Il mio snobismo di fondo mi bloccava e pensavo di evitare una settimana di trattamento televisivo a suon di canzonette e di forzature mediatiche del buon senso. Alla domanda della ragazza di nostro figlio se avremmo visto Sanremo avevo risposto che non sapevamo, forse avremmo visto un film o una serie. In ogni caso avevo perso la prima serata con le tante sorprese di cui tutti parlavano. Lei ha mostrato la sua delusione e sostenuto che era uno spettacolo importante a cui valeva la pena di assistere, era un evento nazional popolare a cui non ci si poteva sottrarre.
E’ per questo che siamo diventati spettatori critici ma attenti nei giorni seguenti. Non sopportavo la commistione di troppe cose intorno alle canzonette, non sopportavo il condizionamento della pubblicità sfacciata dell’evento che la Rai aveva fatto da mesi con un martellamento tipo Minculpop. Mi sentivo estraneo a molti personaggi che evidentemente il pubblico conosceva ed apprezzava. Ma gradualmente i miei pregiudizi si sono sciolti e ho cominciato ad apprezzare un evento molto complesso in cui tutto è orchestrato e pensato in modo che un gran numero di persone ci si possa ritrovare bene, giovani e anziani, uomini e donne, conservatori e progressisti, destra e sinistra …
Ovviamente sono stato emozionato dal trio di vecchi coetanei Ranieri, Al Bano e Morandi con le loro canzoni della nostra giovinezza ma, coinvolto nel ritmo degli eventi, anche i tanto detestati monologhi o gli inserti di tipo politico sociologico mi sono sembrati non solo sopportabili ma del tutto pertinenti in un racconto che attraverso la musica, i testi delle canzoni, i personaggi variamente abbigliati e conciati toccavano molti aspetti della nostra vita.

Sono arrivato così all’ascolto di Supereroi di Mr. Rain. Lui alto e filiforme con un volto da film dell’orrore inizia al piano con qualche strofa che contiene le parole guerra, paura, pianto, si nasce soli, si muore .. siamo angeli con un’ala soltanto … poi si alza in piedi e sullo sfondo compaiono dei ragazzini che fanno da coro. Tutto cambia, la musica e il testo, il suo volto si trasfigura in un sorriso complice dei bambini che cantano gioiosi. Confesso che la commozione e il groppo in gola non ho potuto evitarli.
A parte la tenerezza di volti sorridenti di bimbi che cantano, il testo della canzone a risentirlo meglio mi ha evocato e in parte lenito il cruccio di fondo in cui ciascuno di noi vive nel vedere che il mondo sembra vicino all’apocalisse … siamo angeli con una sola ala ma in due si può volare, una speranza legata alla freschezza e alla forza dei piccoli.
Ho capito che il successo del festival non è solo il prodotto di un’abile manipolazione pubblicitaria ma è anche l’effetto di una polifonia ben orchestrata di musica, di testi più o meno poetici, di storie e di persone che si espongono in pubblico.
Questa mattina mi sono chiesto se su Sanremo avessi mai scritto su questo blog ed ho trovato che non ne ero stato affatto estraneo nemmeno in passato. Per vedere cosa ho scritto basta cercare la parola Sanremo. In particolare segnalo C’è poco da ridere in cui parlavo della serata in cui Crozza si era perso di fronte a un pubblico non addomesticato.
La mia canzone preferita è arrivata terza alla fine della serata. Sarò uno snob ma i miei gusti sono molto vicini alla maggioranza dei miei simili.
Categorie:Social e massmedia
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