Riflessioni agostane sulla scuola

Seguo con preoccupazione e a volte con angoscia il dibattito sulla riapertura delle scuole. Avevo scritto qualcosa il 20 giugno cercando di applicare anche a questo contesto il modello delle bolle sociali e avanzando qualche proposta di buon senso che purtroppo vedo poco presente nell’attuale dibattito.

lontano ricordo delle mie elementari, cartelli del genere erano attaccati alle pareti delle aule

La questione non mi riguarderebbe più direttamente e penso spesso che i miei colleghi dirigenti sono in una posizione difficilissima che non invidio affatto. Tuttavia tra le mie riflessioni del risveglio mattutino c’è sempre anche la scuola.

La scuola è stata oggetto ed è tuttora oggetto di un attacco concentrico da destra e da sinistra, è attaccata dalle corporazioni interne, dall’utenza, dai media. L’attacco è subdolo perché tutti unanimemente ne rivendicano la centralità e l’importanza ma ciascuno ne declina caratteristiche diverse adattate ai propri particolari interessi e alla propria ideologia. Il fatto che per mesi sia rimasta fisicamente chiusa consente a chicchessia di considerarla agonizzante e incapace di intendere e di volere.

Il primo attacco, temporalmente, ha riguardato la didattica a distanza che in modo a volte eroico singoli docenti, gruppi, intere scuole, reti di scuole, associazioni culturali hanno in pochi giorni attivato per rimediare in qualche modo ad un terremoto che nessuno poteva prevedere.

Subito ci sono stati i puristi, quelli che arricciavano il naso perché non si trattava della corretta forma proposta da anni da coloro che si occupavano di nuove tecnologie educative, poi ci sono stati quelli che dicevano che mancava l’empatia e lo sguardo diretto, quelli che dicevano che così i programmi non sarebbero stati completati, infine quelli che da sinistra reclamavano il fatto che la didattica a distanza premiava i ricchi a svantaggio delle famiglie che non potevano permettersi il tablet. Il meccanismo è stato identico a quello che si è sviluppato intorno al disperato ed eroico impegno della sanità per prestare assistenza a una popolazione che in certe città era decimata come mosche. Gli eroi della tastiera, noi perditempo che passiamo ore leggendo le cazzate dei nostri simili, hanno lentamente smontato e sgretolato quel poco o quel tanto che i docenti e le scuole sono riusciti a mettere in campo con le proprie forze. Ovviamente i moralisti e gli efficientisti si sono stracciati le vesti perché il governo aveva deciso una promozione generalizzata pur in presenza di una valutazione che i consigli di classe avrebbero comunque formulato. A questo punto giornalisti dal doppio cognome hanno lanciato il grido di dolore, aprite le scuole vere, basta con questa buffonata dell’educazione a distanza, tutti a scuola altrimenti ci perdiamo una generazione! Ma attenzione, ciò deve avvenire in sicurezza rispettando i sacri canoni stabiliti dai medici. Mancano gli spazi? vedete, lo abbiamo sempre detto, la scuola pubblica non funziona, dobbiamo investire in aule, in banchi, in mascherine, in disinfettanti, ma tutti in riga, tutti presenti nessuno faccia il furbo per starsene a casa. Quanti di noi hanno pensato che con qualche scuola privata in più le famiglie (abbienti) avrebbero potuto assicurare luoghi di apprendimento più sicuri?

Insomma il capolavoro è stato screditare la scuola pubblica e cancellare l’esperienza della DaD considerandola come fallimentare: ci rimane la vecchia scuola ordinata con i banchi allineati e gli studenti costretti a non comunicare come se fossero tutti infetti. Ci rimane una scuola commissariata dal medico scolastico e dai presìdi territoriali della salute, da protocolli rigidi entro i quali si deve stare se si vogliono evitare denunce, multe e risarcimenti. Bene fanno i dirigenti scolastici a chiedere lo scudo penale, ne avevo già parlato nel mio pezzo di giugno.

