Italia varia e avariata 2

Seconda variazione, altre differenze.

Con la Metro arrivo rapidamente oltre Pero da dove un autobus mi conduce a destinazione attraversando comuni ormai fusi in un’unica periferia quieta, con un traffico canalizzato ed ordinato, spallette rasate di fresco, corsie per le bici, aiuole e rotonde fiorite. Niente scritte sui muri.

Per un romano questo è  un altro mondo, star seduti comodamente su sedili di velluto puliti e quasi profumati con poca gente che sale e scende ordinatamente … ascolto i discorsi, la maggioranza sono giovani donne straniere molte dell’est, alcune velate, i bambini in carrozzella sono tutti stranieri si vede dal colore della pelle e dalla forma degli occhi.

Percorro a piedi un ultimo tratto di strada in mezzo a un quartiere silenzioso con pochissimo traffico solo qualche mamma velata con bambini piccoli al seguito, arrivato a scuola entro senza difficoltà cioè senza dover suonare alcun campanello ma sono intercettato gentilmente da due vigili bidelle alla porta, devo raggiungere l’edificio della scuola media attraversando quello della scuola elementare così attraverso un cortile in cui l’erba è tagliata, un cortile pulito con la ghiaia risistemata di fresco e gruppi di ragazzi che già corrono per scaldarsi nell’ora di ginnastica.

A scuola è tutto pronto e l’accoglienza è calda. Ma della scuola non devo parlare qui violerei la riservatezza che mi vincola nel lavoro che sto facendo.

Finito il test, nell’andarmene, noto che in un angolo dell’edificio sono in corso dei lavori e degli operai stanno sistemando della finestre.

Nel percorso di ritorno sull’autobus c’è maggiore animazione, gli studenti del liceo  stanno uscendo per tornare a casa, stessa composizione, prevalenza di non milanesi, molti hanno  tratti somatici non ariani.

A questo punto la riflessione è stata fin troppo facile e spontanea. In questi luoghi ordinati e ricchi una popolazione autoctona invecchiata e impotente con figli e nipoti dal futuro incerto vede queste presenze come una invasione, sente la vitalità di queste famigliole, che corrono e si danno da fare  trascinando frotte di ragazzini colorati, come una minaccia, come un fastidio, provano paura e e sentono la nostalgia di un recente passato in cui il campanile e l’oratorio erano il fulcro della convivenza civile.

A proposito, lungo il percorso vedo un enorme striscione colorato con l’invito per la festa dell’oratorio.

Qui ho sentito le radici profonde del salvinismo meno cattivo ma più pericoloso.

Il racconto prosegue

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Categorie:Riflessioni personali

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3 replies

  1. Dal racconto mi aspettavo un finale da integrazione riuscita. Attendo il seguito.
    Maurizio collega in pensione residente ad Hammamet … Aiutiamoli nei loro paesi

    "Mi piace"

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  1. Italia varia ed avariata 1 | Raimondo Bolletta

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