Chiudevo le riflessioni di Ieri sui fatti di Parigi con un link che rimandava ad Aldo Visalberghi e alla sua visione evoluzionista della realtà. Lucilla mi ha detto che poteva sembrare un rimando errato perché il post si riferiva alle mia disavventure in montagna.
Riporto qui per maggior chiarezza il brano a cui mi riferivo
Tanti anni fa durante il corso di dottorato Aldo Visalberghi, un vero maestro che ha inciso nella mia vita, tenne una lezione su Darwinismo e pedagogia in cui presentava la trasmissione del sapere e della cultura come un momento dell’evoluzione dell’universo che da evoluzione biologica era diventata, con l’uomo, evoluzione culturale. Una visione che poneva la scuola e l’educazione al centro di un processo cosmico e gli educatori come servitori di tale processo. Questa riflessione ha ispirato spesso il senso del mio impegno nella scuola.
Ho avuto la drammatica percezione che le azioni di guerra terroristica esplose nei giorni scorsi a Parigi, legate alle notizie dei massacri nel centro Africa, alle numerose guerre civili in atto nel medio oriente, sono un piccolo terremoto nel percorso misterioso dell’umanità su questo sperduto pianeta, puntino infinitesimo dell’universo. Le vicende dell’Europa e della sua moneta sono poca cosa o sono cosa importantissima se pensiamo che il progresso dell’umanità sia passato anche attraverso i libri e le università di questa regione, piccolo continente che sembra soccombere e implodere nelle sue contraddizioni.
In questi giorni abbiamo avuto modo di pensare e riflettere e vedere così l’intreccio tra le preoccupazioni per l’economia e la percezione che la nostra convivenza civile è drammaticamente in crisi non solo perché accerchiata dalla povertà che dilaga, ma anche perché fermenti ideologici, emotivi, religiosi, superstiziosi ne minano la stabilità. Ma nella visione di Visalberghi l’evoluzione ha avuto una accelerazione perché è diventata culturale, meno lenta di quella biologica, ma più rischiosa e pericolosa da quando la tecnica ha messo in mano all’uomo la bomba atomica, l’elettronica, la produzione pianificata, la chimica. Allora la scuola non solo ha la funzione di consolidare la coesione sociale e l’integrazione, non solo ha la funzione di preparare i produttori del futuro ma anche la funzione di trasmettere una cultura e una identità umana pacifica coerente con la vita sbocciata in questa landa sperduta dell’universo.
Ieri osservavo in televisione la marcia di Parigi come reazione civile alla barbarie dei giorni precedenti.
I politici schierati in testa al corteo, senza stendardi, senza orpelli, intimiditi dagli apparati di sicurezza, incerti se fosse l’ora di cominciare il cammino, hanno dato la misura della loro impotenza di fronte alla gravità e complessità dei problemi che stanno coinvolgendo nazioni intere. La folla di attori celebri e potenti infreddoliti ed incerti mostrava come la nostra storia possa dipendere dal battito d’ala di due giovanotti che ammazzano qualche redattore di un giornale satirico. Le riprese dall’alto della folla immensa, i volti del popolo che sfilava, i bambini sorridenti che accompagnavano i loro genitori mi hanno rincuorato.
Categorie:Cultura e scuola, Politica
La storia dell’umanità ci ha insegnato che l’essere umano è uno strano “animale”. C’è stato un momento, almeno così dicono le scritture, in cui la Terra era abitata solo da due uomini, Caino e Abele.
Potevano dividersi il mondo metà per uno e vivere felici e contenti, invece cosa hanno fatto? Si sono azzuffati e uno di loro è morto. Perché dunque meravigliarsi se da allora guerre e stermini sono lo sport preferito?
La verità è che la vita, e l’uomo ne è solo un esempio, sulla Terra si è sviluppata per caso, magari provenendo dallo spazio e trovando condizioni sufficientemente idonee.
I dinosauri sono stati i dominatori del pianeta per cento milioni di anni, poi, a causa di un meteorite sono scomparsi. L’uomo ha solo due milioni di anni, quindi ne deve campare altri 98 milioni per eguagliare almeno i dinosauri, ed è tutt’altro che probabile che li campi davvero.
Insomma, la vita, la Terra, non sono che un granello di sabbia nel deserto, nulla di fronte all’immensità dell’universo e all’eternità. Eppure noi uomini abbiamo la presunzione di essere gli unici esseri intelligenti, i soli a sapersi “pensare”.
Certo, per dare un senso alla nostra esistenza dobbiamo illuderci che abbia uno scopo. Così tutte le mattine guardandoci nello specchio ci raccontiamo la storiella che dobbiamo lavorare, amare, fare soldi, quel tanto che basta per vivere meglio possibile i pochi anni a nostra disposizione, possibilmente senza soffermarsi a riflettere sul fatto che non siamo nulla e qualunque cosa facciamo non serve a niente.
Illusioni, niente altro che pie illusioni. Finché l’umanità e ogni altra forma di vita non scompariranno, senza che nessuno nell’universo si sia accorto della nostra presenza, del nostro repentino passaggio.
In questo quadro, purtroppo molto realistico, l’Islam, il Cristianesimo o il buddismo non sono che “divertissement” per giustificare i pochi anni che trascorriamo sul nostro sperduto pianetino.
Amen
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Forse per questo aumentano i suicidi tra i ricchi bianchi occidentali?
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