Volendo intravvedere spiragli di luce vorrei segnalare che l’Italia, per mano del suo ministro degli esteri, ha proposto un piano di pace per il conflitto ucraino depositandolo presso l’ONU, ciò in coincidenza con l’appuntamento di Draghi con il parlamento a cui ha riferito dell’evoluzione della posizione del governo nella crisi ucraina. Non so dire quanti siano i piani di pace analoghi presentati da paesi che in questo momento sono coinvolti nella crisi, potrebbe anche darsi che noi italiani siamo gli ultimi della lista ma credo che sia importante per noi e per la situazione generale che si incominci a delineare un panorama futuro per la soluzione della crisi.

La cosa interessante è che il piano, riprendendo sostanzialmente quanto era previsto dagli accordi di Minsk, ipotizza una soluzione del tutto diversa da quella che in questi giorni gli ucraini stanno vagheggiando: gli ucraini vogliono che il proprio territorio sia completamente liberato dalle truppe russe e che le sanzioni dure dell’Occidente indeboliscano radicalmente la Russia. Leggo che questo piano non è approvato da tutti coloro che immaginano la possibilità di far saltare completamente Putin o addirittura il sistema sociale che lui ha costruito in questi anni. Trovo utile che l’Italia assuma una posizione indipendente dal mainstream occidentale sulla questione ricordando che in uno Stato che voglia entrare nell’Unione Europea devono essere rispettate le minoranze linguistiche ivi comprese le minoranze russofone. Quindi l’autonomia delle repubbliche autoproclamate sarà una condizione per la pace in ogni caso anche se rapidamente le forze ucraine riuscissero a cacciare ogni militare russo dai propri confini.
Noto che nei media questa iniziativa del governo italiano non ha trovato grande eco come se fosse del tutto irrilevante. Non voglio illudermi, ma dobbiamo riconoscere che i quattro punti proposti come possibile soluzione di pace sono una bella provocazione nel dibattito arruffato e difficile che questa crisi sta generando in tutte le cancellerie. Ora che il David è diventato, con l’aiuto dell’Occidente, il nuovo Golia deve essere in grado di gestire la vittoria che non potrà essere piena per il semplice fatto che il nuovo David nella sua fionda ha un sasso chiamato bomba atomica.
Personalmente avrei aggiunto, per rendere più appetibile questa proposta, l’esplicita disponibilità dell’Occidente di ritirare tutte le sanzioni economiche e la promessa di un piano europeo per la ricostruzione delle infrastrutture dell’Ucraina distrutte in questa guerra, ci guadagneremmo tutti in ogni caso.
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