Si avvicina la soluzione della crisi di governo e il mio schema può essere aggiornato così.
Il successo di Draghi non è ancora sicuro poiché è in corso la consultazione sulla piattaforma degli iscritti a 5 stelle e a quanto pare tira un’aria piuttosto agitata. Certo, se ci fosse una rivolta mediatica contro il guru fondatore che si è schierato a favore di Draghi ci sarebbero molte conseguenze del tutto imprevedibili. Le prospettive rimangono quindi confuse.
Ma l’incertezza è legata anche alla varietà delle posizioni emerse molte delle quali erano tutt’altro che trasparenti e coerenti. La stessa adesione entusiastica di Salvini mi è sembrata esagerata: forse per giustificare il repentino giro di valzer agli occhi dei propri elettori tradizionali ma anche per avere buoni argomenti pronti in una eventuale imminente campagna elettorale. Tutti, chi più chi meno, in ogni caso, non escludono che tra gli esiti possibili ci sia il fallimento del tentativo che come vedete nella figura io do ancora al 10%. Questa tensione pre elettorale è percepibile anche nelle diffidenze reciproche: lungi dal concertare soluzioni comuni in una situazione di emergenza come è quella attuale, ciascuna forza politica si arrocca sulle sue posizioni e ne esplicita le diversità dagli altri come se si dovessero marcare future scuse per rompere l’alleanza che si vuole costituire. Se le forze politiche sapessero parlare e confrontarsi cercando soluzioni ai nostri problemi non sarebbe stato necessario scomodare un signore che si accingeva a godere tranquillamente una meritata pensione.
Poi c’è la stampa verso la quale sto maturando un crescente disistima ostile. In questi giorni ovviamente mi capita di seguire più a lungo i notiziari e i dibattiti e faccio veramente fatica a sopportare la cialtronaggine di giornalisti che come i politici cambiano bandiera e opinione come banderuole dietro alle giravolte dei politici di riferimento. E divento furioso quando osservo la quantità di veleno e di malevolenze che i commentatori sistematicamente spargono su tutto e tutti. Non posso perdonare e li percepisco come rinnegati tutti quei giornalisti nominalmente di area di sinistra che sistematicamente fanno le pulci al PD che ai loro occhi ha alla fine la responsabilità di tutto ciò che non funziona.
Se un governo Draghi è quasi certo non sappiamo come sarà, non conosciamo il suo programma, ma forse anche lui conta di limarlo in parti sostanziali prima del discorso alla camera, né sappiamo la sua architettura, perché non stiamo eleggendo un dittatore ma costituendo un governo democratico fatto di persone che dovranno dare sostanza a idee e desideri molteplici e forse inconciliabili.
Ieri pomeriggio Mentana ha cercato di costruire la lista dei possibili ministri; è subito apparso chiaro che se volesse comporre una squadra di politici ne verrebbe fuori un mosaico con troppe tessere ingestibili. Più facile ragionare su personaggi del tutto nuovi, non politici ma con un curricolo inattaccabile forse prevalentemente chiamati dagli apparati amministrativi pubblici. Se dovesse marcare così un discontinuità con i governo in carica si espone però al rischio gravissimo che la macchina governativa si inceppi per settimane o mesi e ciò non è possibile con la pandemia, il piano vaccinale, il piano per il RF e la gestione dell’economia corrente … e il blocco dei licenziamenti … Le prospettive sono confuse … lui ha poche ore per diradare le nebbie. Un asoluzione del problema potrebbe essere quello che proponevo sui Vice nel quarto post di questa serie: Conte e Giorgetti potrebbero irrobustire una compagine di esperti forse spaesati di fronte al groviglio della macchina politico amministrativa.
Intanto ieri, secondo me, ha fatto il primo errore cedendo al ricatto di Grillo che non ha rinunciato alla consultazione sulla piattaforma Casaleggio riservandosi di chiudere positivamente la trattativa. Ovviamente poteva confermare pubblicamente il calendario delle sue attività visto che il Quirinale aveva fatto spostare le celebrazioni del concordato per avere un slot libero per la costituzione del governo e il suo giuramento. E’ sembrato invece che l’incertezza sui tempi fosse legata al responso dei 90.000 click grillini e al silenzio di Draghi è corrisposto l’attivismo mediatico di Grillo che ha avuto il tempo di intortare i suoi seguaci inventandosi la storia del super ministero dell’Ambiente e dell’attesa di un nuovo segno dall’alto del muto presidente incaricato. Segno che è arrivato a chiusura del giro delle consultazioni. Una moina abilmente gestita da Grillo che ha consentito ieri sera di sentire una serie di allocchi (commentatori) che sventolavano la bandiera del superministero della transizione verso il nulla come merito esclusivo della grande abilità politica del giullare Grillo. Quindi una grande persona perbene come Draghi agli occhi del popolo televisivo è il frutto delle manovre di Mattia il gradasso, di Matteo il lombardo che si converte e del comico Grillo che gli vuole proporre la tessera del movimento. Insomma uno sgarro, uno strappo ad una liturgia solenne che doveva incoronare il nuovo podestà venuto a salvare la cittadella piegata dalla peste e dalla fame di cornetti.
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