L’intervista del ministro Barca di ieri sera dalla Gruber mi induce a pubblicare un pezzetto del Quaderno bianco sulla scuola in cui compare un mio intervento nella discussione sulle prospettive del Sistema di Valutazione scolastico così come apparivano 6 anni fà. Per chi fosse interessato il quaderno è scaricabile in formato pdf dalla rete.
Bolletta (INVALSI – Responsabile relazioni internazionali), alla domanda su “Che cosa si misura?”, risponde che non si può sapere cosa si potrà misurare nel prossimo futuro, perché pian piano si potranno forse misurare cose non prevedibili in questo momento. E’ un problema di ricerca, occorre impegnarsi per migliorare l’affidabilità di strumenti di rilevazione di variabili che sono significative e importanti per il sistema. Non è d’accordo con Losito e Scalera sul problema emergente in questi ultimi anni della coerenza tra obiettivi politici e modelli valutativi. I modelli valutativi, le azioni di valutazione di sistema devono essere in qualche modo coerenti soprattutto con i problemi. Si deve avere un sistema valutativo che, rispetto a problemi significativi, sia in grado di fare delle indagini, degli interventi, delle azioni che, in tempo adeguati, permettano di intervenire sull’evoluzione stessa del problema.
Se il problema che abbiamo è quello di allocare risorse aggiuntive, la valutazione è un campo su cui investire poiché vista dall’interno del sistema la valutazione è una funzione fondamentale dell’educazione. I docenti devono poter fare una buona valutazione didattica, con strumenti adeguati. La valutazione di sistema deve fornire elementi per poter decidere, per poter intervenire. C’è una .relazione, quindi, tra problema, intervento, capacità di controllo e strumenti per controllare. Chi lavora da anni all’INVALSI, al passare di diverse legislature e di presidenze, sa che il panorama degli strumenti valutativi disponibili in Italia è poverissimo e questo è un problema della ricerca non solo dell’INVALSI: mancano modelli teorici, mancano strumenti operativi facilmente disponibili per singoli insegnanti e per indagini di sistema. Crede però che non sia necessario riformare ulteriormente l’INVALSI poiché ha già una struttura, definita dall’ultima legge di riforma, abbastanza duttile per consentire di fare ciò che è necessario, purché ci siano le condizioni al contorno e gli strumenti operativi.
Per concludere, osserva che nel dibattito non si è ancora affrontata la questione se la valutazione debba avere un carattere high stake o low stake, cioè se si ritiene che la valutazione di sistema debba avere prima o poi degli effetti duri sui valutati oppure no, in che misura si gioca il rapporto fra valutazione e responsabilità, quali sono i livelli in cui gli effetti della valutazione non sono solo conoscitivi ma anche sanzionatori o premiali.
Rispondi