Questa è la terza riflessione dedicata alla confusione. Partendo dalla confusione emotiva dell’anziano che passeggia per le strade del proprio quartiere e prova le contraddizioni tra le proprie migliori convinzioni e la realtà che in ogni istante fa sentire la sua puzza e la sua bruttezza, ho raccontato l‘avventura di un ex preside alle prese con la dichiarazione dei redditi on line, ex preside che constata quanto siano farraginose e mal fatte le pagine elettroniche che l’amministrazione dello Stato frappone tra sé e il cittadino. Concludevo il secondo post con la questione degli 80 euro concessi e poi ripresi a seconda che ci si trovi sopra o sotto certe soglie arbitrariamente assunte dal legislatore.
A ben vedere forse non sono affetto da confusione mentale senile, o almeno non solo da quella, ma sono immerso in un sistema legislativo e regolamentare del tutto confuso. L’introduzione degli 80 euro è nata come riduzione del cuneo fiscale per i redditi più bassi ma è stata presentata e percepita come una integrazione di reddito, un sussidio per i più poveri identificati in un intervallo di reddito rigidamente determinato. Ovviamente i pensionati con la minima non hanno capito perché loro non li hanno avuti, men che meno l’hanno capito coloro che hanno dovuto restituire ex post gli 80 euro perché avevano perso il posto durante l’anno e non avevano raggiunto la soglia minima di reddito annuale per la capienza dello sgravio fiscale.
I miei lettori non avranno difficoltà ad individuare tanti altri esempi in cui il senso, il significato di un provvedimento è stato travisato durante l’approvazione parlamentare, spesso tradito nelle applicazioni regolamentari e infine reso inefficace dalle interpretazioni giurisprudenziali.
Incapacità politica, ignoranza di coloro che dovrebbero formulare il testo di legge, infedeltà delle burocrazie tecniche che devono applicare la legge, cavillosità degli interpreti che la contestualizzano. Non voglio difendere Renzi, sia chiaro, il quale sulla vicenda degli 80 euro ha una responsabilità diretta, ma vorrei solo rimarcare che questa confusione caotica ci caratterizza come società e come Stato a tutti i livelli.
Il sito dell’Agenzia delle entrate mostra chiaramente l’effetto di continue riforme quasi annuali che introducono nuove agevolazioni, nuove soglie, nuovi casi particolari a cui far riferimento, non vengono definiti principi e regole generali ma elencati casi e fattispecie spesso sotto la pressione di questa o quella corporazione. Ogni tanto ci sono piccoli e grandi condoni per cui la dichiarazione dei redditi diventa una specie di scommessa sul futuro che premia i più furbi o i più informati. L’effetto è quello di una sostanziale inefficienza per cui l’evasione e l’elusione sopravvivono indisturbate mentre cresce l’invidia sociale verso Il proprio vicino che si pensa sia trattato meglio. La complicazione dei cavilli e dei casi particolari alimenta l’ignoranza di chi si rifiuta di studiare tomi di manuali quasi come uno specialista di materie fiscali.
In questo momento sono in discussione due leggi dal forte impatto sociale, l’obbligatorietà dei vaccini e lo ius soli. Ottimi esempi per capire meglio il senso del mio discorso.
Vaccini
Si discute in tutto il paese, in Parlamento, in televisione, nei mercati se i vaccini obbligatori debbano essere 10 o 12, morbillo sì, morbillo no. Nessuno dice però che una legge non si scrive così, che un accozzaglia di incompetenti ben pagati e vocianti non è legittimata a dire nulla sui vaccini. Sono i medici e gli scienziati che possono dire se un medicamento è utile o no, se i vantaggi sono superiori ai rischi. Ma una legge dello Stato serve perché è in gioco la libertà individuale: in quali casi la libertà individuale di assumere o no un farmaco può essere limitata a vantaggio dell’interesse collettivo? La questione è solo questa. Stabilito il principio e una razionale e verificabile quantificazione delle soglie di rischio si conferisce ad un organo tecnico il compito di stabilire nel tempo quali e quanti vaccini rendere obbligatori, quali consigliati e finanziati, quali autorizzati ma non finanziati.
Se appena varata la legge dilagasse una nuova pericolosa infezione batterica e se rapidamente si trovasse il vaccino dovremmo tornare in Parlamento ad approvare una nuova lista di vaccini? Quante leggi sono malfatte come questa? Se ricordate la stessa riforma costituzionale Renziana peccava di eccesso di dettaglio ad esempio sulle competenze del Senato.
Ius soli
Appena una legge si presenta con termini stranieri andrebbe guardata con sospetto. Il titolo latino in questo caso è semplicemente sbagliato. Lo ius soli equivale al fatto che chi nasce in Italia è automaticamente cittadino italiano. Non è questo il caso della legge ora in discussione in parlamento. La nuova legge si limita a semplificare e a velocizzare quanto è già previsto ed attuato sinora: attualmente un figlio di immigrati stranieri che nasce in Italia per ottenere la cittadinanza deve arrivare almeno al diploma di scuola secondaria e alla maggiore età. In futuro con la nuova legge sarà sufficiente un percorso scolastico di soli 5 anni ed altri condizioni che non conosco. Naturalmente chi, come tutta la destra e parte dei 5 stelle, ostacola questa legge usa il titolo improprio Ius soli per fare terrorismo: si dà la statistica dei nuovi nati dalle donne che stanno arrivando sui barconi ben sapendo che quanto è in discussione non riguarda minimamente gli immigrati di queste settimane.
Il dramma è che forse nemmeno i fautori della legge sembrano sapere con chiarezza limiti e contesti di applicazione della legge.
Ma tutto ciò si rimanda a dopo l’estate per non mettere in discussione la sopravvivenza del governo.
Riforme confuse e tentennanti.
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