Compartimenti stagni 3

Proseguo nella mia riflessione sui compartimenti stagni nella speranza di condividere una visione pragmatica e sensata che non diffonda paura e irrazionalità ma piuttosto la capacità di assumersi la responsabilità personale di decidere in condizioni difficili.

Nel primo post ho cercato di illustrare come con il passar del tempo e in assenza di nuovi contagi nelle proprie vicinanze la tendenza diffusa è di riaggregare e fondere i piccoli cluster, compartimenti stagni, costituiti dalle famiglie confinate nei propri alloggi. I condomini sono i luoghi in cui queste riaggregazioni sono più facili ma lo sono anche tutte le reti di relazioni di quartiere, politiche, associative, sportive, amicali, culturali diffuse in varia misura nelle nostre città più meno grandi. Su questa naturale e giustificata tendenza di ricostruire la rete di relazioni in cui siamo abituati a vivere si sono inseriti quegli autentici sciacalli che hanno speculato sulla difesa delle libertà costituzionalmente garantite per diffondere scontento che per ora si manifesta come una lagna continua di chi evidentemente non riesce a capire.

Nel secondo post ho cercato di mostrare come un allargamento dei compartimenti stagni possa influire sulla velocità di diffusione di nuovi contagi in individui che si ritengono salvi perché appartenenti ad un grande compartimento stagno in cui l’infezione non è circolata. La sopravvalutazione della propria ‘immunità’ che ispira la condotta della governatrice della Calabria o tutte quelle comunità più e meno isolate ove il virus non è arrivato, è il vero tallone d’Achille del nostro sistema nel momento in cui i vincoli sono allentati. Domani i circa 4 milioni di italiani, che si muoveranno per recarsi al lavoro, dovranno mettere alla prova la loro capacità di evitare il contagio lungo un percorso che non hanno mai verificato nelle nuove condizioni. Sarà necessario che, senza che nessuno lo ordini dall’alto, ciascuno verifichi quanto è esteso il proprio compartimento stagno e quali sono i varchi che la nuova mobilità crea.

Domani Daniele finirà la quarantena cui si è liberamente sottoposto avendo fatto un viaggio aereo dallo Shrilanka con scalo a Doha. (Liberamente perché dopo aver firmato una liberatoria all’arrivo all’aeroporto nessuno ha verificato che si fosse isolato anche dalla sua famiglia, ma che ci vuole a stampare un foglietto di istruzioni per un individuo che deve fare una quarantena sicura a casa propria?) Quindi da domani potrà entrare nel compartimento stagno della sua famiglia ma per il momento non in quello della mia visto che per ora ci parliamo a distanza con mio fratello come se uno dei due fosse contagiato. Invece Francesco, mio figlio, da domani riprende la sua attività di personal trainer di giovani sportivi delle fiamme gialle. Ne siamo ovviamente felici ma forse per i prossimi 15 giorni dovrà uscire dal nostro compartimento stagno e comunicare con noi con il distanziamento previsto per tutti coloro per i quali l’immunità non è del tutto certa.

Siamo paranoici? forse un pochino lo siamo, ma sarà bene tenere separati coloro che essendo pensionati o facendo lavoro a casa possono evitare nuovi contatti da coloro che stanno sperimentando procedure nuove e non necessariamente affidabili. Così il compartimento stagno di cui faremo parte sarà costituito da 6 persone (nonni, genitori e nipoti) allargato agli altri due nonni che appena possibile potranno finalmente riabbracciare i nipotini venendo a trovarli in macchina. Anche loro hanno osservato in modo strettissimo il confinamento e non ho alcun dubbio di poterli riabbracciare appena verranno qui da noi a trovare i nipotini.

Collaudi

Domani riparte una nuova fase, il virus circola ancora e miete vittime, la comunità scientifica sembra arrancare e il presidio fondamentale continua ad essere solo il distanziamento fisico tra tutti coloro che sono più esposti al contagio. La vigilanza deve essere più forte proprio nelle zone dove il virus non si è diffuso troppo: le procedure di salvaguardia non sono state collaudate compiutamente dove il virus non circolava. Le norme sono blande e a volte contraddittorie, noi cittadini non sempre le abbiamo comprese a fondo e le applichiamo con riluttanza. Che nel mio condominio nessuno si sia ammalato non dimostra che siamo stati bravi e capaci di attuare le norme, dimostra che le occasioni di contatto con il virus sono state molto rare e che se la densità della diffusione fosse quella di Milano anche la nostra comunità forse sarebbe stata infettata.

Purtroppo non sembra che sia in atto un approccio ingegneristico che valuti le procedure non solo per la chiarezza e completezza con cui sono comunicate ma che le collaudi sul campo analizzando se e quando e quanto sono efficaci proponendo in itinere quegli aggiustamenti e correzioni che qualsiasi algoritmo complesso richiede.

segue



Categorie:Coronavirus, Immuni

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