Il 13 febbraio è stata proprio una bella giornata. Ho ricevuto due inviti da due docenti della mia vecchia scuola. Anna ad un incontro in mattinata all’istituto Leonardo da Vinci con il senatore Manconi e Mariangela nel pomeriggio al bar vicino all’istituto Gioberti a Trastevere con esponenti della lista civica pro Zingaretti presidente.
Nell’intervallo di pranzo tra i due incontri ho approfittato per una lunga passeggiata per Roma per pranzare sulla terrazza della nuova sede della Rinascente.
Vi racconto ciò perché mi rendo conto che troppo spesso questi blog sono la lagna di chi è insoddisfatto e devo apparire come un vecchio gufo brontolone.
Dunque il primo incontro al Da Vinci. Manconi come è noto non è stato ricandidato dal PD nonostante avesse nella scorsa legislatura lavorato intensamente come presidente della commissione per la promozione dei diritti umani.
La ragione formale è che anche per il PD c’è la regola dei tre mandati parlamentari derogata solo per i personaggi più eminenti.
Manconi ci vede molto poco e quindi è scortato sempre da un assistente che lo aiuta anche nei movimenti. Sarà stata anche questa menomazione che ha reso il suo intervento particolarmente vibrante, un’aura di sacralità nelle sue parole ha tenuto i ragazzi, numerosi nell’aula magna, quasi inchiodati alle loro poltrone, attenti e silenziosi.
Il tema era il valore della politica, il significato di un impegno civico diffuso e personale. Un eloquio ricco, preciso, solenne, scarno ma toccante. Ho seguito quasi tutto il suo intervento con un nodo alla gola con una commozione partecipe anche perché ha come me 70 anni e non pensa di mollare l’attività politica anche se non sarà nel prossimo parlamento. Non una parola contro il suo partito ma la fiera difesa della nobiltà della sua azione e del suo impegno in un contesto in cui ormai basta dire che uno è un politico perché sia visto come un ladro o un disonesto. Ha tenuto a sottolineare in apertura che quello era il suo ultimo discorso pubblico come presidente di una commissione del Senato ed era felice di poterlo fare di fronte a studenti in una scuola, alcuni dei quali avevano seguito le fasi finali del dibattito sullo Ius soli che sentiva come una personale sconfitta.
Dopo di lui un giovane esponente della consulta degli studenti il quale riprendendo alcuni punti affrontati dal senatore Manconi sottolinea l’importanza che i giovani esercitino il loro diritto dovere di esprimere il proprio voto. Presenta un sito dedicato allo scopo di facilitare la partecipazione dei giovani. Mentre parla approfitto del telefonino per collegarmi e trovo un bel sito http://www.votoxpartecipare.it/ pensato proprio per i giovani che voteranno per la prima volta.
Durante la parte dedicata alle domande mi permetto di chiedere a Manconi quale fosse stato il suo lavoro prima di diventare parlamentare proprio per marcare il fatto che l’accesso alle più alte cariche della responsabilità e della rappresentanza politica non fosse il risultato di una carriera ma solo una fase per un periodo limitato in cui gli altri cittadini ti affidano tale mandato. Per 40 anni ho insegnato all’università prima a Palermo e poi a Milano, mi risponde.
Al termine ha voluto salutare abbracciandoli collettivamente i ragazzi che erano stati al dibattito al Senato e che lo avevano già conosciuto personalmente.
Mi complimento anche con il secondo oratore il quale aveva mostrato una notevole padronanza della lingua e una ricca cultura storica emergente da riferimenti precisi ed appropriati. Gli chiedo cosa facesse nella vita, è uno studente del secondo anno di economia alla Sapienza. Mi raccomando laureati e vai avanti così c’è bisogno di una gioventù forte e preparata. Cari miei, questi sono i vantaggi dei capelli bianchi e dell’essere un ex preside, puoi fare un po’ il paternalista senza che il malcapitato ti risponda ‘ma come si permette!’.
Nel primo pomeriggio avevo il secondo incontro a Trastevere così nelle tre ore libere mi sono diretto a via del Tritone per visitare la nuova sede della Rinascente. In realtà non intendevo fare shopping ma mangiare nel roof garden e visitare gli scavi sotterranei. Una esperienza unica: all’ultimo piano varie soluzioni per mangiare secondo le proprie preferenze. la vista dei tetti e delle cupole di Roma in una giornata tersa e splendente non ha uguali, mi sono sentito in Europa nella Europa ricca e civile. Alla fine nel piano interrato dedicato a oggetti per la casa di design e in un ambiente in cui veniva illustrato con stand manifesti originali e video la milanesità della rinascente, si poteva sorseggiare un caffe seduti di fronte ad un antico acquedotto romano che i lavori di ristrutturazione hanno riportato alla luce e valorizzato.
Così riattraverso Roma dal Tritone a Trastevere ed arrivo al bar dove già un certo numero di docenti della scuola si erano riuniti in attesa dei due candidati. Atmosfera rilassata con un calice di vino e snack. Accoglienza calorosa da parte dei più vecchi, sguardi curiosi da parte dei nuovi e più giovani che si chiedevano chi fossi. I due candidati arrivano e rapidamente prendono la parola raccontando la loro esperienza di lavoro con il presidente della regione Zingaretti e delle ragioni per cui chiedono ancora il voto.
Lo spazio disponibile è piccolo, una saletta in cui normalmente è possibile mangiare per cui si sta stretti senza amplificazione. I discorsi sono semplici e chiari l’atmosfera è rilassata con molti che ancora stringono il calice del vino in mano. Un gruppetto di inglesi entra nel bar per un caffè e nota l’assembramento, chiedono che cosa fosse. Qualcuno risponde sotto voce in inglese che si tratta di un comizio politico in vista delle prossime elezioni. Mi sono sentito molto fiero, percepivo la meraviglia di quei turisti. Subito dopo arriva una signora piuttosto dimessa e abbastanza anziana, saluta Lillo, il padrone del bar che aveva sponsorizzato la cosa, chiede se sua nipote era arrivata. Sì non vedi è li mezzo che parla. Sì l’ho sempre detto a mi sorella che è proprio brava.
Così si chiude la giornata. Tornando a casa ero elettrizzato, direi quasi felice e mi sono chiesto perché. Avevo fatto un pieno di belle persone e mi sentivo meno pessimista.
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