Un colabrodo

Il dibattito politico nazionale è stato occupato dallo scandalo delle informazioni riservate diffuse da almeno un ufficiale dei finanzieri che accedeva al data base dell’antimafia. Queste informazioni erano alla base di articoli scandalistici pubblicati da Domani e ripresi da molti altri giornali a danno di alcuni personaggi politici, prevalentemente di centro destra. Ovviamente la corporazione dei giornalisti ha difeso se stessa e la possibilità di diffondere notizie anche carpite in modo illegale e di proteggere con il segreto professionale le proprie fonti. Così ha fatto la corporazione dei magistrati i quali sono poco disposti ad ammettere che anche tra loro non è tutto oro quello che splende, mentre i politici sono stati la parte offesa vittima dei pregiudizi degli antagonisti. Naturalmente questa cagnara tra gruppi di potere contrapposti ha impedito di capire se queste rivelazioni fossero realmente significative, se svelavano nuovo marciume rispetto a quello già emerso nel tempo o se ci si straccia le vesti per irregolarità formali non gravi che se fossero soppesate da un giudice sarebbero eventi non penalmente rilevanti ma solo moralmente discutibili. Insomma un nuova ventata di vesti stracciate, sfruttate dalla maggioranza per alimentare il vittimismo che frutta voti e consensi.

E’ la cultura del sospetto che alimenta tutto ciò. Il data base incriminato si chiama SOS , Segnalazione Operazioni Sospette, che è alimentato da operatori finanziari che realizzano transazioni di una certa entità di somme liquide la cui provenienza o le cui destinazioni non sono chiare. Di fatto le banche di fronte a movimenti che superano i 10.000 euro vogliono conoscere e acquisire la certificazione della natura dei pagamenti e, in generale per evitare multe o noie, facilmente fanno la segnalazione alla Banca d’Italia scaricando sul data base la responsabilità di eventuali indagini per accertare se si tratta di autoriciclaggio di danaro di provenienza illecita o di finanziamento del terrorismo. A questo data base possono accedere i magistrati e solo loro, ma per farlo si debbono avvalere di collaboratori vari, innumerevoli, che possono formulare delle interrogazioni con apposita password. Da quanto hanno dichiarato i procuratori Melillo e Cantore le interrogazioni non autorizzate sono migliaia e il finanziere curioso non era solo, isolato, ma dobbiamo ritenere che ce ne siano stati molti. Solo curiosi o interessati a ricatti e maneggi? Vedremo, temo che avremo qualche notizia chiarificatrice tra 10 anni, a babbo morto. Intanto cosa fare per evitare che queste informazioni raccolte con il sistema della rete a strascico in cui pesci grossi e alicette finiscono nello stesso mucchio vengano cancellate nell’ennesima riforma del sistema antievasione e antimafia? Come evitare che ricerche mirate siano utilizzate in macchinazioni politiche?

Semplice! Prevedere che da questo momento in poi chiunque si mette in politica, oltre a depositare quelle dichiarazioni spesso parziali o infedeli alle Camere sul proprio stato patrimoniale e finanziario, vedano pubblicati tutti i record del database SOS che li riguardano. Ciò dovrebbe essere previsto per tutti coloro che si candidano in una elezione politica, da quelle amministrative comunali, a quelle legislative nazionali o europee. Su quei dati tutti i giornali potranno sbizzarrirsi a costruire propri teoremi a fare inchieste e accertamenti per dimostrare che tizio o caio hanno rubato o hanno frequentazioni inaccettabili. Sarebbe un modo per dissuadere dalla politica chi ha scheletri negli armadi o amicizie compromettenti.



Categorie:Politica

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