La Sicilia ed Ostia

Domenica mattina mi ero arrischiato a fare una previsione degli esiti delle elezioni in Sicilia. Pur non vivendo in Sicilia e pur avendo avuto poche informazioni sulla situazione credo di aver sostanzialmente azzeccato il risultato sopravvalutando però solo il risultato di Fava che speravo potesse raggiungere il 10%. Non avevo considerato l’effetto del voto disgiunto che sembra abbia favorito Cancellieri con voti provenienti da sinistra.

Non mi interessa far concorrenza ai politologi e ai sociologi ma voglio solo aggiungere una riflessione che facevo tra me e me in questi giorni. Alla gente non interessano i programmi e le soluzioni dei problemi, il fatalismo e la rassegnazione prevalgono in tante analisi dei giornalisti e dell’uomo della strada, prevale il sentimento, la reazione emotiva.

E’ ovunque palpabile la paura e la reazione più razionale è quella di trincerarsi, di far corpo comune, di allearsi, di stringersi a coorte.

Berlusconi che fa il federatore e mette insieme forze diverse e forse inconciliabili convince e rincuora. Chi l’aveva votato a suo tempo lo vota ancora anche se ha commesso errori e fatto danni.

I 5 stelle sono un corpo unito sotto un’unica bandiera, obbediscono a una organizzazione indiscutibile, appaiono uniti, per questo sono nonostante tutto affidabili, nonostante la Raggi e le incompetenze di taluni.

La sinistra si presenta lacerata, disunita, litigiosa, potrebbe avere anche un ottimo programma ma la varietà delle posizioni è vista come una debolezza che non difende abbastanza dai pericoli che incombono. Attenzione! non sposo la tesi di Renzi e dei renziani che danno tutte le colpe agli scissionisti, dico solo che il messaggio perdente, ora, in questo momento, è quello della disgregazione perché la gente ha soprattutto paura e non ragiona più.

Quanto hanno contato le liturgie propiziatorie delle cene con gli arancini o le torte con le foto, le comparsate dei Grillo e dei Di Maio, le pacche sulle spalle e gli abbracci? Quanto è costato al PD la snobistica freddezza del capo che non mette la faccia nelle beghe dell’isola, quanto ha pesato un Fava apparso, almeno a me dalle cronache televisive, isolato e solitario rispetto ai tanti personaggi che doveva rappresentare? Per una scelta di pancia anche queste cose contano.

A Ostia hanno prevalso forse gli stessi meccanismi. Di fronte ad una sinistra, o sedicente tale, che continua a recriminare, incolpare, distinguere, il blocco di centro destra e i cinque stelle hanno prevalso, forse per le stesse ragioni della Sicilia, facciamo blocco contro le paure che ci sovrastano e che sono così bene rappresentate in Suburra. Ora però il diverso sistema elettorale dei comuni che prevede il ballottaggio pone un nuovo dilemma per la sinistra, con chi schierarsi soprattutto se Casa Pound che ha ottenuto il 10% si schiererà con il centro destra. Allora un elettore del PD non dovrebbe votare per 5 stelle? Intanto il PD ha dato libertà di voto.

Ci sarebbe ancora molto da dire ma avremo in questi giorni molto da leggere.

Intanto mi permetto di citare me stesso. Questo brano è tratto da La nostra matrice che scrissi il 18 febbraio 2013 nell’imminenza delle ultime elezioni politiche. Poco è cambiato.

Così questa mattina mi sono svegliato con questa parola in testa, matrice, e pensavo a questa settimana cruciale per decidere.

Alla fine, cosa è decisivo nella scelta che faremo? la nostra matrice, l’insieme dei nostri valori, delle nostra credenze, le aspettative, la cultura, l’identità sociale, oppure prevalgono i nostri interessi specifici più o meno immediati, oppure siamo governati dalle nostre paure, dall’invidia per altri gruppi sociali, dall’ossessione del nemico che avanza?

La nostra matrice varia lentamente, forse non varia affatto, ci accomuna nel tempo e nello spazio con tanti altri soggetti che condividono storia, educazione,  valori e atteggiamenti. Ne scrivevo qualche mese fa quando mi chiedevo cosa volesse dire per me essere di sinistra. Nel dissolvimento dell’Italia dei valori, il partito, qualcuno parlava di sinistrume.

