Esattamente 8 anni fa il 5 dicembre 2012 scrivevo sull’uso della moneta elettronica come strumento contro l’evasione fiscale. Seppur con un ‘lieve’ ritardo il governo mi ha dato ascolto. O meglio, il governo mi ha dato ascolto, ma non del tutto, e sta bruciando un buona idea con una attuazione frettolosa e rabberciata. Non ripeto le considerazioni che avevo a suo tempo sviluppato e che rimangono valide per incentivi all’uso della moneta elettronica.

Il programma IO si appresta purtroppo fare la fine di Immuni. Subito i giornaloni hanno cominciato a denigrarlo dicendo che fa venire il mal di testa. Purtroppo è in parte vero e mi dispiace unirmi al coro delle lamentele che spero si esauriscano rapidamente.
Ci sono almeno due punti deboli nella soluzione adottata dal governo che forse originano dalla mentalità di questa maggioranza che unisce al suo interno un pregiudizio anticapitalista e il moralismo anticasta.
La mia idea di otto anni fa era che, senza tanti controlli degli scontrini, lo Stato rifondesse un certo bonus, io proponevo il 3%, calcolato sulla massa amministrata annualmente delle varie carte che gestiscono i pagamenti elettronici. Ovviamente tale cashback complessivo, che avrebbe richiesto alla contabilità dello Stato poche decine di operazioni di accredito ad altrettanti grandi soggetti economici, si traduceva poi in accrediti individuali che ciascuna carta di credito o di pagamento avrebbe dovuto riconoscere ai propri clienti. Stessa procedura poteva essere attuata a favore dei negozianti che avevano accettavano le carte. In pratica lo Stato rifondeva il 6% del totale delle transazioni con tracciamento elettronico lo girava in parti uguali ai clienti e ai commercianti, il 3% a testa. Se questa fosse stata la procedura, il programma IO non sarebbe servito, servivano solo delle leggere modifiche dei programmi di gestione dati delle carte di credito e dell’agenzia delle entrate. Il cittadino doveva solo ricevere la notifica dell’accredito da parte delle proprie carte di credito.
La seconda debolezza di questa iniziativa è la pretesa di proteggere i piccoli esercenti che stanno soccombendo alla concorrenza dei venditori su internet come Amazon: è previsto infatti che il beneficio della retrocessione del 10% sia applicabile ai soli acquisti diretti negli esercizi commerciali fisici. Ma è questo il modo di recuperare clienti per i negozi di quartiere? Se, dovendo acquistare una lavatrice, vado nel mio negozio sotto casa, scelgo il modello, lo tocco, lo osservo, chiedo il prezzo, torno a casa controllo su Amazon e se vedo un prezzo più conveniente o mi si propone uno sconto allettante, il cashback di Stato perde interesse. Continuerò a preferire l’online. Se girando per il quartiere non trovo quello che voglio, se girando per il quartiere mi rendo conto che c’è troppa gente senza mascherina e mi potrei infettare lascio stare IO e continuo a comprare su Internet. Non ci dovevano essere né limiti né massimali agli acquisti magari prevedendo una aliquota di retrocessione più bassa del 10% previsto. I negozianti potranno sopravvivere e riprendersi solo competendo con un servizio di qualità con la concorrenza di Amazon ma anche di tutti coloro che si sono organizzati per vendere direttamente al pubblico attraverso le consegne a domicilio e attraverso i cataloghi su internet. Ad esempio la mia famiglia da qualche anno si rifornisce da un grosso produttore agricolo e rivenditore che si trova a una trentina di chilometri da Roma e che consegna a domicilio su Roma sulla base di ordini raccolti online. Dovremmo rinunciare a questa comodità e alla possibilità di comprare direttamente dal produttore che paghiamo ovviamente con il bancomat? I nostri governanti dovrebbero fissare regole semplici senza troppi casi particolari ed eccezioni il cui controllo costa tempo e fatica e riduce l’impatto delle norme. Da decenni le carte di credito e di addebito sono disponibili, sono diventate un obbligo eppure i negozianti, che ora pretendono di essere ristorati, storcono la bocca se si tira fuori il bancomat.
Da quando c’è il Covid tutti dovremmo evitare di toccare il denaro contante e scambiarci di mano le stesse carte di plastica, ora il contactless sarebbe disponibile in molte forme e i piccoli esercenti, baristi, giornalai, dovrebbero chiedere loro di usare transazioni elettroniche … niente, preferiscono rischiare pur di continuare ad avere parte della contabilità in nero … perché è ovvio che non c’è altra spiegazione per la resistenza diffusa a queste forme di pagamento. Ripeto quanto scrivevo nel pubblicizzare Satispay.
Veniamo allora a IO. Come i miei lettori sanno, sono un entusiasta delle tecnologie informatiche e passo molto tempo ad imparare ogni giorno qualcosa di nuovo per sopravvivere proficuamente in un mondo complicato in cui se perdi una battuta non capisci più nulla. Ma questa volta devo confessare che mi sono sentito perso. Avevo già i codici SPID che uso regolarmente, anche ottenere quei codici fu un’avventura non facile, e quindi l’istallazione del programma che ho fatto ieri è stata possibile. Migliaia di cittadini hanno scoperto la necessità di SPID in questa circostanza e le file alla posta per richiederlo si sono spaventosamente allungate. Ma, istallato il programma, leggo che si trattava di una versione beta e che non tutte le funzioni sono attive. Ci sono testi molto lunghi da leggere sullo schermo del telefonino, abbastanza curati ma non sufficienti a capire la ratio generale, quale sarà la funzione effettiva di IO: sarà l’interfaccia per scambiare messaggi e pagamenti tra il singolo cittadino e la pubblica Amministrazione. Se a Canicattì mi sarà elevata una contravvenzione la comunicazione dovrebbe arrivarmi su IO e tramite la stessa applicazione interfacciata con il mio conto corrente con un solo click potrò pagare … così potrò anche usufruire del buono vacanze o di ogni altro bonus che la pubblica amministrazione gestirà. Ma il programma avverte che ancora non tutte le amministrazioni periferiche si sono convenzionate con questo nuovo servizio … anzi sono pochissimi … Ma a me interessa il cashbach natalizio che comincia domani (oggi mentre racconto). Bene il servizio ancora non è attivo … ci sono dei blocchi … allora disinstallo e scarico di nuovo l’app e questa volta ci deve essere qualche funzione in più perché posso registrare la carta di credito che userò nei pagamenti … procedo ma alla fine dopo una lunga attesa si verifica un errore fatale … questa mattina ho trovato un aggiornamento e qualcosa è cambiato nelle finestre ma la registrazione della carta di credito dà sempre errore ..
Che ci voleva a dire che eravamo tutti impegnati in un collaudo collettivo sul campo e che il programma e il sistema erano in programmazione … la gatta frettolosa fa i gattini ciechi.
PS del 11 dicembre . Evviva questa mattina ho inserito la carta di credito che mi è stata accettata. Fra alcune ore il sistema dovrebbe essere funzionante.
Categorie:Economia e finanza, Politica
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