Non vendere la pelle dell’orso

Il mio amico Marcello così commenta il post precedente. Riflessione interessante sulle motivazioni (alcune) che impediscono al polo progressista di presentarsi unito nell’agone politico. Aggiungerei, a mio avviso, il narcisismo della sinistra antagonista che per conservare un velleitario senso di superiorità si astiene dall’offrire soluzioni, hic et nunc. Ciao

Sono d’accordo sul fatto che ci sia una diffuso narcisismo che impedisce ai cespugli di crescere insieme senza farsi ombra e senza litigare. C’è una motivazione contingente legata a un’epoca di crisi generale che determina lo sgretolamento di tutto ciò che a vario titolo teneva aggregati i sapiens: la globalizzazione ha sfumato le linee che determinavano i confini geografici, ideologici, sociali, economici, religiosi. Nel caso del polo progressista, ed in particolare nel polo che si riallaccia alle forze che un tempo si trovavano a sinistra dello schieramento politico, la difficoltà è legata al fatto che si è dissolta la classe operaia, la classe lavoratrice o se volete il proletariato.

Una aggregazione più numerosa sopravvive unita nel PD che sembra avere maggior successo quando esprime una leadership più forte. E’ un grumo che resiste perché ha una struttura di partito organizzato e perché è impegnato nella gestione delle amministrazioni locali.

I media sono così pervasivi che consentono a gruppi di opinione, a qualche leader più intraprendente di avere quella visibilità generale che con un po’ di tenacia, qualche libro e qualche appoggio di giornalisti potenti può arrivare a superare il 5% di consenso a livello generale. Ciò è più visibile nel polo progressista per la varietà di anime che in esso convivono come notavo parlando del lascito di Scalfari.

Il caso dei 5Stelle invece è il risultato di una congiunzione astrale che ha fatto incontrare due personalità particolari: Grillo e Casaleggio hanno cavalcato il rancore diffuso, il risentimento verso la cura montiana che riuscì a evitare il dissesto finanziario del 2011 a prezzo però del ridimensionamento del livello di vita e del benessere soprattutto delle giovani generazioni. La crescita impetuosa del M5S fino al 30% senza necessità di una struttura di partito che facesse da scheletro fu comunque costruita attraverso la rete dei social che consentiva di immaginare una democrazia diretta, con possibilità di revoca dei rappresentanti eletti. Di questo approccio giacobino ora si sta avvantaggiando proprio la Meloni che chiede lo scioglimento anticipato del parlamento anche se si trovasse una nuova maggioranza disponibile per un nuovo governo. L’esperimento grillino che generò l’attuale parlamento nel 2018 ha dimostrato che nonostante tutto le istituzioni italiane e le forze politiche sono più duttili e fantasiose degli stessi media e dei giornalisti: chi nel 2018 avrebbe potuto prevedere le soluzioni adottate per assicurare l’esistenza di un governo? Non è stata la migliore legislatura possibile, si poteva fare diversamente e meglio ma il sistema ha retto bene, basti pensare alla sberla subita con la pandemia, gente che moriva, aziende che chiudevano, stili di vita completante rivoluzionati, ed ora la guerra …

Ma l’anomalia del M5S ora mostra la sua debolezza proprio perché nel frattempo non ha elaborato una forma organizzativa che sia coerente con le istituzioni democratiche centrali e periferiche: il tarlo del leaderismo, della personalizzazione individualista diventa lacerante senza una quadro ideologico o una identità sociale ben riconoscibili. L’eterogeneità del gruppo in cui tutti sono uguali, competenti ed ignoranti, giovani e vecchi, uomini e donne, ricchi e poveri, attivi e disoccupati, professionisti e dipendenti … regge durante lo slancio ribellistico e nella comunanza dei risentimenti o delle paure ma alla lunga esplode come vediamo proprio in questi giorni. La foglia di fico di Conte non può coprire tutto né può tenere allineati e coperti soggetti ormai trasformati e a volte corrotti dall’esercizio del potere e dal godimento dei vantaggi di una casta politica. In questi giorni si consuma un processo di ristrutturazione delle forze che forse eliminerà questa anomalia ma che non necessariamente riporterà la situazione allo schema bipolare su cui si basa il Rosatellum. Tutto fa pensare che le piccole e grandi scissioni annunciate in queste ore creeranno le condizioni per un parlamento in cui nessuna alleanza avrà la maggioranza assoluta sia che si voti a ottobre sia successivamente alla scadenza naturale. Alla Meloni ricorderei il proverbio Non vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso.

Un mese fa sostenevo questo. Chi, in questo momento, dovrebbe avere coraggio è Letta e il suo PD: la scissione del M5S richiede una presa di posizione non opportunistica che superi lo schema delle alleanze preelettorali tattiche nei collegi uninominali (difficile scegliere su tutto il territorio nazionale un solo moncone del movimento 5S morente) e proponga una legge proporzionale con le preferenze. Le preferenze consentirebbero di far scegliere agli elettori i propri rappresentanti e ai partiti di ospitare nelle proprie liste personaggi esterni a ciascuna forza politica che però passeranno solo se porteranno propri voti nei collegi in cui sono presentati.Vi sarebbe una aggregazione delle forze troppo piccole. … nessuna forza otterrebbe la maggioranza per governare e si tratterà di affrontare nel dopo elezioni delle trattative per formare delle alleanze sui programmi come accade ora in Germania. L’alternativa, con la legge attuale, è quella di replicare gli esiti del 2018 con l’aggravante di non avere come pivot i 5 Stelle che all’epoca erano una forza dinamica e piena di buoni propositi.

Osservo che molte personalità politiche fuoriuscite dal PD renziano, lo stesso Renzi, la sinistra antagonista sembra stiano festeggiando il fallimento dell’idea di campo largo con il M5S visto che quel movimento si sta sgretolando con Conte che si è messo troppo di traverso su tutto per poter dare una mano in modo costruttivo a Letta alle prossime elezioni. Anzi sottolineando i risentimenti nei confronti del PD di Letta si affrettano ad assumere i 9 punti proposti da Conte come una nuova piattaforma sociale per un campo di sinistra a sinistra del PD. Fa molto caldo.

E domani cosa dirà Draghi? cosa farà. Difficile dire. Il suo silenzio ha fatto innervosire molti e il colloquio di oggi con Letta è sembrato un altro sasso nello stagno. Ora anche la destra vuole un colloquio. Ma questo attivismo di oggi fa pensare che Draghi non molli facilmente e che, lasciato sbollire il risentimento dei grillini e passando sopra agli opportunismi della Lega, detterà le sue condizioni per restare promettendo lacrime e sangue per i prossimi mesi. L’avete visto scendere dalla scaletta dell’aereo all’arrivo a Tunisi? E’ un mio coetaneo e gli invidio molto la baldanza con cui affrontava quell’impegno così importante, non mi sembra che voglia fare il nonno incurvato e stanco.



Categorie:Politica

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: