Prevenire? non conviene

Seguendo la vicenda della ribellione dei trattoristi mi è tornata alla mente una riflessione che avevo fatto durante la pandemia sulle reazioni contrarie alle misure del governo per limitare i danni. Il titolo era Prevenzione? è come il socialismo.

Mi colpiscono le rilevazioni statistiche sugli atteggiamenti degli italiani: felici e contenti di appoggiare un ribellismo inconcludente e pericoloso di una minoranza, inconsapevoli dei rischi che corriamo tutti se non ci diamo da fare collettivamente ad arginare in qualche modo le conseguenze dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento. E’ ormai evidente che l’obiettivo dei ribelli è di alzare muri protezionistici per ottenere remunerazioni più alte per le proprie produzioni (alzare i prezzi) e rimandare sine die decisioni che riducano l’inquinamento e la distruzione di un ecosistema che sia meno vorace di energia e di prodotti chimici letali. Per ottenere ciò si stanno coagulando forze eterogenee per destrutturare quelle istituzioni europee soprannazionali che sono le sole capaci di far fronte a sfide e pericoli continentali e planetari.

Ma la gente non crede che lo sterminio degli insetti sia un pericolo reale, che l’assenza o la riduzione degli insetti impollinatori potrebbe ridurre la raccolta della frutta e dei semi, pensa che sia terrorismo delle multinazionali per far profitti e, o mette la testa sotto la sabbia o sfida la sorte con gagliarda noncuranza al grido muoia Sansone con tutti i filistei.

Effettivamente le recenti decisioni e i regolamenti proposti per accelerare delle inevitabili conversioni dei nostri sistemi produttivi sembrano avere le stesse caratteristiche delle norme anticovid: se avranno effetto e ciò che si teme non si verificherà, chi ora si oppone potrà dire che sono state misure inutili o troppo severe; se invece dovesse realizzarsi il disastro, ci saranno i benaltristi che diranno che questi erano pannicelli caldi. In ogni caso sarà gioco facile incolpare coloro che si stanno da fare per risolvere questi problemi. Da qui il successo dei trattoristi che ora sono presentati dai nostri reporter televisivi come salvatori della patria oltraggiata dallo straniero e che sono blanditi dal governo per un pugno di voti alle europee.

Ma il petrolio tra pochi decenni gradualmente finirà, il suo prezzo di conseguenza aumenterà e allora altri trattoristi e automobilisti bloccheranno le autostrade per chiedere che siano riaperti i rubinetti … di che?



Categorie:Politica

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Scopri di più da raccontare e riflettere

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere