Sono furente e amareggiato: la chiusura dell’indagine preliminare sui morti della Val Seriana durata 3 anni stabilisce il rinvio a giudizio della gran parte dei responsabili della gestione della pandemia di allora dal capo del governo agli esperti del comitato tecnico scientifico.

Sono furente perché gli sciacalli e gli avvoltoi immediatamente si sono mossi per piombare sulle prede: giornalisti, scrittori di libri, virologi diventati famosi, politici da strapazzo che hanno cavalcato i cattivi umori di una popolazione indisciplinata tutti soddisfatti che finalmente si sappia la verità e che giustizia sia fatta.
Sono furente con la magistratura che ancora una volta si conferma un potere separato irresponsabile che ha un conto aperto con altri poteri e poco si preoccupa degli effetti delle proprie scelte. Tre anni per una indagine preliminare vuol dire che molte denunce da cui questa originava non erano affatto ovvie e scontate e aver voluto allargare l’indagine per costruire un maxiprocesso con tanti imputati eccellenti ha consentito di mischiare in un unico calderone le illegalità e gli imbrogli comprovati, lampanti e subito emersi nei conti correnti all’estero, con pareri scientifici e prese di posizione di esperti che forse hanno determinato scelte errate. Ora tutti gli pseudo-esperti del circo mediatico hanno gioco facile a dire come si sarebbe dovuto fare per evitare un innegabile disastro. Naturalmente l’aver già qualificato le condotte esaminate come colpose e non dolose farà sì che vere pene non saranno comminate ai singoli imputati (ma ci si arriverà tra 10 anni in Cassazione) ma sarà formalizzato il fatto che gli effetti della pandemia sono stati peggiori di quanto era possibile per una generica responsabilità dello Stato o delle istituzioni per cui saranno riconosciuti quegli indennizzi che, ancora con i forni crematori fumanti, gli inconsolabili figli dei vecchietti morti nelle RSA chiedevano a gran voce con l’aiuto di solerti avvocati. Insomma solo un ulteriore danno all’immagine delle Stato e alle sue finanze con un polverone giudiziario che finirà con un nulla di fatto che lederà ancora di più la fiducia dei cittadini nella stessa giustizia.
Poi c’è un effetto indiretto ma che potrebbe avere conseguenze imprevedibili sulle sofferenti finanze delle Stato. Già ora il clima conflittuale nei confronti del personale medico che arriva alle aggressioni nei pronto soccorso, alle cause per danni e alle querele fa sì che questi professionisti difficilmente negano una analisti inutile e costosa se il malato accusa un qualche malanno. Qualcuno ha calcolato qual è la frazione di spesa inutile nella sanità per la cosiddetta medicina difensiva ed ha trovato che è valutabile in almeno il 10% del totale. Ebbene se questo clima aggressivo nei confronti delle istituzioni sanitarie e dei medici dovesse estendersi possiamo immaginare che il fenomeno della medicina difensiva potrebbe crescer ulteriormente. Ma caro Bolletta quindi stai proponendo la impunibilità dei medici? No, sto solo dicendo che, di fronte ad un sistema così complesso e delicato, tutti, magistrati, commentatori e politici, dovrebbero essere prudenti e rispettosi. Ad esempio altre procure hanno già archiviato molte altre indagini dello stesso tipo. Se il focus in questo caso è la ritardata chiusura della Val Seriana perché non si indaga anche su politici, industriali e giornalisti che in quelle giornate premevano perché non si procedesse con le restrizioni che il governo voleva realizzare in un tira e molla che ha causato certamente dei ritardi?
Un’ultima considerazione sull’inutilità dannosa di questo processo. Dopo un trauma quale quello vissuto dalla nostra società con il COVID19 sarebbe necessaria una riflessione pacata e imparziale per capire veramente se si poteva fare meglio, come soprattutto doveva e dovrà essere configurato il sistema sanitario per far fronte a simili emergenze. Ma questo non lo può fare un processo giudiziario che deve accertare le responsabilità penali e civili di singole persone né una commissione di inchiesta parlamentare in cui le conclusione si adottano a colpi di maggioranza nell’ambito di una lotta politica senza esclusione di colpi. Servirebbe una clima sereno, fatto di pareri competenti, di discussioni approfondite senza pregiudizi e partiti presi. Ma quale esperto di organizzazione del sistema sanitario, di diritto civile o costituzionale, di organizzazione aziendale, di economia, di finanza pubblica accetterebbe di lavorare serenamente in un comitato, in un gruppo di studio pubblico se anche personaggi che apparivano ed certamente erano super partes con un prestigio generalmente riconosciuto ora sono sotto inchiesta e discutono con il proprio avvocato cosa dire quando saranno interrogati. Insomma un’altra occasione persa per crescere e imparare dall’esperienza.
Avevo già scritto cose simili nell’agosto del 2020 nel post Prepararsi a cui era seguita una vivace discussione con un attento lettore. Se avete tempo e voglia vale la pena di rileggere anche quelle pagine scritte a caldo.
Categorie:Coronavirus, Politica
un amico mi scrive in privato:
Io, che ho auto un fratello, morto il 12/4/20 a 56 anni a Bergamo dopo 20 gg di ospedale e 15 intubato, non sono arrabbiato come te. Capisco l’inutile sforzo della magistratura per trovare il filo di Arianna delle molteplici responsabilità intrecciate, ma difficili da dipanare; capisco i tempi biblici per avere una non sentenza, ma ormai tutto è diventato cosi complicato che anche arrabbiarsi, scrivere commenti giusti ma anch’essi inutili, contribuisce al calderone del disincanto, della chiacchiera social, in un minestrone acido di serietà, fake, ciance, commenti da bar, insulti, querele. Sui medici: ricordo il primario del centro antiepatite del Policlinico Di Milano. Si lamentava di aver dovuto dare l’interferone per curare l’epatite C ad un 85 enne malato, anche se il rischio di tumore al fegato era minimo vista l’età. Ma non aveva voglia di affrontare avvocati.
Ciao
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