Il tempo

Riflettere sulla variabile tempo in questa fase concitata della vita politica italiana non sarebbe male. Noi anziani pensionati abbiamo una percezione molto deformata  del tempo che passa sia perché dimentichiamo gli eventi a breve sia perché siamo spesso immersi nel mondo virtuale dei media in cui passato e presente spesso si confondono con il futuro.

corsa

Come ho sostenuto, la mia percezione attuale è quella di un disordine caotico in cui si affastellano teorie, fatti, supposizioni, pettegolezzi, giudizi, preconcetti, battute ad effetto, foto, esattamente come accade in qualsiasi social in cui si passa dalla foto del gattino a quella del bimbo squartato di Aleppo. In questa confusione si può affermare che la Costituzione del 48 è la più bella del mondo e una secondo dopo asserire che il Capo dello Stato se designa il Presidente del Consiglio compie un piccolo colpo di stato. Si può promettere di ritirarsi dalla vita politica e poi restare a presiedere un intero partito, dire che l’Italicum fa schifo e qualche giorno dopo chiederne l’estensione alla elezione del Senato, chiedere il proporzionale e disprezzare le coalizioni di governo … tutto ciò è possibile perché la scala del tempo è diventata elastica si allunga e si accorcia a piacimento e non consente di riflettere e di capire ma solo si emozionarsi.

Sul fattore tempo vorrei appuntare qui due riflessioni, la prima riguarda la richiesta di elezioni immediate e la seconda riguarda l’errore capitale di Renzi.

Discutendo la questione delle elezioni immediate e la conseguente necessità di disporre di leggi elettorali adeguate a garantire la rappresentanza e la governabilità, Maurizio Caprara del Corriere citava la commissione di Venezia del Consiglio d’Europa. Una raccomandazione di tale organismo internazionale, formulata soprattutto per quei paesi in cui si deve passare da sistemi totalitari a sistemi democratici e parlamentari, era di approvare le leggi elettorali per le elezioni successive nel primo anno di vita del parlamento e di evitare di farlo a ridosso delle successive elezioni. Ciò per non violare il diritto di chi, non rappresentato in parlamento, avesse intenzione di presentarsi alle successive elezioni, poiché tale decisione, presentare dei candidati, dipende fortemente dalle caratteristiche della legge elettorale e dal tempo necessario per organizzarsi e fare campagna elettorale. Questa raccomandazione della Commissione di Venezia mi ha suggerito un nuovo modo di pensare al problema che rende ai miei occhi ancora più velleitaria e insulsa la pretesa che in tempi rapidissimi si vada a nuove elezioni.

I tempi tecnici non sono solo vuota ed insulsa burocrazia ma sono anche un giusto riconoscimento dei diritti di tutti i cittadini, non solo dei gruppi politici che sono già ben rappresentati in Parlamento. Peraltro la fretta è sempre una cattiva consigliera. Comunque la fretta accomuna Renzi, Grillo, Salvini e Meloni, leader di movimenti tutti segnati dal mito della velocità e del cambiamento, del movimentismo.

E’ legato al fattore tempo anche il più grave errore strategico di Renzi. In effetti il  parlamento attuale si stava accingendo nel 2013 a dar vita ad una legislatura più corta dopo il fallimento di Bersani che, non avendo ottenuto la disponibilità dei grillini per un governo transitorio in vista delle elezioni, si rifiutò di presiedere un governo di larghe intese con l’appoggio di Berlusconi.

Si uscì da quell’empasse con una formula simile a quella del governo Monti: il governo Letta doveva cambiare la legge elettorale Porcellum ormai inadeguata a rappresentare un elettorato tripolare e fare alcune riforme economiche ed istituzionali da tempo richieste. Un governo del presidente il quale attraverso una commissione di saggi ne aveva di fatto scritto il programma e  che consentiva in quel modo alle due forze politiche di collaborare senza compromettersi troppo. Letta, un po’ come Gentiloni ora, era una figura di secondo piano, preparato e serio ma sempre rimasto in seconda fila, timido e rispettoso.

Con un Bersani indebolito e vilipeso, Renzi ebbe gioco facile a stravincere nel congresso del PD diventandone segretario alla fine del 2013. A quel punto Renzi non seppe aspettare il suo momento, pensò di essere più bravo del suo fratello di partito, il quale nel frattempo penava le pene dell’inferno a tenere in piedi un governo che ogni giorno subiva le provocazione del suo azionista di maggioranza Berlusconi. Letta mostrò allora carattere e forza  facendo scoppiare le contraddizioni interne alla casa delle libertà e formando di fatto un governo politico con una propria maggioranza sorretto dai transfughi della destra, Alfano & C.

Letta andava sollecitato a realizzare il programma concordato per andare alle elezioni appena possibile ma Renzi non sapeva aspettare, era ingolosito dall’idea di presiedere l’Europa nella successiva primavera, non si fidava della lealtà di Letta e subentrò promettendo tempi veloci, una riforma al mese, meraviglie e sviluppo, lavoro ed ogni ben di Dio. Un ovvia conseguenza dell’allargamento del programma politico era il tempo necessario alla sua realizzazione, non bastava quello concesso a Letta, occorreva tutta la legislatura, visto che ormai una maggioranza nuova si era costituita.

Fu per lui una scelta letale: un accordo sincero e leale con Letta avrebbe loro garantito la vittoria nelle elezioni anticipate. Ma volere tutto  e subito lo ha condannato a stare ora nell’angolo ed è tornato a fare, in condizioni molto peggiori, quello che avrebbe dovuto fare con Letta: ora deve sostenere il governo Gentiloni che però ha un percorso ancora più impervio e stretto che difficilmente potrà salvare elettoralmente il partito, se il partito non cambierà radicalmente. Probabilmente nelle prossime settimane Renzi accelererà ancora i tempi per pretendere che anche Gentiloni si tolga di mezzo in giugno per consentire un nuovo bagno di sangue nelle cabine elettorali.

Chissà, forse chi sa aspettare con pazienza e gestisce prudentemente il tempo proprio e quello degli altri, riesce a raccogliere frutti più abbondanti, a volte si vuole accelerare la corsa perché si ha paura di ciò che accadrà, l’attesa è più lieta e serena se si nutre una speranza di qualcosa di realmente migliore.

 



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