Altre uscite

Tranquilli, non racconterò sistematicamente tutte le uscite di casa, tuttavia vorrei tenere a mente altre osservazioni fatte in questi giorni di allentamento della clausura.

Dovevo sostituire il serbatoio del gas della mia auto e ne avevo prenotato l’acquisto presso un’officina poco lontana. Telefonando mi confermano che il serbatoio era arrivato e che potevano fare il lavoro per cui la seconda uscita è stata dedicata a questo. Officina piena di macchine, 6 o 7 meccanici all’opera, nessuno con mascherina, ma appena mi avvicino all’ufficio, la giovane impiegata la indossa e con le giuste precauzioni prende l’ordine e la chiave della macchina che avevo lasciato fuori in strada visto che all’interno era tutto pieno. Dopo alcune ore mi raggiungono per telefono dicendo che hanno notato che avrei dovuto fare anche la revisione biennale e che il condizionatore non funzionava bene perché il gas non era in pressione. Autorizzo questi interventi e ringrazio di aver dato un’occhiata generale all’auto, io sono piuttosto superficiale in queste cose.

Dopo due giorni telefonano dicendo che il lavoro era stato fatto volevano sapere se desideravo anche una sanificazione anti Covid, ci voleva un’oretta e poi potevo andare a ritirare la macchina. All’arrivo devo attendere che la sanificazione fosse finita e faccio la fila per pagare, una mezz’oretta per guardarmi intorno, osservare. Ecco un esempio di bolla sociale: molti degli addetti sono tra loro parenti e tutti sono certi che gli altri siano sani, nessuna distanza tra loro, nessuna mascherina, noi clienti eravamo tenuti alla larga in un vano apposito ben ventilato e noi tre che aspettavamo stavamo alle giuste distanze indossando le mascherine. Clima generale sereno e scherzoso, tre meccanici intorno a una lancia Delta da competizione da mettere a punto, valore dichiarato da uno dei tre sopra i trentamila euro. Noi tre clienti abbiamo lasciato sui tremila euro di fatturato … insomma mi sembra che la ripartenza di questa officina sia a razzo … come una lancia Delta da competizione.

Nel giorno della consegna dell’auto all’officina approfitto per raggiungere a piedi l’altra villa vicina a casa nostra, Villa Carpegna dove nei primi due anni di vita di Pietro siamo andati sistematicamente a passeggiare la mattina. La zona bambini è chiusa con dei nastri colorati mentre il resto della villa è moderatamente popolato da anziani a passeggio e da giovani mamme o babysitter con passeggino. Fervono i lavori di taglio dell’erba e due operai squadrano le siepi di alloro. Mi siedo su una panchina ed osservo: quasi tutti gli adulti portano la mascherina, i bambini che vedo hanno meno di tre anni, spesso incerti nel camminare sono senza mascherina e hanno voglia di giocare con la palla del bambino della panchina accanto. Sono subito riacchiappati dalla accompagnatrici e rimessi sul passeggino ma protestano … lentamente sanno forzare queste limitazioni e mettono le mani sul pallone del vicino o sulle ginocchia dell’altrui papà. Pochissimi bambini delle elementari, nessun adolescente, forse si sono abituati ad alzarsi tardi, sono le 10, o sono attaccati ai loro tablet o computer per frequentare i corsi scolastici a distanza, chissà? sta di fatto che non se ne vedono neppure per strada, per strada stesse facce e stesse posture di sempre come prima dell’epidemia. Come se le scuole fossero funzionanti e a scuola fossero concentrati tutti i giovani.

Quasi tutte le persone che stazionano lungo i marciapiedi stanno facendo la fila per entrare nel negozio o nella banca, la fila più lunga è fatta da anziani davanti al negozio degli apparecchi acustici.

Questa mattina siamo tornati per una passeggiata a villa Pamphili, molta gente in giro, molte famigliole, tante bici, altrettanti runner, una normale domenica primaverile segnata da molte mascherine multicolori. Certamente se si scattasse una foto dei viali con un teleobiettivo si potrebbe dire che vi era un grande assembramento ma stando seduti su una panchina si poteva osservare che le distanze tra i gruppetti che si muovevano nel viale, le bolle sociali, erano largamente rispettate ed era buona l’attenzione per non incrociare troppo da vicino quelli che camminavano in senso contrario. La mia sensazione è che in questo momento i media stiano un po’ ingigantendo il fenomeno della movida giovanile insistendo sull’irresponsabilità dei giovani e meno su quello che si potrebbe fare per controllare e sanzionare i locali che non rispettano le norme, il tutto per ingigantire le movenze imperiose dei governatori regionali che minacciano nuove chiusure. Non vorrei che a forza di gridare ‘al lupo al lupo’ la gente non ci credesse più quando il lupo arriverà veramente.

L’altra riflessione che facevo osservando i piccolissimi in questi giorni per strada e nelle ville è che proprio loro siano in questo momento i più esposti, niente mascherine ovviamente, libertà di movimento e qualche contatto o ravvicinamento fuori controllo. Non vorrei che il grande dibattito che in queste settimane chiede a gran voce la riapertura delle scuole in particolare quelle dei piccoli abbia convinto tutti che i bambini sono una popolazione quasi immune e comunque meno esposta ai rischi gravi del contagio che abbiamo osservato nelle popolazioni anziane. Sono tra coloro che sperano vivamente che l’ansia che ci attanaglia si smolli al più presto tuttavia non possiamo dimenticare troppo rapidamente quale tipo di mostro abbiamo contenuto a fatica senza debellarlo completamente e la necessità che tutta la popolazione sia ugualmente protetta.



Categorie:Coronavirus

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  1. Prima uscita | Raimondo Bolletta

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