Leggere per capire

Il 2 agosto del 1990 ero in vacanza a Canazei con la famiglia e a colazione assistemmo in televisione attoniti all’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq. Fu l’inizio di una lunga stagione di guerre in cui il ristabilimento della sovranità dello Stato invaso ed annesso fu decretato dall’ONU e realizzato da una coalizione di Stati guidata dagli Stati Uniti. Quando, quasi due mesi fa, ascoltai la notizia dell’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina provai la stessa paura del ’90, lo stesso smarrimento. In questi giorni la mia memoria ricostruisce analogie forse improprie tra le due vicende, in entrambi i casi un rais e un autocrate da sconfiggere e forse da eliminare o spodestare. Ricordo che nei lunghi dibattiti sulla necessità di scatenare una seconda guerra in Iraq per farla finita con Saddam Hussein, qualcuno sostenne che per capire le ragioni e le tattiche della controparte occorreva conoscere meglio la cultura di quel paese, forse bastava leggere le Mille e una notte.

Di quale cultura dovremmo dotarci per capire e interpretare le strategie di Putin in questa guerra? Cosa ci serve per capire l’animo russo che in questo momento ci sembra così lontano dalla nostra sensibilità?

Intanto, come ho già sostenuto in questi post, bisognerebbe tenere a mente i fatti anche più recenti, ricordare che questa guerra in Ucraina non nasce a freddo per volontà di un pazzo ma è lo sbocco di un lungo processo storico che dopo lo sgretolamento di un impero dispotico e di una ideologia totalitaria ha lasciato aperte ferite, rivalse e vendette sanguinose. Più recentemente non possiamo dimenticare che questa guerra è iniziata 8 anni fa con la secessione delle repubbliche del Donbas, repressa con azioni militari, con una guerra civile di trincea che ha causato prima dell’invasione russa 12.000 morti e immani distruzioni materiali. In queste settimane mi sono messo a leggere ciò che potevo per avere più informazioni e per capire con una logica che per me è una regola di vita: per vivere bene e in pace devi sempre sforzarti di capire le buone ragioni dell’altro che consideri tuo avversario.

Ho deciso di leggere anche il libro La Russia di Putin di Anna Politkovskaja, pubblicato nel 2004, due anni prima della sua uccisione per mano di sicari del suo paese. E’ un libro molto bello, da leggere come un romanzo, popolato com’è di personaggi emblematici della storia recente della Russia. Questa lettura mi ha confermato nella convinzione che siamo in presenza di un sistema di potere mafioso che come un cancro si è diramato in Russia, in Europa, nell’Occidente ricco e anche negli interstizi dei paesi poveri in cui è possibile fare affari lucrosi. C’è qualcosa di nuovo in questa guerra, non è solo uno scontro tra sistemi politici o tra etnie ma la manifestazione di quanto l’accentramento di interessi economici svincolati da qualsiasi etica possa creare mostruosi disastri disumani.

Alcuni punti mi hanno maggiormente colpito nel racconto:

  • la struttura dell’esercito, vero nerbo della nazione, che, a un armamento moderno e super tecnologico, unisce una massa di giovani reclute lasciata al violento arbitrio dei comandanti di carriera e gestita come carne da macello,
  • la crisi economica legata al default finanziario e politico dell’inizio degli anni 90 che portò alla democrazia e al liberismo nell’era di Eltsin fu così dura che gran parte della popolazione, anche delle grandi città, fece l’esperienza della fame in tempo di pace,
  • la diffusione della droga che decimò i giovani del decennio che portò alla vittoria di Putin alle elezioni,
  • l’imprinting del reducismo dalle guerre dell’Afganistan, della Cecenia, della Giorgia, della Siria che corrompe le coscienze in ogni struttura e in ogni potere privando di valore la vita umana.

Paradossalmente il libro, che leggevo come un atto di accusa contro Putin, forniva gli elementi per capire che il popolo russo, o meglio la generazione che aveva vissuto la transizione di Eltsin e le guerre più recenti, vedeva in Putin il salvatore, il grande padre, quello che aveva messo le cose a posto con l’ordine, consentito il lusso ai più intraprendenti, realizzato l’uscita dalle umiliazioni inflitte dell’Occidente capitalistico. Mentre leggevo, spesso trovavo qualche analogia con la situazione italiana dell’era Berlusconiana in cui al capo si perdonava tutto se garantiva la libertà, libertà di intraprendere, di arricchirsi, libertà dai lacci e dai laccioli della morale cattolica.

Ma, se quello che racconta la Politkovskaia è vero, allora le sanzioni economiche così come sono state concepite in questa guerra sono controproducenti perché rafforzano il consenso politico intorno a Putin senza indebolire subito l’apparato militare: la popolazione, gran parte della popolazione, ha già sperimentato la miseria che ha già imputato al sistema economico occidentale e, ora, nuove minacce di restrizioni economiche e di guerre commerciali da parte dell’Occidente non possono che rinforzare il consenso a Putin. Cosa fare?

Noi europei dovremo avere meno sensi di colpa per la nostra ignavia e per le nostre paure e essere realistici e pragmatici, più cinici, sapendo che i sacri principi, i sacri confini, i sacri valori sono balle di un mondo che sta scomparendo. Sul piatto di un accordo che risolva la situazione ci dovrà essere l’annullamento da un giorno all’altro delle sanzioni, ci dovrà essere la ripresa dei flussi di gas, la ripresa dei commerci anche perché regioni povere del pianeta hanno bisogno del grano russo e ucraino e l’Europa non sopravviverebbe ad un proprio impoverimento unito a un impoverimento ulteriore di masse diseredate che prima o poi si ribelleranno e giocoforza invaderanno l’Europa, magari affogando a migliaia nel mar mediterraneo, come accade già ora.

Ma quale leader europeo è in grado di assumere una posizione del genere? come? sarebbe annientato rapidamente da media ormai schierati con il settimo cavalleria. In effetti alcune sanzioni economiche forti dovrebbero essere prese contro i nemici interni: ristrutturare la nostra economia in modo che l’illegalità, la corruzione, la mafiosità non trovino spazio, i rivoli e i fiumi in piena di denaro sporco proveniente dallo sfruttamento delle risorse naturale e degli umani dovrebbero essere vigorosamente arginati. Libera circolazione dei panfili e dei ricchi turisti russi, visto che produciamo beni per i ricchi, ma attenzione alla provenienza dei capitali che stanno colonizzando i nostri sistemi produttivi condizionandoli al punto che le sanzioni economiche per arginare una guerra diventano controproducenti e inefficaci.



Categorie:Politica, Ucraina

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