Sto finendo di frequentare un corso da assaggiatore di formaggi. Nei prossimi giorni ci saranno gli esami e anche per questo scrivo meno sul blog.
Ma caro Bolletta, cosa ti viene in mente? Andrai in giro per fiere e ristoranti ad assaggiare formaggi? Nel mio corso io sono il più vecchio, ci sono molti giovani che lo fanno per avere una certificazione utile nel loro mestiere, qualche altro come me perfeziona la sua cultura gastronomica.
Una ragione non secondaria di questa scelta di frequentare un corso é la mia tenace resistenza al declino delle parole, devo tenere in esercizio la mente, in fondo è come imparare una lingua nuova, molto ristretta e specifica fatta di termini tecnici, denominazioni, contesti culturali nuovi. Altro motivo per un anziano di frequentare un corso è quello di uscire dal proprio recinto, occhieggiare altre realtà ignote, come in questo caso il mondo della produzione del formaggio.
Una cosa che ho imparato, forse un po’ banale, è che piccole variazioni nel procedimento di produzione del formaggio possono dare risultati radicalmente diversi. La produzione artigianale richiede una perizia, una attenzione, una precisione certosine a cui l’uomo moderno tecnologico non è assolutamente educato.
Siamo cresciuti e prosperiamo anche grazie all’omologazione di prodotti tutti uguali, standardizzati per cui il palato e i sensi sono poco esercitati ad apprezzare le differenze e le diverse qualità. Questa considerazione vale anche per i prodotti tecnologici, basti pensare ai telefonini o alle auto o alle infinite meraviglie presenti sugli scaffali dei nostri negozi: non abbiamo la più vaga idee di cosa ci sia dietro un qualsiasi prodotto sofisticato in termini di lavoro, risorse, progetto, per cui tutti i prodotti della perizia umana sono il dono di una magia misteriosa che aleggia nella nostra società opulenta.
Si può vivere benissimo senza saper fare bene nulla, sapendo leggere le istruzioni delle etichette … e a volte nemmeno questo è sicuro. (v. OCSE ALL)
Un altro corso che ho frequentato dopo il pensionamento riguardava la panificazione, basta variare di poco tempi, temperature, idratazione, tipo di farine, stato del lievito che la pagnotta viene del tutto diversa. Questo è il motivo per cui continuo ad impastare perché è sempre una sorpresa e si impara spesso qualcosa di nuovo.
Questa riflessione in realtà non è nuova per me, l’avevo più volte fatta osservando il lavoro degli studenti nei laboratori di cucina della scuola che dirigevo. Ciò che ad alcuni poteva sembrare pignoleria ed autoritarismo da parte degli insegnanti in realtà era la condizione perché i ragazzi apprendessero gradualmente quella cura, quella precisione, quella attenzione che costituivano la competenza di un buon cuoco o di un addetto di sala di successo. Non tutti i ragazzi si ‘piegavano’ a questa disciplina ma la maggior parte maturavano nel tempo autentiche passioni e grande competenza che immediatamente dopo il diploma sapevano utilizzare nel lavoro.
Grazie di essere arrivati fin qui a leggere, allora condividete le mie preoccupazioni che non riguardano l’invecchiamento della mia mente, non solo quello, ma soprattutto la devastante diffusione dell’incompetenza e del pressapochismo. Potrei fare un lunghissimo elenco partendo dai giornalisti che governano con le loro chiacchiere molti ondeggiamenti della nostra società, ma preferisco ricordare solo l’on. Di Maio e la sua formazione politica che sta facendo della incompetenza e dell’improvvisazione una bandiera ribellistica contro le cosiddette élite, quelle che assicurano che tutti i giorni possiamo fare la doccia calda. Il disastro a Roma lo tocchiamo ogni giorno con mano ma l’assuefazione al pressapochismo e all’incompetenza è troppo diffuso perché ci siano cittadini che alzano la testa.
Categorie:Cultura e scuola, Elezioni politiche 2018, Riflessioni personali
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