Oggi ad un certo punto di una conversazione sull’economia autarchica del fascismo, mi è tornato in mente questo motto di quel periodo. Credere, obbedire, combattere. Ho capito allora in quale difficoltà si è cacciato il povero Grillo. Lui pensa che se un gruppo di individui vuole fare una rivoluzione, cambiare radicalmente una realtà inaccettabile bisogna che abbia forti ideali, deve credere, essere disciplinato e coeso, obbedire, impegnarsi di persona allo stremo delle proprie forze rischiando la propria vita per far fuori il nemico, combattere. Grillo vorrebbe che almeno il centinaio di eletti, che è riuscito a far eleggere con le sue bracciate possenti nello Stretto, con le invettive gridate fino allo sfinimento nelle mille piazze italiane, fossero idealisti, disciplinati e coraggiosi. Nulla di tutto ciò, sono l’esatto contrario, politicanti della stessa specie che Grillo voleva mandare a casa.
Ma forse Grillo non ha neppure capito la natura più profonda delle masse che lo hanno votato. Il grillismo, quello strisciante e non dichiarato dei tanti che dicono di essere di sinistra ma … di quelli che dicono che non sono né di destra né di sinistra, degli intellettuali che vogliono rottamare tutto, è l’esatto contrario del credere, obbedire, combattere: siamo immersi in una confusione totale di valori, di ideali, di ideologie, non crediamo più a nulla, nessuna istituzione è credibile, Stato, banche, Chiesa, sindacati, scuola, scienza, nessuna autorità ci sovrasta e a nessuno dobbiamo obbedienza nemmeno ai nostri genitori, nessuno si sente pronto ad andare in battaglia, dobbiamo sempre operare in perfetta sicurezza. Ma nemmeno il fascismo ha brillato per idealismo, coesione e forza, il motto nascondeva come una foglia di fico una realtà piccolo borghese più prosaica che ci ha portato al disastro della guerra. Lasciare che uno solo pensasse e decidesse e che tutti si accodassero. Quante analogie!
PS del 25 marzo 2022. In piena guerra in Ucraina queste vecchie riflessioni sul Grillismo si adattano molto bene al Putismo e a Russia Unita. L’errore di Putin è di aver creduto che il suo movimento politico avrebbe creduto, obbedito e combattuto. Così non è stato di fronte a una nazione che da almeno 8 anni credeva obbediva e combatteva ed ora sa farlo con eroismo.

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