Un nuovo diritto di famiglia

Interrompo per un attimo la sequenza dei post sulla mia esperienza a Villa Falconieri per appuntarmi due semplici riflessioni sul dibattito in corso sulla nuova legge che istituisce le unioni civili. 

Se invece di usare la frase stepchild adoption, che i nostri parlamentari hanno anche difficoltà a pronunciare in modo corretto, avessero usato l’espressione italiana equivalente adozione del figliastro la questione sarebbe meno indigesta per molti e certe speculazioni invereconde dei cosiddetti cattolici militanti sarebbero miseramente cadute

Vale la pena di leggere la voce di Wikipedia Stepchild adoption   per farsi una idea più serena e documentata.

In realtà questa è forse la più grande riforma economica di questo governo perché incide sull’economia reale. Pensate a quante precarietà ed incertezze, a quanto dolore, a quanti blocchi potrebbero essere sciolti con una buona legge. Il matrimonio non è solo l’espressione di un intenso amore e una duratura passione è molto spesso un contratto per attivare una nuova impresa, impresa di vita che in quanto tale è anche economica.

Basta pensare alla famiglia nell’economia contadina.

Le famiglie modellate dalla nuova legge non potrebbero rispondere ad una esigenza di efficienza e dinamicità delle economie postindustriali che si basano su grandi coabitazioni in agglomerati urbani infiniti? Quanto vale una coppia che decide di mettersi in società per la vita o per un tratto abbastanza lungo? mutui, ristrutturazioni, mobili, intrapresa …

Quanto potrebbe valere l’esistenza di unioni civile che coinvolgano gli anziani?

Ne scrivevo nel 2012  in un post sulle misure da prendere per rianimare l’economia considerando l’invecchiamento della popolazione. Ne riporto qui un breve paragrafo.

Un nuovo diritto di famiglia per nuove aggregazione comunitarie

 Affrontare il problema degli anziani tenendo conto della disgregazione delle famiglie tradizionali vuol dire che nel nuovo diritto di famiglia oltre a contemplare il caso delle coppie omosessuali occorrerebbe regolare e proteggere tutte quelle convivenze anche plurime che affrontano la condivisione del problema della salute e dell’invecchiamento. Immagino che in un mondo più frugale, con meno risorse individuali, la possibilità di andare a convivere in una nuova casa o in un borgo antico da parte di amici che hanno perso la moglie o il marito o che sono sempre stati single, la possibilità di ristrutturare fondendo appartamenti o condividendo servizi comuni sarà la soluzione del problema di un’assistenza di cui avremo bisogno anche se non saremo ammalati cronici. L’abolizione della tassa di registro servirebbe anche a questo.



Categorie:Economia e finanza, Politica

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  1. Terribile sospetto | Raimondo Bolletta

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