Questa riflessione sui massimi sistemi, forse un po’ caotica e inconcludente si sta alimentando proprio con le interazioni della rete. Questa mattina ho letto su FB un bell’articolo dal titolo Macron e i disastri del radicalismo politico.
E’ un testo che vale la pena di leggere e di meditare con attenzione. La lettura psicanaliticheggiante della situazione mi conforta nell’uso di qualche battuta circa il ruolo nevrotizzante della rete e la presenza di atteggiamenti narcisistici in molti protagonisti della politica.
Il punto che mi ha colpito di più dell’articolo è un’osservazione forse banale che però risolve bene la questione che in questi 4 post ho cercato di esaminare.
Un volta la classe operaia, che si trovava quotidianamente in fabbrica come soggetto collettivo, faceva da collante tra l’istanza particolare e quella universalistica. Il consenso alle sinistre derivava da questo collante. Oggi il soggetto collettivo delle sinistre radicali è un soggetto ideale, non c’è più, è svanito come neve al sole. I fenomeni clinici che emergono da questa perdita dell’oggetto amato sono l’isteria, il dipingere l’oggetto sulla scena del fantasma, oppure la nostalgia, il sentire la sua assenza come perdita e provare a ripensare il mondo, con umiltà e un pizzico di realismo.
E’ la dimensione comunitaria della nostra società che si è lentamente ed inesorabilmente disciolta, per la sinistra politica sono sparite le fabbriche come punto di aggregazione dove tutti i giorni si va a lavorare, si lotta, ci si diverte talvolta, si vive gran parte della giornata. E’ sparito il collante per stare uniti, per lottare insieme, la visione di ciascuno è particolare, egoistica, individualista, al massimo si lotta a difesa del proprio piccolo orticello.
Un piccolo aneddoto per farmi capire: un giovane che conosco ha fatto un colloquio di lavoro all’estero in una grande multinazionale di Internet. Superate brillantemente tutte le prove per due giorni consecutivi si è alla definizione del compenso che dato il livello doveva essere contrattato. A pranzo viene accompagnato alla mensa da un dipendente che potrebbe essere in futuro un suo collega. Cordialità e confidenza, a un certo punto il giovane italiano rischia e chiede esplicitamente quale fosse il livello degli stipendi. Io non lo so, non conosco gli stipendi dei miei colleghi ed il mio non sono autorizzato a rivelarlo. Altro che contratto collettivo! Ognuno per sé e Dio per tutti. Questa è la parcellizzazione che ha frantumato ogni forma di solidarietà di classe.
La rete non può sostituire, la famiglia, la parrocchia, la sezione di partito, la fabbrica, la corporazione, il sindacato, la banda musicale, il borgo, l’osteria.
Le organizzazioni politiche riflettono questa disgregazione, sono tante, varie ed inconciliabili. Come accade ai branchi di ruminanti di fronte al pericolo di un nuovo predatore si scappa in ordine sparso e si lascia indietro i più deboli che acquieteranno la fame dei predatori. Di fronte ai pericoli del trumpismo, della Russia dei magnati, della Cina ipertecnologica, dell’Islam aggressivo, le nazioni europee hanno la tentazione di fuggire in ordine sparso sperando che le minacce si concentrino sui paesi più deboli.
Raro vedere che si serrino i ranghi di fronte alla minaccia di un nuovo nemico.
L’allentamento dei vincoli comunitari vanifica anche i caratteri identitari: uno spaesamento che indebolisce i singoli e li rende vulnerabili, esposti appunto alle reazioni emotive gestite dalla rete e dai media che fanno da filtro della realtà.
Obama, in queste settimane di ferie forzate, deve aver riflettuto sulla propria esperienza e deve essersi chiesto dove e perché ha sbagliato, come è possibile che dopo di lui abbia prevalso il nulla. Se vedrete il filmato che vi ho segnalato nel post precedente potrete notare che il suo volto oscilla tra la serenità di chi è in pace con se stesso e con il mondo e la serietà di chi guarda con preoccupazione quei giovani con i quali sta dibattendo e che appaiono già viziati da un eccesso di attenzione per il potere e il successo. (scusate è una mia ricostruzione forse indebita). E’ molto indicativo che voglia ricominciare dall’educazione dei giovani nelle università.
Chiuse le fabbriche, sgretolatesi le famiglie, imperante l’anonimato delle città tecnologiche forse la principale ricostruzione di una identità collettiva minimamente comunitaria non parte dal soddisfacimento dei bisogni primari ma dalla diffusione della cultura e di contesti formativi in grado di irrobustire una identità personale e collettiva colta e competente. Non penso affatto a riforme della scuola tipo la buona scuola ma a processi di ricostruzione e di sviluppo di ambiti in cui le nuove generazioni possano apprendere dalle vecchie e diventare autonomamente adulti.
Del ruolo della scuola nella nostra società ne parlavo esattamente quattro anni fa.
Sulla forza della rete rispetto agli eventi politici e alla rappresentanza.
Categorie:Politica, Social e massmedia
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