Riflessione di questa mattina a colazione: le scuole diventeranno come i B&B in cui le colazioni sono servite con cibi celofanati e sigillati, guai a presentare un cornetto caldo. Forse nessuna norma lo vieta esplicitamente il cornetto caldo o la fetta di torta della nonna ma per un gestore pigro è facile sostenere che le norme lo impediscono. Mi terrorizza una scuola governata dalle procedure e dalle norme che non sono interiorizzata dal collegio docenti e dagli studenti, il tutto per la paura di un contagio che si sa molto improbabile.

Ma caro Bolletta sei impazzito anche tu? sei per la deregulation e vorresti che le scuole diventassero come tante discoteche senza regole?

Tutt’altro, sto dicendo che le regole devono essere conosciute, capite, condivise solo allora diventano efficaci e non mortificano nessuno neppure i giovani esuberanti che scalpitano e devono crescere con gioia.

Ora devo introdurre una nuova riflessione che facevo in questi giorni proprio osservando giocare i miei nipotini. La carenza più grave nell’attuale dibattito sulla scuola, o almeno in quel poco che sono riuscito a seguire in queste settimane, è di non vedere gli studenti come una risorsa ma solo come un problema.

Le scuole sono una risorsa.

In giugno mi illudevo che l’autonomia delle scuole sarebbe stata valorizzata e immaginavo una specie di jam session nel sistema scolastico. Mi pare invece che stia prevalendo l’idea che la scuola sia la grande ammalata da curare e da assistere in modo centralizzato ed uniforme. Le scuole, le singole scuole, sono in realtà delle comunità in grado di elaborare decisioni e strategie e sono il solo strumento in grado di educare capillarmente alcuni milioni di individui attrezzandoli anche nella difesa dal virus per rallentarne la sua diffusione.

Cari medici, lasciate che gli insegnanti definiscano ed attuino attività con i ragazzi che siano abbastanza sicure e che siano in grado di renderli attori consapevoli della lotta al virus, senza troppe paure ma con serena intelligenza. La nostra gioventù va educata alla gestione della propria vita, va allenata a convivere con sufficiente sicurezza con un virus pericoloso, va occupata perché non debba sopire la paura e la noia con aperitivi, balli e droghe, va arricchita con l’accesso alla cultura, con l’apprendimento di competenze utili alla vita adulta. La scuola non è il problema ma la vera risorsa.

E se le scuole sono la risorsa, dentro le scuole anche gli studenti sono una risorsa. I ragazzi e le ragazze non sono una massa inerte e pericolosa da gestire e reprimere ma sono il centro vitale di un organismo che deve crescere. Come coinvolgere attivamente i ragazzi in questa nuova lotta di trincea? Anche un bambino delle elementari potrebbe passare uno straccetto con un disinfettante sul proprio banco prima e dopo l’uso … o questo è assolutamente improponibile? se sono troppo piccoli allora si potrebbe pensarlo per un ragazzino di scuola media? e perché no per un ragazzo delle superiori? Quante azioni minute, capaci di ostacolare il contagio potrebbero essere attivamente gestite da studenti volontari disponibili? La scuola è la loro casa e loro non sono principini accuditi da una squadra di inservienti, cameriere e governanti. Quante scuole hanno previsto unità didattiche introduttive per educare i ragazzi a gestire bene il rientro, a capire il perché di certe cautele, quante discussioni libere saranno attivate per socializzare l’esperienza del lockdown, quanto sarà concesso loro per appropriarsi dei nuovi spazi e per personalizzarli?

Dopo il ferragosto, in questi giorni, quando ancora lavoravo, cominciavo a svegliarmi presto e a programmare mentalmente il rientro pieno di energia e di voglia di far meglio dell’anno precedente, poi arrivavano i temporali, tornavamo a Roma in trincea, questo sempre, anche quando non c’era l’incertezza del corona virus. Mi piace pensare che in questo momento almeno 400.000 persone stiano mentalmente programmando il rientro a scuola senza paura ma con la serena determinazione di professionisti che sanno di non essere soli nel compito di aiutare i giovani che saranno loro affidati in una crescita resa difficile da un virus insidioso. Sono convinto che è questione di qualche mese, al massimo di un anno ma che i tanti virus e tanti cancri non vinceranno.



Categorie:Coronavirus, Cultura e scuola

3 replies

  1. Bravo raimondo!!!

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  1. Idee agostane sulla scuola | Raimondo Bolletta
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