L’enigma dell’acciaieria 2

In queste ore sembra che l’enigma dell’acciaieria e il destino dei superstiti del battaglione Azov trovino una soluzione, quella che immaginavo nel primo post sull’argomento.

E’ il primo spiraglio di luce che si intravvede dall’inizio della guerra: riemerge il valore della vita anche dei soldati che non sono mandati a morire inutilmente ma a combattere e se non ci sono speranze di successo è giusto che possano arrendersi senza che ciò appaia come una forma di codardia. Zelensky ha dimostrato di essere un accorto politico cedendo quando ormai il termine del 9 maggio è stato superato e quando la resistenza di Mariupol ha già consentito alle forze ucraine di prepararsi contro fasi nuove dell’avanzata dei russi verso ovest. Ha fatto arrendere i suoi nell’acciaieria quando l’Ucraina si è sentita più forte e più organizzata. Ha contrattato una resa dei suoi uomini alle forze ucraine ribelli delle repubbliche autoproclamate, riconoscendo di fatto quelle forze come entità distinte dagli invasori russi che potranno in futuro gestire e contrattare una soluzione della guerra civile ucraina, quella guerreggiata da 8 anni.

Sembra che le forze evacuate siano poco numerose, circa un terzo di quanto veniva dichiarato dall’Ucraina fino a qualche giorno fa. Ciò potrebbe dipendere dal fatto che le forze effettive in campo non vengono dichiarate esattamente, e allora la resistenza di 300 giovani nelle catacombe di Azovstal è stata ancora più epica ed eroica, oppure che sia vera la mia ipotesi un po’ romanzata e che cioè esistano delle via di fuga segrete che hanno consentito di recuperare qualche centinaio di combattenti che sono ritornati nelle retrovie ucraine. L’enigma rimarrà insoluto per molto tempo anche perché questi prigionieri in mano alle forze filorusse saranno una merce di scambio complicata da gestire. Infatti la loro sopravvivenza sarà una spina nel fianco sia di Putin che non potrà attuare una soluzione finale che gli consenta di cantare vittoria sia per Zelensky che toccherà con mano che, passata la paura dei russi, la varietà delle posizioni politiche e delle forze militari e paramilitari in campo in Ucraina tornerà ad animare crudamente la vita politica del dopoguerra.

Il ritorno alla normalità, all’idea che si debba finire questa pazzia della guerra è stato segnato dalla manifestazione in piazza delle donne del battaglione Azov. Le donne, le giovani donne hanno avuto un ruolo decisivo sia nel motivare i maschi a combattere sia ora a reclamare la pace o almeno una interruzione dei combattimenti.

Con il senno si poi – 22 maggio

Finite le operazioni di evacuazione i membri del battaglione Azov sono più numerosi del previsto e contrariamente alle mie ipotesi romanzate sull’esistenza di uscite segrete si sono arresi anche i comandanti del battaglione quelli più conosciuti e per i quali forse saranno istruiti processi sommari circa eventuali crimini di guerra. Come è tipico di questa guerra qualche sprazzo di luce si esaurisce immediatamente con aggravamenti sul campo che allontanano qualche soluzione. Presa Mariupol, ora si prospetta una fase di attesa in cui i russi possono resistere sulle loro posizioni avendo come retrovie un continente mentre Zelensky ha molti alleati che sono già un po’ stanchi del logoramento delle sanzioni e delle rinunce alle risorse energetiche della Russia.



Categorie:Politica, Ucraina

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