post di ieri. Cioè, facendoti approssimativamente da eco: “ Un governo elettorale che non tocchi nulla del bilancio, che faccia la normale amministrazione, assicuri l’ordine pubblico perché i comizi siano liberi. Sarà il nuovo governo legittimato dalle elezioni a fare la finanziaria che occorre dopo le pazzie di quest’anno e a sterilizzare l’aumento dell’IVA nei tempi perfettamente compatibili con l’esercizio provvisorio.”
Insomma, non sto scrivendo un nuovo commento. Semplicemente: ‘repetita iuvant’, secondo una certa sentenza latina , d’origine incerta.
E anche l’osservaazione finale, su “il tranquillo comportamento dei mercati”, in questi ultimi giorni della crisi, che mi rassicura su una conclusione della crisi politica e che la ‘piazza’ finanziaria già prevede, e vede come la preferibile. Grazie
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