Avevo finito di vedere Shtisel, una serie televisiva ebraica sulla vita di una famiglia ultraortodossa di Gerusalemme, un viaggio in una realtà familiare fuori dal tempo che però coinvolge lo spettatore in una vicenda emotivamente vicina a tanti meccanismi profondi della nostra psicologia di occidentali evoluti e miscredenti. Seguire una lunga serie televisiva non doppiata con i soli sottotitoli priva di violenza, sesso, delitti e intrighi e esserne coinvolto è certamente merito del regista e degli attori ma è anche la prova che i piani separati in cui sembra svolgersi la nostra vita in società diverse e lontane sono più interconnessi di quanto pensiamo. Una ragione di questa mia sensibilità, questa curiosità per la mentalità ebraica più integralista sta certamente in quel po’ di letteratura di autori di origine ebraica europei ed americani che ho letto recentemente.

Tuttavia in Israele la vita del cittadino comune somiglia più alla nostra di quanto non somigli a quelle degli Shtisel . È l’idea che mi ero fatto leggendo Tre piani di Eshkol Nevo, un racconto di cui non ricordavo bene la trama e che forse non avevo finito di leggere come accade a volte ai libri in formato digitale su Kindle. Così ho deciso di riprenderlo sperando di ricostruire il punto in cui lo avevo lasciato. Ricordavo che i tre piani si riferiscono ai piani di un condominio in cui vivono tre famiglie tra loro apparentemente estranee. A forza di cercare i punti del libro che ricordavo più chiaramente, ho scoperto che troppe erano le pagine per me nuove per cui ho ripreso la lettura dall’inizio. Rileggerlo dopo aver visto Shtisel ha voluto dire poter intrecciare molte immagini della serie televisiva con molte pagine del racconto, due piani eterogenei ma che provocavano in me risonanze che restituivano vissuti e situazioni più comprensibili. Alla fine del libro mi sono reso conto che lo avevo già letto tutto e che, anche se mi era sembrato di leggerlo per la prima volta, molte situazioni, molti personaggi facevano parte del mio immaginario quasi fossero sogni lontani. Siccome alla mia età la cosa che preoccupa di più è la smemoratezza e la distrazione mi sono dato come spiegazione lo stile complesso e sofisticato della scrittura dell’autore. Tre piani, tre famiglie, tre vicende, tre confessioni di tre protagonisti a tre ascoltatori esterni alla vicenda con una molteplicità di riferimenti a tempi e luoghi diversi di personaggi spesso evocati solo per il nome. Insomma non ci si può distrarre perché altrimenti si perde il senso delle vicende raccontate dai protagonisti. E man mano che si va avanti si scopre che i piani condominiale in cui vivono le tre famiglie sono metafore sono una topografica dell’anima secondo la visione freudiana. Al primo piano risiedono tutte le nostre pulsioni e istinti, l’Es. Al piano di mezzo abita l’Io, che cerca di conciliare i nostri desideri e la realtà. E al piano piú alto, il terzo, abita sua altezza il Super-Io. Che ci richiama all’ordine con severità e ci impone di tenere conto dell’effetto delle nostre azioni sulla società.
L’impianto del racconto non è riducibile a questo schema né ha una funzione didascalica, ha uno sviluppo complesso che coinvolge molti altri piani ad esempio la prima stratificazione che ho percepito è quella generazionale: giovani, anziani, bambini, scuola, ufficio, pensione, politica, viaggi, volontariato, studi … un mix di realtà in cui ciascuno è immerso come protagonista o come spettatore.
Mentre rileggevo Tre piani è scoppiata di nuovo la guerra in Israele e ci sono stati i bombardamenti furiosi nella striscia di Gaza. Così il piano della pace e e quello della guerra si sono intrecciati e la realtà ha ripreso il sopravvento sul racconto e la fantasia.
Da alcuni giorni volevo raccontare questa lettura ma non trovavo il bandolo della matassa del mio post. Ieri ho appreso che il film italiano a Cannes è tratto da questo libro. Sono molto curioso di vederlo. Intanto Nanni Moretti traspone la vicenda in Italia sottolineandone forse la vicinanza con le problematiche che viviamo anche noi europei.
Una ragione in più per leggere il libro.
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