Paura o speranza?

Nei primi giorni del nuovo governo, in attesa del programma letto alle Camere, la nostra attenzione si è centrata sul problema dei poveri villeggianti che, arrivati sulle piste di sci, che a detta di tutti dovevano forse riaprire, sono stati rispediti a casa dal divieto di apertura del ministro Speranza, divieto comunicato la sera prima. Unanime lo sdegno per il danno economico a un settore turistico importante e per la delusione di tanti poveri cristi che non possono fare a meno di qualche giorno di montagna in un periodo in cui in città non ci si diverte più.

Allarmismo

I resoconti televisivi sul fatto sono stati esagerati quasi fosse scoppiata una guerra ed in effetti era cominciata quella di logoramento avverso al ministro Speranza che si sarebbe mosso male. Forse anche per giustificare un repentino e imprevisto cambiamento della situazione (pochi giorni fa sembrava che tutt’Italia potesse diventare gialla e che si potesse procedere con aperture selettive che comprendevano anche gli sport di montagna) tutti i media hanno amplificato il rischio delle varianti e in pochissimi giorni un rischio che sembrava remoto si è trasformato in una allarme molto serio: sembra che la nuova variante inglese abbia già penetrato tutto il territorio e che le altre varianti siano già presenti in molte province.

E’ vero, questo è il modo in cui opera una epidemia, pochi contagi iniziali crescono esponenzialmente e la velocità di crescita sorprende sempre, tuttavia l’impressione è che le informazioni siano state manipolate: o si è taciuto prima o si esagera ora. Mentre le forze politiche sembrano convergere e trovare accordi e consonanze a questo punto sono i tecnici a scatenarsi su posizioni opposte ed estreme: lockdown duro versus riapertura graduale. Se nel Parlamento nazionale le forze politiche cercando di accordarsi, le regioni marcano le differenze e si prospetta una deriva in cui ciascuno spera di farcela da solo come se ci fossero tante repubbliche indipendenti che fanno incetta di vaccini e proclamano la propria superiorità organizzativa ed economica.

Varianti processo evolutivo

Proprio la concitazione delle polemiche e delle dichiarazioni ad effetto mi ha impedito di capire bene, spero che sia solo un problema mio e non anche degli esperti. Le varianti, che prendono il nome del luogo in cui per la prima volta sono state scoperte, sono delle sotto epidemie che si diffondono da un singolo caso progenitore in tutto il globo per effetto degli spostamenti degli umani o piuttosto una evoluzione naturale di questo virus che sta diventando endemico e si sta adattando alle popolazioni ospiti? Il virus riproducendosi velocemente in miliardi di esemplari e per miliardi di volte produce miliardi di individui che differiscono per piccoli errori di trasmissione del genoma: quelli con caratteristiche più adattive all’ambiente in cui si sviluppano prevalgono sugli altri per cui alcune mutazioni si stabilizzano e cambiano il comportamento complessivo del virus. Se è così, se siamo in presenza di una evoluzione diffusa non tanto dai viaggi quando dal numero delle riproduzioni che la debolezza delle misure di contenimento e la lentezza della vaccinazione consentono, allora si spiegherebbe la fretta di dare un colpo severo alla riproduzione del virus per ridurne la quantità che prospera nelle nostre popolazioni.

In ogni caso le precauzioni che il singolo deve rispettare sono le stesse: ridurre i contatti ed isolarsi nei limiti del possibile finché la diffusione del vaccino non solo avrà ridotto la mortalità e le ospedalizzazioni ma anche il numero dei nuovi contagi.

Perseveranza

L’altra cosa che non mi è chiara è la questione della velocità del contagio delle nuovo varianti. Da che cosa sarebbe determinata? Forse se ne sapessimo di più potremmo adattare in modo opportuno i nostri comportamenti. Personalmente tendo a pensare che l’aggravamento del contagio osservato in molti paesi europei sia dovuto principalmente alla stanchezza e dalla scarsa osservanza delle regole. Quanto dura l’effetto della paura? Se nella tua cerchia nessuno si ammala e se hai sperimentato che qualche piccola deroga non ti ha danneggiato, hai preso il tram affollato, hai preso il caffè tante volte al tuo bar preferito, hai passeggiato a lungo con i tuoi amici di scuola e non ti è successo niente, cominci a pensare che quelle paure sono immotivate anzi che l’osservanza delle norme è segno di codardia come dicono alcuni, oppure se continui ad osservare strettamente le norme senza alcuna deroga vai in depressione e diventi più distratto e commetti qualche imprudenza. Insomma penso che le varianti che riaccendono i focolai siano anche il prodotto della ridotta efficacia delle norme previste per ridurre i contagi.

Stop&go

Credo che una collettività abbia bisogno di rinforzi positivi, di prospettive appetibili e raggiungibili, certamente nemmeno Draghi può promettere certezze ma forse occorre che la scienza e i politici definiscano degli standard chiari superati i quali si sappia già ora i futuri scenari.

Ad esempio non è stato fatto nessuno sforzo per far capire i parametri che regolano in passaggio di colore delle regioni. Non mi interessa discutere chi dovesse veicolare e diffondere questa informazione, dico che la procedura è presentata come una magica e arcana elaborazione statistica di dati variamente raccolti che il venerdì sera si traducono in un decreto del ministro Speranza.

Ad esempio il mio ottimismo che avevo manifestato a Natale ora vacilla nel constatare che noi 70 enni, dovendo aspettare il vaccino Pfizer, probabilmente saremo vaccinati a luglio e che quindi per tutta la prossima stagione dovremo non abbassare assolutamente la guardia, certamente se nel frattempo le statistiche miglioreranno sensibilmente anche noi non vaccinati potremmo liberarci dalla paura, vedere le cose più positivamente ma in questi meccanismi di psicologia singola e collettiva una buona informazione avrebbe un grande effetto.

Motivi per sperare

Mentre scrivevo questo pezzo Draghi ha presentato il programma al Senato. Ho molti motivi per stimarlo e per pensare che tra le tante soluzioni possibili della crisi scatenata da quell’incosciente di Mattia il gradasso questa sia la migliore per tutti anche per la destra. Non so se oltre ad essere un valente economista e uomo di Stato sia anche un abile attore ma le piccole emozioni che ha fatto trasparire, l’atteggiamento umile e rispettoso dell’assemblea, la voce calda e giovanile, il linguaggio semplice e chiaro mi hanno dato speranza e dissipato la paura di giullari che alzano la voce ma non sanno dove condurre il popolo disperso.



Categorie:Politica

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