Villa Falconieri Atto II 4

Il 1997 segna quindi un momento di svolta per il CEDE: il processo attivato nel ’90 sotto il ministero Mattarella dalla conferenza sulla scuola, che aveva lanciato l’idea della autonomia scolastica, si stava attuando con il governo Prodi dopo un periodo politicamente ed economicamente travagliato. Dal 90 al 97 era trascorso un periodo denso di riforme strutturali spesso radicali, molto più radicali e dolorose di quelle renziane dei giorni nostri.

Il clima politico dei primi anni 90

Tra le cose che ricordo meglio, l’emblema della radicalità di quelle scelte fu il prelievo forzoso di una tassa straordinaria sui conti correnti. Un decreto legge del governo Amato nel giro di poche ore, di notte quando gli sportelli delle banche erano chiusi, aveva messo le mani nelle tasche degli italiani, fu un modo per evitare un default finanziario dopo un venerdì nero che aveva svalutato la lira del 20% in poche ore. Nel 1995 la riforma Dini ridisegna il sistema pensionistico eliminando le pensioni baby e allungando i tempi di uscita dal lavoro, sono privatizzate le grandi banche, si smantella l’IRI, si eliminano migliaia di enti inutili, si riducono i dipendenti pubblici bloccando il turn over in molti amministrazioni ed istituzioni.

Questo era il clima politico che vedeva nel decentramento, nella privatizzazione, nella riduzione dello Stato imprenditore nella liberalizzazione  gli assi portanti della modernizzazione, questi erano i criteri su cui in fondo destra e sinistra si trovano d’accordo. Questo era il clima che impediva a Berlinguer di promettere una strutturazione del CEDE adeguata ai compiti che un sistema di valutazione avrebbe richiesto.

Sì perché quelli di noi che avevano avuto contatti con strutture straniere, quelli che avevano collaborato con lo IEA avevano visto che gli altri sistemi erano provvisti di istituti di ricerca pedagogica con 200 o 300 addetti, con strutture efficienti e costose. Noi cedini avevamo quei modelli in testa e fummo francamente delusi dal discorso del ministro durante l’insediamento del nuovo presidente.

Ma il forte attivismo di Benedetto Vertecchi ci fece rapidamente dimenticare questi problemi schierandoci nella trincea della riforme del nuovo governo.

SNQI

Nel maggio dello stesso anno una direttiva del ministro assegna fondi per il funzionamento del nuovo Servizio Nazionale per la Qualità dell’Istruzione che doveva operare presso il CEDE, considerato il rilievo della qualità dell’offerta formativa come strumento indispensabile di governo dei processi innovativi avviati dall’autonomia scolastica.

Si tratta in realtà di un ibrido che doveva incubare il nuovo sistema di valutazione nazionale in attesa di interventi legislativi più coerenti. Le risorse economiche messe a disposizioni erano molto consistenti, se non ricordo male 5 o 6 volte il finanziamento annuale del CEDE.

Ma il provvedimento in realtà indeboliva il CEDE poiché di fatto retrocedeva il direttivo, e quindi l’ente, al ruolo di ufficiale pagatore e di esecutore dei progetti del nuovo servizio. L’allocazione delle risorse, cioè la definizione dei progetti da attivare, era competenza di un board di alto livello politico-amministrativo (direttori generali e sottosegretari se non ricordo male) e la supervisione scientifica era affidata ad un comitato scientifico altrettanto prestigioso in cui oltre al presidente del CEDE erano presenti lo stesso Visalberghi, la Corda Costa, il prof. Zuliani, ex presidente dell’ISTAT, ed altri dei quali non ricordo i nomi. Immediatamente fu approvato un piano operativo che sostanzialmente attivava una fase di messa a punto, validazione e standardizzazione di alcuni strumenti di valutazione, con un modello teorico e metodologico  fortemente legato a quello della IEA.

ADAS

Ciascun membro del Comitato scientifico assunse la funzione di supervisore, ispiratore, responsabile di un progetto specifico e quello promosso da Vertecchi fu l’ADAS (Archivio Docimologico per l’Autovalutazione delle Scuole). Il progetto aveva come finalità operativa quella di costruire una banca di quesiti strutturati da mettere a disposizione delle scuole come strumenti per effettuare localmente l’autovalutazione degli apprendimenti. Partecipai alla primissima fase di progettazione in un gruppo di lavoro composto da colleghi del CEDE ma quando si trattò di assumere le scelte operative in particolare dal punto di vista informatico mi trovai in chiara posizione minoritaria dissenziente e a un certo punto mi defilai, con un po’ di rammarico perché sembrava proprio che non dovessi occuparmi di testing, dopo che ci avevo lavorato a livello di dottorato di ricerca.

Cito questo progetto perché la sua impostazione configurava in modo chiaro ciò che avrebbe dovuto essere, secondo Vertecchi, il ruolo di un servizio di valutazione nel sistema scolastico.

“Si è tenuto conto, in particolare, delle implicazioni connesse all’autonomia scolastica[…]. Si tratta […] di dar vita ad un Servizio in grado di incidere sul funzionamento della scuola, inducendo decisioni in grado di modificarne il prodotto più evidente, e cioè l’istruzione. […] Il Servizio non costituisce pertanto una struttura “neutrale”, che rileva dati dall’esterno, con effetti di ritorno mediati nel tempo, ma si pone all’interno del sistema scolastico, come un fattore capace di orientarne l’attività in modo continuativo». (B. Vertecchi Note preliminari all’avvio del Servizio Nazionale per la Qualità dell’istruzione, giugno 1997)

Secondo il primitivo progetto dell’ADAS si doveva sollecitare la collaborazione della scuole per raccogliere da esse materiali valutativi che centralmente dovevano essere poi vagliati e standardizzati per rimetterli a disposizione di tutte le scuole sotto forma di banca di item per costruire test locali.  Era probabilmente una ipotesi ingenua sia perché le prassi didattiche più diffuse non avevano prodotto molti materiali valutativi sia perché i materiali migliori finivano direttamente all’editoria da parte degli autori che potevano incassare così una royalty.  Ciò che voglio sottolineare è che si voleva costruire un servizio, non un ente terzo che misura, valuta e giudica ma uno strumento per l’autovalutazione delle scuole autonome.

Lo spoil system

L’incipit del periodo vertecchiano è segnato anche da un altro aspetto della nuova politica che in quel decennio si andava consolidando. Il principio dell’alternanza in politica era universalmente condiviso. Nel passaggio da Gozzer a Visalberghi prevaleva la continuità del patto costituzionale, nella Repubblica post manipulite prevale il concetto che chi vince prende tutto e non fa prigionieri. Ciò era vero anche per l’alta burocrazia che perdeva l’inamovibilità per  meriti istituzionali e che  doveva essere strumento docile del nuovo politico a capo della struttura o del ministero. Così Berlinguer spostò immediatamente tutti i direttori generali del ministero e nominò nuovi direttori generali anche tra tecnici che provenivano dai ruoli docenti o dall’ispettorato.  Queste scelte di discontinuità erano molto diffuse e nessuno si meravigliò se nel passaggio da Margiotta a  Vertecchi molte attività  furono interrotte o lasciate in secondo piano. Ad esempio si decise subito di interrompere la pubblicazione della rivista periodica Ricerca Educativa organo ufficiale del CEDE.  Di queste cesure, dello spoil sistem si sentì parlare ancora in tutti i cambi di maggioranza politica che ci furono successivamente e la vita del CEDE ne soffrì molto.

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Categorie:Cultura e scuola

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