Barca avrebbe risposto correttamente a 2 delle mie tre domande di ammissione che ho proposto a Renzi. Forse Barca non ha fatto il boy scout e quindi è esentato dalla prima. Certamente conosce bene il fiscal compact e conosce il funzionamento delle istituzioni pubbliche.
Nell’ormai famosa burla-scoop dello sfogo al finto Vendola c’è un inciso che nessuno a commentato: questi mi dicono di fare il ministro dell’economia ma manco mi chiedono cosa vorrei fare, e se dico di fare una patrimoniale di 400 miliardi che direbbero?
Il problema sta tutto qui. Il fiscal compact che è ormai stato accettato dal precedente parlamento all’unanimità prevede un rientro del debito pubblico in 20 anni di circa 400 miliardi, se non si cresce di almeno il 3% all’anno senza deficit reali annuali. Monti e Letta sono riusciti a onorare la scommessa guascona di Berlusconi di avere il bilancio in pareggio nel 2013 (per l’Europa andava bene anche il 2014) ma ora comincia il peggio.
Il vero motivo per cui il partito democratico non ha vinto, non ha convinto né quelli più a sinistra né i moderati di centro è che non ha voluto affrontare in termini chiari la questione della patrimoniale. Renzi pensa che il suo colpo di reni che riaccenda il motore dello sviluppo possa risolvere il problema ma non sa che i paesi già ricchi e sviluppati difficilmente possono avere quelle dinamiche di crescita che i paesi poveri possono presentare. Bisognerà tassare per restituire i debiti contratti.
Barca ha, in un inciso, posto il vero problema attuale, quello decisivo per una forza che voglia salvare il capitalismo e la ricchezza del paese e realizzare una redistribuzione più equa: attuare una incisiva tassa patrimoniale distribuita sui vent’anni di applicazione del fiscal compact.
Come? Nei miei soliloqui da pensionato tecnologico provai a fare una proposta, più ci penso più mi sembra che sia l’unica strada praticabile.
La patrimoniale 1 Posted on 14 novembre 2012
La patrimoniale 2 Posted on 16 novembre 2012
Categorie:Economia e finanza, Politica
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