L’intervista di ieri sera a Ballarò ha mostrato un candidato in chiara difficoltà: ripeteva a macchinetta le sue gag, con qualche piccolo inciampo della memoria, qualcosa ha dovuto leggerlo, il tempo inesorabile passava e quella faccia di palta del conduttore, con la sua aria di ragazzo per bene, che indagava e ridacchiava senza rispetto. Un supplizio per un povero anziano che comunque ha bisogno di un pubblico compiacente che lo incoraggi. Allora la gola si secca e la bocca si impasta e i sorrisi rassicuranti non vengono bene, ti vedi nel monitor e nonostante tu stia diritto e a petto in fuori non dai l’impressione di forza di una decina di anni fa. Nulla in confronto con la macchietta che quel comunista di Crozza aveva fatto: un tycoon maturo ma giovanile e forte che distribuisce a destra e manca soldi e sogni. E poi quegli economisti comunisti che non capiscono niente che si erano permessi di criticare l’ultima favola che aveva raccontato, ma se vinco tutto questo deve finire, via la costituzione, più potere al ministro dell’economia, elezioni dirette del capo dello stato e finalmente nel punto più alto, al Quirinale!
Però c’è chi sta peggio di me, l’odiato De Benedetti va in giro su una sedia a rotelle, non conta più nulla e sembra un vecchio. Chissà forse lui ha risolto il problema di questa maledetta fase finale della vita e ormai è felicemente in mano ai figli. Io sono in mano ad alleati sleali e infidi che ogni giorno possono impallinarmi e lasciarmi senza maggioranza in parlamento. Speriamo di non vincere, così potrò tornare a costruire ospedali in giro per il mondo e diventerò rettore della migliore università al mondo per la formazione di nuovi politici.
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