Il diavolo è nascosto nei dettagli. Mi sembrava che l’aliquota al 5% sulle mance fosse un dettaglio insignificante e tutto sommato positivo, vedi tassano anche le mance, ho pensato. Poi ho riflettuto meglio e la cosa ha assunto un altro significato.

Il racconto di un amico che visitando recentemente una città del sud in un albergo di ottimo livello ha avuto alla reception la proposta esplicita di pagare in contanti con uno sconto pari all’IVA. In quel caso non sarebbe servita la registrazione e lui e i tre del gruppo sarebbero rimasti ospiti anonimi. Il mio amico ha optato per il prezzo pieno e per il pagamento tramite carta. Ecco quindi come funziona il combinato disposto delle due nuove norme della legge finanziaria, l’innalzamento del tetto del contante utilizzabile nei pagamenti e la possibilità di rifiutare l’uso del POS per piccoli pagamenti: le somme incassate in nero per evadere le tasse sono utilizzabili per beni e servizi che non lascino traccia e che rendono piacevole la vita, hotel, ristoranti, SPA, palestre, centri di bellezza e perché no, prostitute e droga. Ovviamente se le somme incassate in nero sono ingenti è impossibile destinarle all’acquisto di un’auto, di una casa, di beni immobili o mobili perché lascerebbero una traccia. Per questo motivo molto denaro prende la strada dei paradisi fiscali dove staziona fino alla prossima volta che un bel condono consentirà il rimpatrio con aliquote fiscali di tutto favore.
Il secondo racconto è di qualche anno fa: un giovane chef si rivolge alla sua banca per ottenere un prestito per l’acquisto di una casa e la banca chiede il cedolino dello stipendio. Lo stipendio è troppo basso per garantire la somma richiesta dal cliente che però assicura che le sue entrate erano il doppio del dichiarato perché c’era un extra in nero. Spiacente, ma questo non conta gli dicono, potrebbe tentare in una società finanziaria ma noi non possiamo andare oltre al limite che le abbiamo indicato. Forse lo chef andò dal suo datore di lavoro per avere tutto il compenso in chiaro ma la risposta probabilmente fu che le tasse avrebbero falcidiato quella cifra netta a cui era abituato e che il datore di lavoro stesso non poteva ristrutturare la sua contabilità perché proprio quegli extra erano il frutto di pagamenti in contanti a cui i clienti non potevano o non volevano rinunciare e che non erano contabilizzati.
La nuova tassazione al 5% delle mance potrebbe risolvere problemi simili poiché il flusso di denaro contante che entra ogni sera in un ristorante e che in parte non è contabilizzato con lo scontrino o con la fattura, potrebbe finire in tasca dei dipendenti sotto forma di mance in quantità che non destino sospetti alla finanza e diventare reddito legale in chiaro su cui è stata pagata una imposta specifica del 5%. Un modo legale per riciclare denaro che proviene da attività in nero, non necessariamente illegali.
Ma caro Bolletta, non ti sembra che tutto ciò sia inessenziale, di cosa parliamo? Il giro delle mance è valutato intorno ai 9 miliardi all’anno e quindi se fossero tutte dichiarate si avrebbe un introito di 450 milioni di euro anche con questa aliquota particolarmente favorevole. Vi sembra poco? e se fossero tassate come reddito dipendente frutterebbero quasi 2 miliardi di Irpef e 2 miliardi di contributi all’INPS.
Questa misura è presentata come lotta all’evasione fiscale e potrebbe sembrarlo poiché facilita l’emersione dal nero ma non è un lotta, un contrasto attivo, è piuttosto una resa inerme ad una realtà molto vasta, l’economia in nero che oggettivamente ha qualche facilitazione in più per rientrare nell’economia legale con sconti fiscali che non sono assolutamente concessi a categorie che pagano tutte le imposte dovute e che sono con questi provvedimenti invitate a diventare furbe accettando di pagare servizi e beni senza regolare fattura o scontrino cercando uno sconto dalla controparte.
Se vi interessa capire le tecniche di riciclaggio del denaro sporco vale la pena di vedere una bella serie su Netflix dal titolo Ozark.
Categorie:Economia e finanza, Politica
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