Torno a scrivere qualche commento sull’economia riferendomi alla recente approvazione del bilancio di previsione dello Stato per il prossimo anno, la legge finanziaria.
Ovviamente ci scandalizza il modo così palesemente osceno con cui il governo procede alla realizzazione delle promesse elettorali tutte pensate per i propri elettori. Ma non è una novità, è sempre successo che le leggi finanziarie si scrivano avendo riguardo al consenso ottenibile a livello elettorale, qualche cosa in grado di risanare l’economia a costo di scontentare gli elettori è stato fatto da Monti e da Draghi in situazioni di grande emergenza con il consenso di gran parte delle forze politiche che tiravano momentaneamente il fiato in vista di nuove successive rincorse del consenso.
Chi più di altri ha tolto il velo su scelte del governo che sembravano utili a tutta la comunità nazionale è stato il movimento 5 stelle con il governo giallo verde che ha formalizzato un accordo di governo fondato sulla spartizione della torta del consenso tra i due partiti grillini e lega. Da un lato i grillini decisero il reddito di cittadinanza a favore di coloro che non avevano lavoro e non erano coperti da altre provvidenze pubbliche e dall’altro la lega di Salvini ottenne il prepensionamento di lavoratori già tutelati e la flat tax per i professionisti meno ricchi. Salvini fece però cadere il governo Conte1 non appena la spartizione fu compiuta e fu chiaro che c’era ormai poca ciccia da spolpare. Il Conte 2 ripartì allora con un programma in cui però non era possibile ripetere la simmetrie dei commensali del Conte1. I grillini insistettero sulla riduzione dei parlamentari motivata con il risparmio della spesa e dal canto loro i Piddini sottoscrissero l’accordo di governo senza chiari vantaggi per i propri elettori raggelati come erano dalla paura che in caso di elezioni anticipate ci sarebbe stato un trionfo della destra estrema. Per fortuna arrivò la pandemia che ruppe ogni equilibrio anche a Bruxelles e l’Italia ottenne un finanziamento, un prestito straordinario garantito dalla UE, il PNRR, una grande insperata torta che avrebbe ingolosito chiunque.
Renzi fece saltare il banco del Conte 2 e ciò portò a un governo di salvezza nazionale guidato da Draghi. Draghi gestì l’emergenza sanitaria, l’avvio del PNRR e poi l’emergenza politica causata dalla guerra in Ucraina. Cavalcò una insperata crescita del PIL e conseguentemente ottenne una riduzione del rapporto debito/PIL. Ciò bastò alla forze politiche per decidere la fine della legislatura appena le pensioni dei parlamentari furono maturate e al sicuro. La campagna elettorale fu una rincorsa a chi prometteva di più. Tutti erano concordi nel promettere che le tasse non sarebbero aumentate, bastava aumentare il PIL con nuovo sviluppo e per questo la riduzione delle tasse avrebbero funzionato da volano.
A sinistra non si accordarono su nulla anzi amplificarono le differenze e i rancori così, pur avendo raccolto più voti della destra, la destra ottenne la maggioranza dei seggi in parlamento e ora comanda mantenendo le promesse.
Bolletta anche tu sul carro della vincitrice? niente affatto ma in queste ore trovo stucchevole l’alzata di scudi contro questa finanziaria ancora solo abbozzata, soprattutto l’insistenza sulla ingiustizia che sarebbe perpetrata contro i deboli. Ci dovevate pensare prima, ora cerchiamo di esercitare le funzioni della opposizione parlamentare senza minacciare una piazza che non potrà che essere o fiacca o ingestibile.
Questione di giustizia? Chi l’ha detto che il trattamento fiscale debba essere uguale per tutti? La questione non è se i professionisti con la flat tax abbiano un trattamento di favore rispetto ai dipendenti, lo so, è una vera porcata inaccettabile, ma già ora ci sono vistose asimmetrie nei trattamenti fiscali, il problema è se e come sono motivate. Servono a procurare voti con qualche mancia o a risolvere un problema sociale e a stimolare l’economia a vantaggio di tutta la comunità? Prendiamo ad esempio il bonus 110% che finanzia i lavori di adeguamento ecologico delle case; un finanziamento statale che va a totale favore dei proprietari delle case cioè dei più ricchi motivato dal risparmio energetico e dalla necessità di riavviare l’economia e quindi produrre lavoro. Tutto bene, ma come si giustificano i cappotti termici nelle città rivierasche del sud, l’assenza del contenimento dei prezzi visto che i soldi sono regalati da pantalone a piè di lista? Quindi abbiamo preso un provvedimento frettoloso, chiaramente elettorale, che ha contribuito alla fiammata inflazionistica e forse anche allo squilibrio della bilancia dei pagamenti. Fra 10 anni dovremo riparare i pannelli che ora sono applicati ai muri e ai tetti in modo rapido a volte incompetente. Insomma quando si somministra una cura bisogna considerare le controindicazione e gli effetti perversi.
Chiusa questa lunga premessa, tanto per rinfrescare la memoria, vengo alla riflessione che ha motivato questo post.
La flat tax estesa ulteriormente ai professionisti, anche a quelli che hanno un reddito medio alto, penalizza il reddito di lavoro dipendente che a questo punto sarà la fonte primaria delle casse dello Stato. In questi anni le posizioni centriste liberali o liberiste hanno sviluppato un atteggiamento negativo nei confronti del lavoro dipendente e delle organizzazioni pubbliche e private che si basano su lavoratori salariati stabilizzati. Campagne di stampa contro i nullafacenti delle amministrazioni pubbliche, contro certe dinamiche dei compensi di figure apicali hanno diffuso una mentalità che rende del tutto accettabili le scelte di questo governo in tema di tassazione dei redditi delle partite IVA che appaiono come troppo penalizzate dal fisco. Effettivamente la vasta platea di precari percettori di bassi redditi fintamente professionali fa sì che anche avvocati, ingegneri e medici che possono vantare incassi intorno a 85.000 euro l’anno ci sembrano poveracci e quindi meritevoli dello sconto fiscale della flat tax.
Tutto si può fare in linea di principio, ma bisogna anche considerare gli effetti pratici: ebbene questa scelta probabilmente determinerà una modifica della struttura della nostra base produttiva. Tutte le strutture produttive medio grandi, quelle che devono svilupparsi negli anni facendo ricerca e sviluppo, basandosi su notevoli capitali di rischio che non possono basarsi sulle partite IVA ma devono assumere, formare, compensare nel tempo dipendenti fedeli e motivati saranno danneggiate. Infatti potrebbero costare molto di più i dipendenti in Italia rispetto ad altri paesi in cui la tassazione non è così concentrata sul reddito da lavoro dipendente. Se si considera che nei prossimi vent’anni dovremo anche ridurre il debito pubblico restituendo quanto ci è stato prestato quasi certamente attraverso maggiore prelievo fiscale, se io fossi un’investitore estero mi guarderei bene dall’aprire una fabbrica o investire in un paese come l’Italia in cui il lavoro dipendente costerà comunque di più di altri paesi in cui la tassazione è più omogeneamente distribuita tra tutti i tipi di reddito da lavoro.
In compenso daremo con questo regime fiscale squilibrato un chiaro vantaggio a tutte quelle organizzazioni produttive medio piccole a bassa capitalizzazione di rischio che funzionano con prestazioni autonome non subordinate magari occasionali. Andrà benissimo se chiudessimo tutte le industrie medio grandi del nord e ci trasformassimo in una italyland, parco giochi e divertimenti … e spritz per tutti!

Categorie:Economia e finanza, Politica
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