In questi giorni è in atto una operazione drastica per cancellare dall’ordinamento italiano il reddito di cittadinanza. Se l’avesse fatto la sinistra la reazione sociale sarebbe stata ben visibile ma ora che comanda Giorgia Meloni sembra che tutto vada liscio e che, tranne qualche sporadica protesta da parte di singoli disperati, l’umore collettivo non cambi affatto: concerti, cene, esodi, aperitivi, villeggiature procedono come al solito e il governo non perde consensi.
Ieri, passeggiando in mattinata a villa Pamphili, abbiamo incrociato un’altra coppia di coetanei che discutevano del reddito di cittadinanza, lui più compassionevole pensava a quei poveracci che dall’oggi al domani perdevano un piccolo reddito necessario per sopravvivere e lei un po’ più dura che avendo introiettato l’immagine del percettore del reddito come un furbo fannullone abituato al divano reagiva dicendo ‘ .. e va a lavorà, che problema c’è?‘ Questo piccolo spezzone di conversazione ha provocato in me un sentimento di forte vergogna perché, come quella signora, vivevo tranquillo non essendo coinvolto in questi problemi e perché a suo tempo, quando si era discusso dell’introduzione del RdC, mi ero dichiarato contrario e quindi ora che la destra vuole abolirlo potrei sentirmi rincuorato e dovrei approvare l’operazione.
Al senso di vergogna si unisce anche il disagio nel constatare che il metodo utilizzato dal governo Meloni è inutilmente crudele e si basa su una propaganda che da molto tempo i media, che hanno prodotto questa maggioranza, sono riusciti a inculcare nei cittadini una ostilità diffusa e profonda contro tutti quelli che per i più vari motivi non ce la fanno e stanno soccombendo. Stessa indifferenza per gli immigrati e per i disoccupati. Nessuna pietà, meglio avere schiere di bisognosi che accettano qualsiasi compenso e qualsiasi rapporto in nero per tenere in piedi una economia basata su piccoli imprenditori furbetti che alimentano così i loro guadagni in nero e ingrassano con piccole e grandi speculazioni finanziarie e immobiliari.
Il mio disagio aumenta se penso alla soluzione che il governo vorrebbe adottare in sostituzione del RdC che avrà comunque un nuovo nome. Si promette di realizzare in tempi brevi ciò che nel RdC si è rivelato irrealizzabile: la facilitazione dell’avvio al lavoro per tutti anche per coloro che hanno qualifiche e competenza inesistenti o superate. La promessa di corsi di qualificazione obbligatori per fruire di un compenso minore del vecchio RdC è una vera provocazione da parte ci chi sa benissimo che non ci sono le condizioni materiali per realizzare veri corsi efficaci su una scala così vasta, milioni di individui su tutto il territorio anche in quelle regioni in cui il lavoro strutturalmente non c’è .
Sono andato a rileggere quanto scrivevo 8 anni fa sull’argomento
Ne ripropongo la lettura insieme ai preziosi commenti del post che all’epoca avevano sviluppato una bella riflessione collettiva sull’argomento.
Categorie:Economia e finanza, Politica
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