I partiti in grado di raccogliere, come fossero chiese, grandi gruppi sociali che condividono una matrice comune, si sono dissolti con il prevalere dell’urgenza degli interessi più o meno corporativi o sindacali per cui le aggregazioni spesso si sono configurate come lobby o corporazioni a difesa di interessi specifici, ad esempio il partito delle partite IVA, quello dei pensionati, i giovani, i professionisti, gli industriali, i professori universitari. Ma il miglior collante che in questi ultimi vent’anni di crisi ripetute e di declino incombente è la paura di un comune nemico: l’immigrato che ti toglie il posto, il comunista che ti vuole espropriare il patrimonio e che forse vuole anche mangiare il bambino, i sudisti che ti rubano nella dispensa, i cinesi che si comprano le tue linee di montaggio e se le portano via, i tedeschi che ti impongono le regole, l’Europa che ti espropria della libertà. Questo collante della comune paura del nemico ha consentito di mettere insieme gruppi con matrici diverse, delusi di sinistra, ex radicali, ex comunisti, ex fascisti, ex liberali, liberisti, xenofobi tutta gente che un tempo avrebbe fatto a cazzotti. Simmetricamente il collante a sinistra è stata l’ostilità per Berlusconi, assurto ad emblema del male assoluto e ossessione di tanti che si illudevano di essere migliori. Ma quando la crisi si fa ancora più dura, quando la ricetta non funziona, quando prevale la delusione per promesse non mantenute affiora il sentimento dell’indignazione, della rabbia, della protesta, della violenza.

Tutti ci sentiamo, chi più chi meno, orfani della nostra matrice (sì, perché matrice è sinonimo di madre) che abbiamo tradito o voluto cancellare, siamo arrabbiati con il padre che ci ha deluso perché non ha mantenuto le promesse, si è rivelato debole ed imbelle, non ci ha protetto ed ora è il nostro turno perché dovremmo essere adulti e assumerci le nostre responsabilità. Una dinamica che ha variamente percorso tutti gli schieramenti e che nel PD Bersani ha avuto il coraggio e la forza di affrontare e risolvere confrontandosi con matrici vicine ma diverse (Vendola e Tabacci) e con la generazione dei figli che voleva prepotentemente un proprio ruolo e l’incasso prematuro dell’eredità. Ma nella destra questo rito non è stato celebrato sia perché le matrici accomunate erano troppo diverse e non c’era un nuovo padre in grado di tenerle unite sia perché il vecchio padre non sa guardare alla realtà e si ostina a riproporre le ricette che già per troppe volte non hanno funzionato.

Ecco allora che il sentimento della rabbia e dell’indignazione mette insieme nuovi gruppi che si coagulano intorno a nuove figure carismatiche che sono accettabili perché nuove. Non importa cosa faranno, intanto promettono di abbattere ciò che ci ha deluso e ci ha scandalizzato e tanto basta, poi si vedrà.

Ciascuno di noi dovrà decidere chiarendo a se stesso le ragioni della scelta possibilmente tenendo maggiormente  conto delle ragioni positive che scaturiscono dalla propria matrice. La paura, il rancore, l’invidia e la vendetta non possono selezionare una nuova classe dirigente in grado di trovare soluzioni razionali e valide per i problemi gravi che ci si parano davanti.

Non ripeto una cosa implicita: nonostante il porcellum dobbiamo esercitare quel poco di scelta delle persone che ci è consentita, abbiamo una settimana di tempo per approfondire, verificare e scegliere i candidati in modo razionale.

 

 

 



Categorie:Elezioni politiche 2018, Legge elettorale, Politica

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2 replies

  1. No, la sinistra non esiste più per il semplice motivo che chi fa passare il jobs act, la buona scuola, le regalie per i ricchi, la distruzione del sistema pensionistico e la riduzione della sanità primo passo per la privatizzazione o per il passaggio alle assicurazioni e tutte le altre scempiaggini di un partito che si dichiara di sinistra ma nella sostanza è destra e di quella più becera.

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  1. Ed ora la Sicilia | Raimondo Bolletta

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