Nel post di ieri ho sostenuto la tesi secondo la quale la proposta di un listone antisovranisti per le elezioni europee per raccogliere il consenso di un popolo disperso nell’area del centro sinistra trova un ostacolo insuperabile nella legge elettorale che prevede l’assegnazione dei pochi seggi riservati all’Italia mediante le preferenze espresse in un sistema proporzionale con sbarramento.
Alla proposta di un listone unico possono aderire solo cani sciolti, singoli o piccoli gruppi che da soli stanno sotto lo sbarramento del 4%. Le forze più organizzate e consistenti, se non hanno garanzie che i propri leader siano eletti, preferiscono presentarsi da sole.
Avevo descritto due soli esiti possibili:
- Calenda rimane lealmente nel suo partito (a cui è iscritto solo da un anno) e lascia a Zingaretti l’onere e l’onore di realizzare una lista allargata centrata sul PD senza la Bonino, senza Pizzarotti e senza i verdi,
- oppure esce dal PD e lancia una sua lista basata sul consenso individuale che molti cittadini hanno espresso per il suo manifesto.
Da ciò che emerge in queste ore dalla rete e dai social, una lista Siamoeuropei di Calenda viene accredita al 10% dai sondaggisti. Certo, la tentazione è forte e Calenda, che gode della mia stima, comincia a sembrarmi però una specie di Alice nel paese delle meraviglie.
Certamente i poteri forti dei media hanno colto la possibilità di utilizzare la sua personalità come un nuovo ed ulteriore grimaldello per depotenziare, se ce ne fosse bisogno, il Partito Democratico che deve sparire prima che anche i 5 stelle tornino sotto al 20% e la destra salviniana – berlusconiana trionfi incontrastata.
Nel post di ieri dicevo che Calenda si trova in un cul de sac. Ma sbagliavo. Egli dispone di una terza scelta, quella che in effetti aveva preannunciato prima delle elezioni. Non accettare la candidatura nella lista PD e incominciare a cercare un lavoro da super manager visto che il suo anno sabbatico è ormai trascorso. Proponga alle varie forze che si accingono a presentarsi singolarmente una adesione di principio al suo manifesto e in cambio continui a far da lievito nella campagna elettorale di tutte le forze europeiste che aderiscono formalmente al manifesto. Rinunci all’appannaggio di anonimi deputati che spariscono dalla scena nazionale rintanati a Strasburgo.
La sua intelligenza e la sua preparazione serviranno molto presto a Roma.
Categorie:Elezioni europee 2019, Politica
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