In questi giorni di forte tensione a causa della crisi politica dedico maggiore attenzione alle cronache e ai commenti politici e cerco di rimanere vigile per capire.
Innanzitutto noto che l’attività su Facebook di coloro che discutono e commentano i fatti politici è diventata quasi frenetica e i dibattiti sono tornati ad essere accesi e spesso aggressivi. In particolare i militanti grillini hanno ripreso la parola in modo più esplicito del passato, questo almeno nell’ambito della mia cerchia social. Chi pensa che le difficoltà del M5S determineranno la scomparsa del grillismo sbaglia: quell’elettorato potrà dividersi in nuovi gruppi ma rimarrà attivo e pieno di risentimenti. In modo esplicito e palese Travaglio con il suo giornale, e un po’ più indirettamente la 7, continueranno a diffondere ragioni e visibilità a quell’esperimento grillino nato nelle piazze con il vaffaday.

A questo polo mediatico si oppone il sistema mediatico berlusconiano che da trent’anni regge la coesione del polo di destra: radio, giornali, riviste e Tv plasmano e alimentano stili di vita e mentalità che coniugano liberalismo efficentista, localismo etnico, populismo e fascismo.
Il polo di centrosinistra, che fa capo al PD, non dispone di propri organi di stampa ma di una costellazione di opinionisti, giornalisti per così dire di area che nella percezione comune sono ascrivibili a quell’area. In questi giorni, proprio seguendo i commenti e le celebrazioni in occasione della scomparsa di Eugenio Scalfari, mi sono reso conto che quasi tutti i commentatori più autorevoli presenti nei dibattiti della 7 avevano iniziato la loro carriera lavorando a Repubblica e avevano condiviso idee e metodi di Scalfari che considerano un loro maestro. Questi giornalisti avevano poi percorso strade diverse conservando però una matrice che a me era sempre sembrata vagamente di sinistra. In realtà, a ben vedere, la matrice prevalente era laica, libertaria o liberale, progressista, radicale ma solo tenuemente socialista o comunista. Nulla di male in tutto ciò ma non riuscire a inquadrare bene la matrice ideologica di chi parla impedisce di capire i dibattiti e le posizione dei partiti e dei singoli leader. In pratica la percezione che ho io, forse erroneamente, è che sia molto diffusa tra questi opinionisti e giornalisti di area soprattutto la critica e la presa di distanza dal PD, quasi fosse il responsabile di tutti i mali attuali.
In sostanza, mi pare che il sistema mediatico sia impegnato nel consolidamento della struttura tripolare o multipolare delle forze politiche che comporranno il nuovo parlamento. Anche in questo caso nulla di male, se non fosse che tutti dicono che il partito più votato avrà il diritto di esprimere il presidente del consiglio. Poiché, secondo i sondaggi attuali, Fratelli d’Italia sarà il primo partito italiano si dà per certa la Meloni come prossimo presidente del consiglio. Per alcuni ciò appare come uno spauracchio per altri come una grande prospettiva.
Questo equivoco nella comunicazione di questi giorni è molto grave e pericoloso soprattutto se, come accadrà, nessuna coalizione avrà la maggioranza assoluta: infatti, anche se M5S scendesse al 10%, i vari cespugli che hanno preso vigore in questa legislatura, dal centro all’estrema sinistra, con questa legge elettorale impedirebbero ai due poli principali di destra e di sinistra di raggiungere la maggioranza assoluta esattamente come è accaduto nel 2018.
Direte voi, questo è un dettaglio. Tutt’altro, poiché creare delle illusioni nella popolazione che saranno frustrate dalla realtà degli esiti effettivi potrebbe accendere risentimenti e reazioni violente che tutti vorremmo evitare.
Intanto in queste ore il racconto della crisi accentua il clima apocalittico in cui viviamo in mezzo alla siccità, al caldo incendiario, al terrorismo missilistico dei russi. L’operazione in atto da parte di tutti i protagonisti politici e mediatici è di passarsi il cerino delle responsabilità sperando che resti in mano a Draghi perché rimanga scottato, visto che non riesce a fare miracoli.
Quindi nessuna fretta a precipitare le cose perché il nuovo parlamento non ci darà un governo più stabile e coeso di questo. Occorrono 9 mesi per fare la legge finanziaria, completare le riforme necessarie al PNRR, dare avvio ai progetti PNRR gestire l’emergenza finanziaria e approvare una nuova legge elettorale. Serve una proporzionale alla tedesca che sappia rappresentare una società non più bipolare ma molto articolata, piena di risentimenti, perché il parlamento possa essere il luogo della ricomposizione e della sintesi come in parte è già avvenuto in questa legislatura.
Categorie:Politica, Social e massmedia
Riflessione interessante sulle motivazioni (alcune) che impediscono al polo progressista di presentarsi unito nell’agone politico. Aggiungerei, a mio avviso, il narcisismo della sinistra antagonista che per conservare un velleitario senso di superiorità si astiene dall’offrire soluzioni, hic et nunc. Ciao
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