Segnalo un interessante articolo di Post sulle bolle sociali come una delle strategie adottate in altri paesi per gestire la fase dell’allentamento dei vincoli del blocco e dell’isolamento. E’ una cosa che assomiglia molto ai compartimenti stagni su cui ho riflettuto nei precedenti post.

Finita la fase acuta della crisi imposta dell’espandersi esponenziale della epidemia, l’allentamento dei divieti e dei controlli come anche la diminuzione della paura di chi non ha fatto l’esperienza di propri congiunti colpiti dalla malattia danno inizio a una fase piuttosto lunga in cui la vigilanza individuale sarà fondamentale non solo per schivare il contagio ma anche per vivere meglio in modo più confortevole.
Rimane irrisolto il problema delle scuole, ci sono molte idee e proposte nessuna delle quali è priva di controindicazioni e pericoli. Per fortuna sono in pensione, non invidio i colleghi sulla breccia.
Le aziende e le associazioni produttive stanno escogitando modalità gestibili di organizzazione del lavoro che garantiscano un accettabile livello di sicurezza per gli addetti. Vedremo nei prossimi giorni se l’apertura delle imprese di lunedì 4 maggio riaccenderà qualche focolaio.
Noi cittadini che possiamo stare a casa, perché pensionati o perché privi di lavoro, dovremo gestire le nuove libertà di movimento decidendo quali contatti riattivare osservando le regole del distanziamento sociale. La tendenza sarà quella di non rispettare le regole più rigide se saremo ragionevolmente certi che le persone contattate appartengano a un compartimenti stagno, a una bolla sociale sicura: la tendenza sarà quella di una riaggregazione di famiglie, di gruppi di amici, bolle ora divise tenderanno a fondersi e nulla vieterà che ci si trovi a cena a casa propria in gruppi numerosi senza mascherine e senza precauzioni. In sostanza, se in pubblico gli assembramenti saranno contrastati, in privato gli assembramenti di una decina di persona sono già un dato di fatto almeno a giudicare dai suoni e dalle risate provenienti dai condomìni vicini.
Tutto bene, ma ovviamente il pericolo del contagio veloce aumenta se le bolle sociali, i cluster in cui non ci sono precauzioni sono troppo grandi, si torna all’effetto comunità che è stato all’origine della moria nelle RSA e al contagio di interi paesetti legati a quelle comunità.
Peraltro se saremo molto accorti nell’aprirci ad altre bolle sicure e se lo faremo senza arrivare a decine e decine di persone potremo organizzare la nostra vita sociale in modo più confortevole. Nel post 3 sui compartimenti stagni vi ho raccontato di come lo zio Francesco da quando è tornato a lavoro osserva le precauzioni di legge anche a casa nostra mettendo la mascherina quando viene da noi. Il nipotino Pietro di 3 anni e mezzo è stato avvertito della cosa dal papà e ieri quando l’ha visto entrare a casa nostra con la mascherina ha chiesto ‘ma lo zio cosa ci fa qui?’ ‘Ho portato la spesa alla nonna’ ho risposto. Peraltro i suoi genitori hanno messo la mascherina quando sono andati a far visita agli altri nonni e tutto ciò non ha creato un disagio eccessivo se non una prima reazione di rifiuto.
Scusate se mi dilungo in particolari personali ma penso che questo sia il livello minuto delle precauzioni che dovremo introiettare e mettere in pratica anche dove non c’è il poliziotto che ce lo impone ma solo il desiderio di vita e salute per sé e per gli altri cittadini.
Costituire una bolla sociale significa anche curarla, significa appuntarsi le occasioni di incontro e quindi di contagio che potrebbero aver danneggiato la bolla, verificare quando un semplice sospetto si dirada perché sono passati senza sintomi quindici giorni dall’evento che potrebbe aver danneggiato la bolla.
L’esistenza di affidabili bolle sociali (compartimenti stagni) potrebbe risolvere o quantomeno alleviare il problema del diradamento nei locali pubblici: se un gruppo di clienti appartenente ad una stessa bolla chiede di cenare insieme perché diradarli? basterà apprestare un tavolo che sia isolato rispetto agli altri avventori meglio ancora se in una saletta riservata. Basterebbe che il ristoratore fosse cautelato da una liberatoria scritta da parte delle persone che chiedono di cenare insieme. Ovviamente ciò vale per una coppia di fidanzati o di amici, per una famigliola o per una festa di compleanno di una decina di persone. Si potrebbe fissare un tetto per non incentivare eccessivamente la fusione di bolle in bolle troppo grandi ma la gestione di bolle sicure allenterebbe un po’ l’insostenibilità dei vincoli attualmente proposti.
La stessa strategia potrebbe essere attuata nelle sale cinematografiche o nei teatri: prenotando un singolo posto o un cluster non sarebbe difficile approntare programmi informatici di assegnazione dei posti che ottimizzino la disposizione dei vari gruppi in modo che le distanze siano rispettate tra i gruppi e non tra i singoli della stessa bolla. Nei tre casi citati di tratta di persone che stanno ferme al loro posto e, controllando le modalità di accesso e di uscita, il livello di sicurezza sarebbe lo stesso di una distribuzione di soggetti singoli.
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