Vincitori e vinti

Da un mese tutta la stampa è concorde nell’attribuire a di Maio e Salvini la vittoria delle elezioni. Trattandosi di elezioni politiche, la vittoria dovrebbe consistere nella possibilità di costituire un proprio governo cioè di avere la maggioranza o di costruire una maggioranza parlamentare.

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Ma questa storia dei vincitori è una autentica balla poiché né Di Maio né Salvini sono in grado di costituire un governo da soli. Né possono farlo insieme essendo del tutto antitetici. Sarebbe più corretto dire che non ci sono stati vincitori. E quindi non ci sono nemmeno dei vinti, altra bufala mediatica diventata verità universale secondo cui la sinistra è la vera sconfitta di queste elezioni.

Questa mia idea può sembrare del tutto paradossale e provocatoria, infatti lo è.

Allora cerchiamo di quantificare l’esito di questa gara elettorale in termini di potere. Bene, in questa situazione il potere più forte, o se volete la carta vincente, ce l’ha in mano il PD che decide se si farà un governo e quale sarà il governo.  Il potere vero nelle società complesse è il potere di interdizione cioè il potere di impedire che i tuoi avversari possono fare quello che vogliono e in politica questo è un potere molto importante. Per il partito democratico questo potere diventa un dovere se in gioco ci sono decisioni che sono pericolose per la democrazia e per lo Stato.

Ma se questa mia riflessione fosse azzeccata, allora il ricatto morale ispirato da Travaglio il quale vorrebbe costringere il PD ad appoggiare comunque i grillini per non mandare al governo la Lega, perde forza.

Se il PD sentisse la responsabilità di questo potere di interdizione si metterebbe al lavoro per indicare le condizioni, per dettare le condizioni, per formare un governo con il PD, offerta aperta a chiunque, anche ai leghisti. Quello che Di Battista prevedeva la sera delle elezioni, e cioè che tutti sarebbero andati a bussare alla loro porta per far parte del governo, si potrebbe radicalmente rovesciare a favore del PD che apparirebbe il vero Pivot della situazione.

Ma per far ciò bisognerebbe avere le palle e avere una chiara idea di ciò che è il bene del paese e delle classi che il PD vorrebbe rappresentare.

Se il PD facesse nelle prossime settimane questa scrematura delle tante idee elettorali che ha cercato di proporre ad elettori riottosi sarebbe già pronto per affrontare nuove elezioni.

Caro Bolletta sei impazzito, sì, forse sì.

segue



Categorie:Elezioni politiche 2018, Politica

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3 replies

  1. condivido moltissimo, pero` la tua riflessione mi sembra sbagliata nel suo taglio di fondo (purtroppo mi sta accadendo sempre piu` spesso con le ultime cose che scrivi, e temo che altrettanto accada a te con quelle che scrivo io).

    1) concordo che in queste elezioni non ci sono stati vincitori; ma questo non significa che non ci siano stati sconfitti: gli sconfitti sono due, Renzi e Berlusconi, che davano per scontato di potere fare un governo assieme, dopo le elezioni, e invece non possono, o meglio, per farlo devono piegare Salvini: questa rimane tuttora secondo me l’ipotesi madre di soluzione della crisi politica determinata da questo popolo disobbediente; pero` il dato nuovo e` che e` Salvini, piuttosto, che deve piegare loro.

    2) concordo che non e` vero che la sinistra e` uscita sconfitta da queste elezioni, ma per il motivo opposto a quello che dici tu: a queste elezioni non c’era nessuna lista di sinistra (neppure Liberi e Uguali che candidava il D’Alema della guerra alla Serbia poteva essere considerata di sinistra): a parte la sinistra folcloristica di Potere al popolo.

    3) quindi di che resurrezione della sinistra vogliamo parlare? la sinistra storicamente e` la rappresentanza dei ceti emarginati e la difesa dello stato sociale – che oggi significa salario di cittadinanza come risposta alla disoccupazione giovanile di massa che sta distruggendo una generazione (ho detto SALARIO non REDDITO), ecc. ecc.

    il Partito Democratico ha lasciato da tempo alla destra la rappresentanza di questi bisogni e dunque si e` di fatto auto-distrutto, non ha NESSUNA possibilita` di rappresentare altro che l’egoismo della minoranza garantita o che si sente tale.

    essere di sinistra significava una volta fare delle analisi DI CLASSE della situazione politica e sociale; senza questa analisi ci si affida alla simulazione di non so bene quale noiosissimo gioco di ruolo.

    4) concordo pienamente ed entusiasticamente con te che il PD renzino e` al di sotto delle condizioni minime del fare politica: la posizione dell’astensionismo e` puerile e impolitica e spazzera` via i residui di questo partito oramai socialmente inutile, se non come nicchia difensiva di una minoranza egoista.

    ma, a differenza di te, e qui il mio disenso e` massimo, non vedo proprio traccia di un programma politico democratico su cui possa chiedere la convergenza un Partito Democratico che oramai e` diventato il partito dei pensionati (come me e te).

    o meglio: dici tu stesso quello che sto dicendo io: “bisognerebbe avere una chiara idea di ciò che è il bene del paese e delle classi che il PD vorrebbe rappresentare”.

    ma poi tu non vedi che il PD oramai governato dalle cricche scalfariane e debenedettiane e` diventata oramai soltanto la longa manus della finanza e dei suoi equilibri e non ha piu` nessuna chiara idea di quali classi potrebbe rappresentare.

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  1. Niente rivoluzione | Raimondo Bolletta

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