Ieri sera ho seguito il finale di Bersaglio Mobile. Finalmente un dibattito televisivo di alto livello, nel quale si apprende, si pensa e si capisce
Lo stesso Mentana l’ho visto in certi punti quasi commosso, intensamente partecipe nel ragionamento collettivo con tre giornalisti di grande valore.
In particolare sono rimasto affascinato dall’analisi di Francesca Paci prodotta in tempo reale a commento dei fatti che stavano accadendo. La testimonianza di una giornalista che ha una conoscenza di prima mano di un contesto molto pericoloso.
Si parlava del caso Regeni e dei rapporti con l’Egitto.
Il punto più alto dell’analisi politica e della ricostruzione delle vicenda umana di Giulio è stata la testimonianza della sua professoressa del Liceo. Mi ha commosso perché in lei ho rivisto tante professoresse (e professori) che nelle mia vita ho conosciuto che avevano con i propri allievi un rapporto profondo e continuo, forte, virile e materno allo stesso tempo. Giulio è caduto in una trappola infernale perché era un nativo democratico, un giovane cresciuto in un mondo pacifico e democratico in cui l’abiezione del potere dispotico del forze oscure e nazistoidi sembrano impossibili.
Ma l’essere nativo democratico, l’essere un po’ ingenuo ed illuso che il mondo sia intrinsecamente buono non gli ha impedito di essere un eroe invincibile che ha affrontato una settimana di torture pur di non tradire coloro che aveva intervistato e contattato e che lavorano per la difesa dei diritti sindacali dei più deboli in Egitto.
Francesca Paci ha sottolineato che Giulio Regeni sta diventando una icona per la gioventù egiziana, una icona che onora la tempra di questi giovani italiani pieni di virtù civili che abbiamo allevato come nativi democratici.
Categorie:Politica, Social e massmedia
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